Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  febbraio 20 Mercoledì calendario

SIGNORA MONTI

In casa e con gli amici lo chiama «Il Mario», e accanto al Mario è rimasta anche se era contraria alla sua candidatura a premier alle prossime elezioni. Ed è sempre così, da quando Elsa Antonioli ha sposato Monti il 22 aprile 1967, nell’abbazia di Chiaravalle: lei con i folti capelli biondi sotto un lungo velo trattenuto da rose bianche, lui in tight e con la postura di oggi. Elsa, nata a Milano il 22 ottobre 1944, aveva abbandonato gli studi di Scienze politiche per diventare la signora Monti, mentre lui stava per trasferirsi negli Stati Uniti. E ha investito le sue energie nella famiglia: due i figli, Federica e Giovanni, ha sempre seguito il marito nei suoi incarichi, compreso il trasloco a Bruxelles, dove lui era Commissario europeo, tra il 1995 e il 2004.
«Elsa, fondamentale per il marito, è la roccia della famiglia, e quando nei mesi scorsi non è stata bene per una pancreatite, lui era molto preoccupato. Eppure, se chiedevi a lei come stava, rispondeva solo: “È un periodo un po’ impegnativo”», racconta un’amica. «E ho sempre pensato che, se per la campagna elettorale Monti si fosse affidato a Elsa, invece che al guru americano, non avrebbe fatto una serie di errori di comunicazione: lei ha un forte senso della realtà».
È cattolica praticante. Non è maniaca di shopping. Anche da first lady, ha continuato a vestirsi in modo classico, sobrio e soprattutto pratico: pantaloni, scarpe mezzo tacco, piumini. Ma riservata era prima e riservata è rimasta.
1Mai una parola di troppo sul marito, il governo, la politica, mai un pettegolezzo. Non parla dei figli, mentre le piace ascoltare i problemi delle altre donne. Dedica tempo alla Croce Rossa milanese, di cui fa parte da vent’anni – da dieci è commissario della sezione femminile –, occupandosi di ricerca dei fondi e del concerto annuale di beneficenza. È un’ottima organizzatrice, sa ridimensionare tensioni e placare ansie.
«Si è sempre impegnata in prima persona dei nipoti», dice un’amica. «Ricordo alcune riunioni a casa sua in cui, mentre si prendevano decisioni, lei dava da mangiare a uno o faceva il bagno a un altro». L’hanno vista andare a prendere i bambini quando frequentavano una palestra di via Cimarosa, ed era sempre lei a portare fuori il golden retriever che avevano prima di Empy, la nuova cagnetta «acquisita» dal marito alle Invasioni barbariche. A parte i concerti alla Scala – e, a Roma, le uscite con il marito all’Opera – la vita mondana di Lady Elsa è quasi inesistente. Cene a casa ne organizza poche. Le piace passeggiare – specie a Villa Pamphilj –, leggere e viaggiare. Anni fa decise di andare in India, chiese consiglio a un’amica e si trovò, con il marito, a girare in auto il Rajasthan, fra traffico caotico e strade piene di buche. Ha, come «Il Mario», una certa propensione per la battuta spiazzante. Con lui è affettuosa ma si diverte a prenderlo in giro, quando è troppo serio.
Nonostante l’obbligo della scorta, non rinuncia a uscire per fare la spesa. A Roma la si è vista da Ikea con il metro in mano, e all’enogastronomia Castroni in via Cola di Rienzo; le piacciono i tortellini che trova in piazza Santa Emerenziana. Apprezza il cibo di qualità, specie il risotto, il suo piatto preferito, che ama cucinare. Di tanto in tanto si concede con il marito una cena giapponese da Shinto, in via Veneto. A Milano continua a servirsi nei negozi di quartiere. Il fruttivendolo del mercato comunale di piazza Wagner dice che arriva a piedi e porta lei le borse, mentre al bar pasticceria Moriondo, dove Monti va a prendere il caffè, compra le torte, spesso quella di pere e cioccolato.
Una sua ex estetista dice che è attenta alla cura della pelle – chiara e delicata –, che ha fatto ricorso a un trattamento d’urto per ridefinire i contorni del viso attenuando la tendenza a un mento un po’ sfuggente, e che nel trucco sa evitare «i colori perlacei che di solito piacciono alle signore della sua età. Sa valorizzare il suo punto forte, gli occhi, bellissimi e luminosi. E poi è fine, gentilissima». Il suo parrucchiere le farebbe ogni tanto un taglio diverso, ma lei è affezionata alla piega con la spazzola stretta e qualche bigodino, chioma gonfia, non tinta e sempre in ordine, che cura con regolarità anche a Roma, dove pare si affidi all’amica di un’amica che va a farle i capelli in casa. Riservatezza prima di tutto: il parrucchiere di Milano ha il negozio che si affaccia su un cortile interno, protetto da sguardi indiscreti.