Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  febbraio 22 Venerdì calendario

Manca solo un’emittente radiofonica ed Urbano Cairo potrà dirsi un editore a tutto tondo: carta stampata, concessionaria di pubblicità, ora ad un passo da La7

Manca solo un’emittente radiofonica ed Urbano Cairo potrà dirsi un editore a tutto tondo: carta stampata, concessionaria di pubblicità, ora ad un passo da La7. E poi il calcio, da oltre sette anni alla guida del Torino. A questo punto il pallone è un’eccezione. «E’ una mia passione. Fin da bambino giocavo a calcio, con il numero 7 sulle spalle nella Pro Sesto, un filino meno bene di Cerci, io destro e lui mancino, ma se avessi avuto un allenatore come Ventura avrei combinato qualcosa di più come calciatore. Il Toro è anche la squadra dei miei genitori che mi hanno trasmesso la loro passione. Il calcio è il gioco più bello del mondo che regala grandi emozioni ed entusiasmo, caratteristiche che debbono essere presenti anche nell’editoria». La decisione del Cda di Telecom di trattare con lei per la cessione de La7 ha scatenato un polverone. Prima il tentativo di extremis di Della Valle di entrare in lizza, poi lo scontro Bersani-Berlusconi. Che idea si è fatto? «Capisco perfettamente che siamo in un momento delicato a poche ore dalla chiusura della campagna elettorale, e c’è particolare attenzione a i temi legati all’informazione, ma non è stato un blitz. Le procedure le ha iniziate Telecom a maggio 2012 quando ha deciso di voler uscire da un settore che perde 100 milioni l’anno, mantenendo i multiplex, la parte attiva e sana che di milioni ne rende 50 l’anno. E vorrei aggiungere che non sono connotato politicamente, non sono una persona vicina a Berlusconi, che non vedo da molto tempo, e anzi nel ’95, dopo anni di lavoro, fui licenziato dalla sua Mondadori e mi ritrovai in mezzo a una strada con il solo cellulare in mano. Sono forse il più grande concorrente di Berlusconi nei periodici, dopo l’acquisto della Giorgio Mondadori ed il lancio di 6 settimanali, e nella pubblicità con la Cairo Communication. Ho risanato la Giorgio Mondadori che all’epoca perdeva 10 miliardi ma aveva buone testate, analogia che mi ha spinto all’avventura con La7, una tv di grande qualità, con giornalisti di altissimo livello gravata da costi eccessivi». In attesa dell’acquisizione definitiva un piede dentro l’aveva già con la concessionaria di pubblicità. «Abbiamo dato ossigeno all’azienda negli anni: La7 fatturava 40 milioni nel 2002, oggi gli introiti pubblicitari sono arrivati a 162». C’è chi è pronto a scommettere che con tanti impegni stia pensando di vendere il Torino. Berlusconi ha Galliani per il Milan e Confalonieri per l’editoria come uomini di fiducia. Lei dovrà farsi in quattro tra giornali, pubblicità, Torino e tv. «Non vendo e non mollo. Presidente però non ci si improvvisa. Dopo la promozione in A e qualche semina sbagliata, dallo scorso anno è iniziato un nuovo ciclo con Ventura, Petrachi e Comi, persone fidate al posto giusto. I risultati stanno arrivando, il gruppo è unito, al massimo delegherò di più». Sarà più difficile riequilibrare i conti della tv o portare il Toro in Europa? «Due compiti non facili. La7 non è ancora acquisita, un passo alla volta. Il Toro punta alla salvezza, poi qualcosa in più di 40 punti. E’ giusto pensare in grande, sbagliato dirlo. Stessa cosa per La7: l’ obiettivo è fare audience con programmi di qualità. Il massimo sarebbe far sorridere i tifosi con Rolando Bianchi ed i telespettatori con Crozza». Bianchi non ha chiuso le porte al Toro. Se come Del Piero le dicesse di essere pronto a firmare in bianco per il suo Toro? «La settimana scorsa ci siamo incontrati con Riccardo, il fratello-procuratore, stiamo parlando di futuro, ci rivedremo a breve». Ogbonna sembra avere un destino segnato, troppi i club dall’estero sulle tracce del difensore della nazionale. «Non è detto, i patti sono chiari. Fino al 2016 Angelo è del Toro ma gli ho anche detto che non sarò certo io a frenare la carriera di fronte all’offerta della vita. La Juve? Il problema non si pone, ha offerte dall’estero di tale livello…». Gli occhi sono tutti su Cerci. C’è il rischio di perderlo? «E’ un nostro giocatore, a metà con Fiorentina ma non credo ci saranno problemi, abbiamo anche Bakic a metà e con i fratelli Della Valle siamo in buoni rapporti». Ventura è l’acquisto più azzeccato delle ultime due stagioni? «E’ un grande conoscitore di calcio, un maestro e psicologo anche con i giocatori. Ogni tanto gli fanno notare che vuole in squadra i giocatori che ha allenato. Vista la classifica direi che è un pregio. Si è cementato un buon rapporto anche con Petrachi, con noi da dicembre 2009. Il d.s. ha avuto ottime intuizioni come per D’Ambrosio, Basha, Rodriguez, e lo stesso Cerci, che tutti noi volevamo. Il futuro? Abbiamo una squadra intera, riserve comprese, di giovani under 22, le fondamenta sono state gettate».