Pierluigi Magnaschi, ItaliaOggi 20/2/2013, 20 febbraio 2013
UN FINI AL CAPOLINEA PARLA IN UN TEATRO VUOTO
Agrigento era una bella provincia per il presidente della camera, Gianfranco Fini. Nell’ottobre scorso, il suo partito aveva preso il 6% dei voti. Fini non si aspettava, quindi, che il teatro Astor, dove avrebbe tenuto un discorso, fosse quasi completante vuoto. Non solo, le prime fine erano occupate da ragazzini e ragazzine sui dieci anni che, evidentemente, non godranno, domenica prossima, del diritto di voto e che sono stati convocati da qualcuno per rendere ancor più imbarazzante il discorso di Fini. Ieri, commentando su ItaliaOggi le foto di questo comizio a teatro vuoto, pubblicate per primo dal Corriere della Sera, il nostro Franco Adriano aveva scoperto che, in questo flop, c’è lo zampino dell’ex assessore regionale e coordinatore provinciale del Fli, Luigi Gentile, che «non avendo ottenuto un seggio sicuro nella lista per il parlamento, ha mollato Fini».
L’episodio occasionale che ha determinato il flop è solo l’ultima catena di un calvario che Fini ha progettato tutto da solo per se stesso. Abituato (ai tempi di An) a disporre di collaboratori che lavoravano per lui e di elettori che lo votavano per partito preso, aveva presunto che il suo successo fosse dovuto solo a lui e che pertanto se lui, per calcolo, cambiava idea, tutti gli altri, essendo al seguito, lo avrebbero seguito. Quindi poteva, dopo aver detto che «Mussolini è stato il più grande politico del Novecento», affermare che «Mussolini è stato il male assoluto». Inoltre, dopo aver guidato un partito nutrito di anticomunismo, lo ha estinto, conferendolo in dote al Pdl. Poi, trovato che non vedevano la luce le promesse di Berlusconi (Fini aveva capito che gli sarebbe stato consegnato l’intero Pdl), promettendo mari e monti ai suoi, Fini è uscito dal Pdl, ha fondato il Fli e, da anticomunista inossidabile che era, ha cominciato a flirtare con gli eredi dei comunisti. Sempre presumendo che i suoi votanti, ipnotizzati dal suo fascino, lo seguissero.
La cosa non si è verificata e quindi i sotto-big del partito che volevano prendere il posto dei Gasparri e dei La Russa che li oscuravano, non solo non hanno visto i mari ma nemmeno i monti. Da qui il fuggi fuggi con un Fini che si è messo a manovrare per salvare solo se stesso. È comportandosi così che al teatro Astor si è trovato solo. Capo di se stesso. Finalmente libero di fare tutte le piroette che vuole.