Francesco Briglia, Vanity Fair 20/2/2013, 20 febbraio 2013
UE’ RAGASSI, ORA NON DITE CHE SIETE STATI FRAINTESI
NICHI VENDOLA
una narrazione senza fine
«Come si fa a essere gay, comunista e cattolico? Io sono Nichi. Non curo quasi niente di me, non ho mai usato un pettine in tutta la mia vita. I miei capelli sono anarchici, come chi li porta. Cerco di non vestirmi come un beccamorto, come molti colleghi. Detesto la sciatteria, ma anche il doppiopetto stereotipato. L’insieme dei personaggi che compongono la mia famiglia è qualcosa di veramente strabiliante. Una mia zia, zia Gina, per esempio, era una sensitiva. Io, invece, ero il bambino più buono del mondo. Le mie uniche polemiche erano contro Babbo Natale. Perché trovavo che avesse una concezione castale dei bambini. Io ero buono, e vedevo bambini cattivissimi ricevere molti più regali. Gli ho anche scritto una lettera indignata, mia madre se la ricorda ancora.
(…) Spesso al telefono chiamo e qualcuno mi risponde: “Dai, non sei tu, sei Checco Zalone”. Tra le mie ambizioni c’è quella di diventare l’imitatore del mio imitatore. Anche se sono di costumi molto austeri».