Francesco Briglia, Vanity Fair 20/2/2013, 20 febbraio 2013
UE’ RAGASSI, ORA NON DITE CHE SIETE STATI FRAINTESI
PIER LUIGI BERSANI
Lambrusco,
metafore
e rock ’n’ roll
ORATORIO
«Sono un ragazzo cresciuto in oratorio, al punto che il mio primo sciopero l’ho fatto da chierichetto: non mi sembrava giusto il meccanismo con cui venivano lasciate le mance in parrocchia. Così una domenica di maggio, pochi minuti prima della funzione, ci siamo tolti la tunica».
CAPELLI
«Se ho mai visto un film porno? Sì, da ragazzo...c’erano i giornaletti. Comunque l’ultima volta che mi sono confessato avevo ancora tutti i capelli. Ho cominciato a perderli a 15 anni e mezzo, ragazzi».
LEZIONI DI PIANO
«Nel ’67, avevo provato a prendere lezioni di piano. Abbandonai perché c’era una rivoluzione da fare. Poi la rivoluzione non s’è fatta. E così mi è rimasto anche il rimpianto del pianoforte».
CONFALONIERI
«Del fatto che io stessi nel Pci, mia madre, curiosamente, diceva la stessa cosa di Fedele Confalonieri: “Un bravo ragazzo, peccato che sia di sinistra”. Però escludo che si siano parlati».
METAFORE/1
«In quegli anni parlavo in modo che oggi mi fa quasi schifo: antagonismo, contraddizioni di classe... Era ostrogoto. Ho fatto uno sforzo, adesso credo alla nobiltà della metafora».
METAFORE/2
«Siam mica qui ad asciugare gli scogli, eh, il maiale non è fatto solo di prosciutti. (...) In ogni caso, voglio chiarire che quando ci si presenta a trattare non si dice mai “o così o pomì”».
RISULTATI
«Uno dei risultati di cui vado fiero è che ho proibito di scrivere troppo in piccolo la data di scadenza della pasta sulle confezioni».
ANCORA
«Come dice Vasco “e già, sono ancora qua”. Siam tutti qui da vent’anni, è ora di toglierci dai coglioni. Ma prima provate a rimettere il dentifricio nel tubetto».