Roberto Giardina, ItaliaOggi 16/2/2013, 16 febbraio 2013
ARCHITETTI? NO, MEGLIO IDRAULICI
Berlino è il paradiso degli architetti. Prima che cadesse il Muro, la Repubblica federale investiva quasi senza limite pur di mantenere in vita il settore occidentale e si finanziavano i progetti anche più avveniristici. Dopo la riunificazione, si è dovuto ricostruire le due parti. Il cuore della metropoli, la Potsdamer Platz è stato affidato al genovese Renzo Piano. L’italiano Franco Stella ha vinto il concorso internazionale per ricostruire lo Schloss, il castello degli Hohenzollern e dell’ultimo Kaiser Guglielmo II. La spesa prevista è di un miliardo di euro. Lo studio Kuehn e Malvezzi, una cooperazione tedesco milanese, ricostruirà la storica Petri Kirche, una chiesa che sarà aperta a tre culti. Esistono guide della capitale per architetti, e vengono organizzati per loro tour turistici. A me, certi palazzi in cristallo e cemento sulla Kürfurstendamm, periodicamente abbattuti e ricostruiti, sembrano sempre uguali. Non è così per gli addetti ai lavori.
A Berlino continuano ad arrivare in cerca di fortuna giovani architetti, dall’Italia e dal resto d’Europa. Sono preparati, conoscono le lingue, ma non basta. Berlino può apparire sempre come un cantiere aperto, gru e impalcature ovunque. Sono lavori in gran parte di ristrutturazione, effetto del boom immobiliare. Si rinfrescano le vecchie case di abitazione da offrire agli stranieri a caccia di investimenti sempre meno a buon mercato, anche se i prezzi non hanno raggiunto i livelli di Parigi o di Roma. Però i colleghi di Renzo Piano non servono per rifare un bagno o una cucina.
Un mio amico architetto si è riciclato ed ha aperto un mini ristorante. Ha pochi tavoli e in cucina lavora con quattro fornelli, ma è sempre esaurito. Se invece di progettare un nuovo palazzo, sapete aggiustare un rubinetto la vostra fortuna è assicurata. Mancano gli artigiani, e quelli locali, almeno a Berlino, in generale non sembrano molto professionali, in compenso sono carissimi. Il boom immobiliare chiama gli stranieri, e italiani o spagnoli di solito hanno qualche pretesa: vogliono far piastrellare il bagno, o desiderano un armadio su misura che non sempre si trova all’Ikea.
Mancano idraulici e elettricisti, anche macchinisti e autisti d’autotreni, e naturalmente bravi meccanici. Certo, non è facile imparare a condurre un Ice, il treno superveloce da 300 chilometri all’ora, non tutti vogliono trasformarsi in cowboy da autostrada e guidare camion per migliaia di chilometri. La Germania continua a esportare e ha bisogno di autisti: ne servono almeno 10mila e non si trovano nemmeno nei paesi dell’Est. I prodotti restano nei magazzini per settimane in attesa di poter essere spediti.
Mancano ingegneri e medici. I dottori arrivano dall’estero e si chiude un occhio sulle loro scarse conoscenze linguistiche. Qualche volta si creano problemi di comprensione con i pazienti. Si cercano tecnici per i sistemi di riscaldamento e per l’aria condizionata. Per trovare personale adeguato, occorrono da 40 a 80 giorni, comunica l’Arbeitsamt, l’ufficio del lavoro. Per un macchinista occorrono oltre sei mesi, ne mancano circa 800 (sono in tutto 27 mila). E la situazione peggiorerà: da qui al 2025 il traffico ferroviario raddoppierà.