Maria Corbi, La Stampa 20/2/2013, 20 febbraio 2013
SPORT E POTERE L’ANIENE, ECCO IL REGNO DI MEGALÒ
Giovanni Malagò, o Megalò, soprannome meritato sul campo, anche se, accanto all’ambizione, nella sua ascesa, c’è una buona dose di savoir faire, di amicizie giuste e di fortuna. È uno di quelli che come Carla Bruni (per citare la Litizzetto a Sanremo) quando pesta una cacca sotto ci trova un tartufo. Inizia bene, con un ricco papà, Vincenzo, concessionario di auto di lusso e mamma Luisa, cubana, nipote di Piero Campilli, ministro dc. Inizia a tessere rapporti al San Giuseppe De Merode, la scuola «bene» della capitale. Il ragazzo è bello, un seduttore, collezionista di belle ragazze tanto da essere chiamato il Porfirio Rubirosa dei Parioli.
Adesso è il Coni, ma nel suo curriculum c’è una distesa infinita di cariche, onorifiche e non, nei consigli di amministrazione delle Banche, nell’organizzazione di grandi eventi sportivi (vedi mondiali di nuoto), nel cda di Air One e della Fondazione Cinema per Roma. Anche se non esiste poltrona più potente di quella del presidente del circolo Canottiere Aniene su cui Malagò siede saldamente da anni. E per spiegare Roma e il suo bosco e sottobosco di potere e relazioni basterebbe passare qualche giorno in questo circolo sulle sponde del Tevere che ha portato alle Olimpiadi 19 atleti. Giovannino (per gli amici) ne è il monarca assoluto. Tra una vogata sul fiume e una nuotata in piscina, passando per il Ristorante, manager, imprenditori e politici si scambiano notizie e cortesie. Nel week end del ballottaggio tra Bersani e Renzi si stava svolgendo a Roma un’elezione ben più importante: quella dei nuovi soci del circolo Aniene. I soci dovevano votare per 4 new entry tra cui l’economista Paolo Savona presentato da Piergiorgio Romiti; e il viceministro del Lavoro, Michel Martone, presentato da Augusto Santacatterina (un alto funzionario del Quirinale).
All’Aniene convivono le due passioni di Malagò, lo sport e il potere. Campioni olimpici come la Pellegrini e la Idem, accanto a imprenditori, politici, giornalisti. Come ha confidato a Claudio Cerasa: «qui si mangia, si beve, si gioca a tennis, si fuma un sigaro, si parla, non so, della Roma calcio, dell’Alitalia, scattano i meccanismi di complicità, si risolvono i problemi e si concludono accordi. Sarebbe stupido nasconderlo». La lista degli amici di Malagò è lunga e soprattutto trasversale. Si narra che alla sua festa per i 50 anni, il 13 marzo del 2009 alla Casina Valadier gli ospiti siano stati fatti accomodare nei due piani a seconda della loro appartenenza politica. Una lista di amici che mescola spettacolo, politica, affari nobiltà e anche il gruppo romano per eccellenza, quello dei «generoni». C’erano Fiorello con la moglie Susanna, il sottosegretario alla presidenza Gianni Letta, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, ma anche il suo predecessore, Walter Veltroni. Totti e Ilary, ma anche i Rutelli, le Geronzi sister, Corrado Passera e Luca Montezemolo. C’era Polissena di Bagno (moglie di Malagò da giovanissima, oggi la signora Carlo Perrone, editore). E Lucrezia Lante della Rovere, madre delle sue due gemelle. Molte le fidanzate famose (Claudia Gerini, Monica Bellucci, si narra anche di Carla Bruni). Poi ci sono le «amiche e basta», Ilaria D’Amico e Isabella Ferrari, che passano l’estate nella villa sulle Dune di Sabaudia, il suo buen retiro, dove (dice) di staccare con la mondanità. C’è sempre una camera riservata a Enrico Lucherini, ma anche a Carlo Verdone e Giuseppe Tornatore. Perchè anche il concetto di mondanità nel sistema Malagò è relativo.