Francesco Briglia, Vanity Fair 20/2/2013, 20 febbraio 2013
UE’ RAGASSI, ORA NON DITE CHE SIETE STATI FRAINTESI
GIANFRANCO FINI
L’eterno cacciato
«Come sono io? Non mi piace molto parlare della mia vita privata. Rambo e macho no, cocciuto e coraggioso sì. Sono palloso, metodico, fin troppo ordinato mentalmente e quindi ho scarsa fantasia, limite che mi riconosco da solo. (…) Spesso mi piace raccontare barzellette, so imitare tutti i dialetti, adoro le canzoni di Lucio Battisti e faccio il tifo per il Bologna e per la Lazio. (…) Le donne amano forse il mio garbo nel parlare e nel vestire. Comunque credo che il dibattito sulle mie cravatte sia la dimostrazione del basso livello a cui giunge in alcune occasioni il giornalismo italiano. Ne ho meno di 500. Ho più di 50 orologi e circa 2.500 libri. Non amo particolarmente la poesia, amo poco anche il cinema, anche se la mia storia politica è legata a un film con John Wayne, Berretti verdi. Una casualità assoluta. I giovani di sinistra non mi volevano fare entrare al cinema. Entrai lo stesso facendo a pugni. Che fai, mi cacci? L’indomani mi vennero a prendere a scuola e mi cacciarono».