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 2013  febbraio 19 Martedì calendario

SULLA COMUNICAZIONE GRILLO È IMBATTIBILE


Beppe Grillo è un animale da comunicazione. Possiede e diffonde empatia. Sa come coinvolgere la gente. La sua è una dote che non si apprende con i master. Te la dona il Dna. Ce l’hai o non ce l’hai. Alla nascita. Certo, con il tempo, puoi affinarla, migliorarla, perfezionarla. Ma, se non la possiedi, resti a terra. Grillo non ha bisogno di guru americani della comunicazione per riuscire a stabilire il rapporto con il pubblico. Lui non si propone di comunicare, comunica. Monti invece, quando parla, si sente che segue un copione che non è suo. Comunica disagio. Non coinvolge. Chi lo ascolta si riempie di disagio come chi ha a che fare con un balbuziente grave: vorrebbe dargli una mano nell’estrargli la parola che non gli esce di bocca ma sa che, così facendo, può suggerirgli il termine che il balbuziente non pensava e quindi lo ingolfa ancora di più.
Monti, nel suo imbarazzante spot, si comporta come un ventriloquo. Al pari di quest’ultimo, anche Monti è rigido e con lo sguardo un po’ stupito per le cose che dice. È vero che lo sguardo del ventriloquo è fisso, non per le cose «che» dice, ma per «come» le dice, dovendo egli far uscire dallo stomaco le parole che gli dovrebbero uscire dalla bocca. Di fatto, però, il risultato finale è lo stesso. Sono due stoccafissi. Gelidi come dei surgelati.
Grillo invece si muove come un saltimbanco. Non ha confini. È vero che parla da un piccolo palco mobile. Ma non accetta di stare solo sul ring. Come sale, così scende. Poi si mischia nel pubblico. Si mette a correre. Fa finta di aver perso il filo. Il pubblico, con lui, non è mai passivo, ma partecipa anche perché viene continuamente interrogato.
Grillo possiede tutte le tastiere della comunicazione. Assomiglia agli organisti delle grandi cattedrali gotiche del Nord Europa che pigiano i tasti su ogni tastiera. Usa in modo mirabile la piazza che è uno strumento di comunicazione politica che era da tutti ritenuto decrepito come le cornamuse. E Grillo le piazze le riempie all’inverosimile senza aver bisogno, come gli altri, di noleggiare decine di pullman e senza distribuire i sacchetti ristoro. La scorsa settimana aveva annunciato che sarebbe andato in tv facendo imbufalire le reti escluse (Rai, Mediaset, la7) e tenendo sul chi vive l’opinione pubblica. Poi ha detto di no, dimostrando che non è lui che ha bisogno della tv ma viceversa. E facendo sapere che lui delle regole della casta se ne fa un baffo.