Stefano Feltri, il Fatto Quotidiano 21/2/2013, 21 febbraio 2013
UE, TUTTA LA POLITICA ECONOMICA A BRUXELLES
Si chiama Two pack, traduzione libera: doppio pacco. La decisione di ieri sul Two pack per l’Italia è più importante delle elezioni di domenica: il Consiglio europeo, la Commissione e il Parlamento europeo hanno trovato un compromesso e sbloccato il pacchetto di due regolamenti (che, una volta approvati, si applicano nei Paesi membri senza richiedere ulteriori provvedimenti) che cambierà per sempre la politica economica dell’Italia e degli Stati dell’euro. La principale novità è questa: “I membri dell’area euro dovranno sottoporre le bozze delle loro leggi di bilancio per l’anno seguente alla Commissione e al Consiglio in autunno . La Commissione le esaminerà e darà un parere allo Stato membro”. E la Commissione può anche chiedere di riscrivere la bozza. Tutto questo prima che la legge di bilancio sia stata vista dal Parlamento. “È una svolta epocale, un vero passo verso l’Europa federale, neppure negli Stati Uniti il governo centrale analizza in via preventiva i bilanci dei singoli Stati”, spiega una fonte del governo che ha seguito i negoziati. Il parere di Bruxelles non sarà vincolante, ma ovviamente avrà una forte rilevanza: i mercati, e anche gli elettori, potranno valutare se e quanto i politici si discostano dalle indicazioni europee. Gli “assalti alla diligenza” e le “leggi mancia” saranno se non impossibili almeno più difficili da tentare e censurabili a livello comunitario.
L’effetto dovrebbe essere immediato: il commissario agli Affari economici, Olli Rehn, ha chiarito ieri che la supervisione preventiva di Bruxelles scatterà già dal ciclo di bilancio 2014. In Italia il Pd è consapevole di questa nuova cessione di sovranità e, già in campagna elettorale, sta chiedendo che venga compensata da una condivisione dei debiti e da sforzi per la crescita. Si vedrà. Per ora la pressione dei Paesi anti-rigoristi, guidati dall’Italia di Mario Monti, ha portato a un’apertura di Rehn che, in una lettera, ha previsto la possibilità per i Paesi in recessione di avere più tempo per correggere i deficit in eccesso.
Ma la gabbia giuridica costruita in questi anni (Fiscal compact sul pareggio di bilancio Six pack sulla riduzione del debito e ora Two pack) resta pienamente in vigore. Certo, l’Italia ora è vista con un occhio un po’ più benevolo da Bruxelles: è dato di due giorni fa che il deficit di recepimento delle direttive europee è sceso dal 2,4 allo 0,8 per cento, per la prima volta sotto l’obiettivo dell’uno per cento. In gran parte grazie agli sforzi del ministro per gli Affari europei Enzo Moavero l’Italia ha smesso di rimanere indietro nella traduzione nell’ordinamento interno delle norme europee. Ma trovare margini di manovra nella camicia di forza del rigore imposto soprattutto dalla Germania è sempre più complesso. Il Two Pack segna un punto di non ritorno: la politica europea conterà sempre di più di quella nazionale. E una delle caratteristiche cruciali del prossimo governo italiano sarà la capacità di esercitare un peso diplomatico su Bruxelles sufficiente a evitare bocciature imbarazzanti che avrebbero un’immediata conseguenza sugli interessi del debito pubblico.
Domani la Commissione europea presenterà le stime economiche invernali, quelle che fanno fede per le procedure d’infrazione sul deficit. Non dovrebbero esserci sorprese, ma qualunque dato negativo avrà un impatto sul finale della campagna elettorale, perché sarà attribuito a Mario Monti.