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 2013  febbraio 22 Venerdì calendario

DA DOVE VENGONO I BAMBINI ADOTTATI


La tragica fine di Habtamu, il ragazzino etiope adottato da una famiglia italiana suicida a 14 anni, ha riportato d’attualità il tema delle adozioni dei bambini africani nel nostro Paese. È vero che aumentano?

Negli ultimi otto anni le adozioni dei bambini africani sono aumentate del 300 per cento, il che vuol dire che circa 41 mila bambini hanno trovato una nuova famiglia all’estero. Sono cifre riferite alle adozioni nel mondo, ma il fenomeno riguarda anche l’Italia, dove si è passati dal 10,7 al 13,1 dei bambini adottati. Il motivo di quest’aumento è legato alla sospensione o alla limitazione delle adozioni internazionali da Cina, Russia, Guatemala, Corea del Sud, Vietnam, Romania, tradizionali nazioni di provenienza di molte adozioni. A livello mondiale, nel 2010 l’Etiopia è diventata addirittura il secondo Paese d’origine nelle adozioni internazionali dopo la Cina, fornendo due terzi del totale dei bambini adottati dal 2003 al 2010 (con picchi di 4-5.000 unità negli ultimi due anni). Oltre all’Etiopia, le altre nove nazioni africane in cima alla classifica nel 2009 e nel 2010 erano Burkina Faso, Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Ghana, Mali, Marocco, Nigeria, Sudafrica e Uganda.

Quanti di questi bambini arrivano in Italia?

Molti. Gli Stati Uniti, con oltre 11 mila casi nel 2010, restano il principale Paese ospitante di bambini adottati da altre nazioni, ma l’Italia è al secondo posto con 4.130 adozioni nello stesso anno. Seguono Francia, Spagna, Canada, Svezia, Paesi Bassi, Germania, Danimarca, Belgio e Svizzera. Le adozioni internazionali sono calate nel 2011 in tutto il mondo, e soltanto in Italia c’è stato un incremento del 21%. Nel 2010 veniva dall’Africa un bambino adottato su dieci.

Da che cosa dipende quest’aumento?

Sotto accusa c’è il business delle adozioni. In un rapporto dell’Acpf, il Forum Africano per le Politiche sull’Infanzia (Acpf) si sottolinea che molti orfanotrofi in Africa sono stati istituiti per generare profitti, ricevendo fino a 30 mila dollari per ogni bambino adottato dai futuri genitori. Mentre anche la Convenzione dell’Aia del 1993 afferma che l’adozione interstatale dovrebbe essere l’ultima risorsa; solo 13 Stati africani sono parte della convenzione e, a parte il Sudafrica, non includono cinque tra le principali provenienze di bambini adottati nel continente (Etiopia, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo e Mali). «I soldi determinano non solo il modo in cui le adozioni vengono intraprese, ma anche i motivi per cui molte di queste vengono avviate. I soldi sono un fattore chiave, che deve essere affrontato se si vuole proteggere in maniera efficace i diritti umani dei bambini africani per quanto riguarda le adozioni interstatali», afferma l’Acpf.

Come vanno invece le adozioni di bambini provenienti da altre regioni del mondo?

Dopo anni di aumento costante sono in calo: nel 2012 si sono registrati 3.106 bambini in meno (- 22,8%) rispetto al 2011. In calo del 21,7% anche le coppie adottive. I dati sono della commissione governativa per le adozioni internazionali. La Federazione russa, tra i Paesi di provenienza, resta in testa, ma le cose presto potrebbero cambiare. Tra molte proteste, il Cremlino ha vietato per legge le adozioni di orfani russi da parte di cittadini Usa. È una battuta d’arresto in un mondo che in Italia non ha mai conosciuto freni. Nel 1982 le adozioni di bambini stranieri pronunciate dai tribunali per i minorenni erano meno di 300. Nello stesso anno venivano registrate più di mille adozioni nazionali. Nel 1991 sono entrati in Italia a scopo di adozione più di 2.700 minori stranieri, mentre i bambini italiani dichiarati adottabili erano meno di mille.

Da che cosa dipende?

All’estero il calo si è già verificato negli anni scorsi. È una questione culturale, altrove si fa ricorso soprattutto all’adozione indipendente e quindi si tende ad adottare soprattutto bambini piccoli. In Italia, invece, da 12 anni l’adozione viene seguita dagli enti e quindi si è creata maggiore consapevolezza del fatto che ci sono bambini che hanno bisogno di adozione anche se hanno più di tre anni. E queste possono essere adozioni positive.

Chi può adottare un bambino non italiano?

Per adottare bisogna essere in due, essere coniugati al momento della presentazione della dichiarazione di disponibilità, provare con documenti ufficiali o per testimonianza diretta - se il matrimonio sia stato contratto da meno di tre anni - la continua, stabile, perdurante convivenza antecedentemente alla celebrazione del matrimonio per un periodo almeno pari a tre anni. Non bisogna inoltre avere in corso nessun procedimento di separazione, nemmeno di fatto. Infine, gli aspiranti genitori adottivi devono essere ritenuti idonei dal giudice a educare e istruire, e in grado di mantenere (sotto il profilo morale e materiale) i minori che intendono adottare.