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 2013  febbraio 22 Venerdì calendario

GIANNINO, IL DAY AFTER «I MORTI NON PARLANO» — «I

morti non parlano». Così risponde Oscar Giannino, con un sms, ai colleghi che gli chiedono un intervista sulla valanga degli ultimi giorni. Pubblicamente, il giornalista appare un po’ meno depresso. E affida le sue considerazioni a Twitter: «Continuo a chiedere scusa. Ogni mancanza privata in lavacro pubblico, ben mi sta. Che si fa per i ladri di Stato? Devo star zitto? Grazie no». E poi, «quello che ho fatto per anni ora conta zero?». In altri messaggi privati agli amici, il giornalista scrive: «Trent’anni buttati per sconfiggere Berlusconi e Bersani. Ho colpa e pago, ma mai ho usato titoli o credenziali che non ho per posti, incarichi o altro, pubblici o privati». La vicenda ricorda L’argent, l’ultimo film di Robert Bresson ispirato a Tolstoj: da un primo fatto seguono conseguenze sempre più grandi, sempre più devastanti. E così, dalla pubblica sconfessione dell’economista Luigi Zingales («Non ha mai ottenuto un master alla Chicago Booth School of Business») si è arrivati all’ammissione che no, le lauree del giornalista non sono due e nemmeno una. E giù giù fino al grottesco. Ieri il mago Zurlì — all’anagrafe, Cino Tortorella — ha smentito anche la partecipazione del futuro giornalista economico allo Zecchino d’oro. Nel 2009, era stato lo stesso fondatore di Fare per fermare il declino a raccontare al Foglio di aver partecipato alla manifestazione musicale. Non era vero, lo ha ammesso lo stesso Giannino da Daria Bignardi. Poi, il gran sacerdote del concorso infantile ha confermato: «Ho verificato su un annuario — ha detto Tortorella — tutti i nomi dei bambini che hanno partecipato allo Zecchino dal ’61 in poi e non c’è nessuno che si chiama Oscar Giannino. E non è possibile presentarsi sotto falso nome». Prima di affondare la lama, impietoso: «Lo Zecchino è una cosa seria, non un giochetto da laureati». Il giornalista, diventato il bersaglio preferito del centrodestra (con l’eccezione di Guido Crosetto), raccoglie comunque la solidarietà di Mario Monti. Che a Porta a Porta gli ha rinnovato la sua «simpatia» sperando che «questa vicenda non gli faccia perdere neanche un voto». Del caso si è occupato anche Le Monde. Spiegando che la vicenda potrebbe favorire Berlusconi: «Il falso diploma di Giannino vale dunque oro, e potrebbe contribuire a privare Pier Luigi Bersani, favorito nei sondaggi, di una vittoria al Senato».
Marco Cremonesi