Ettore Bianchi, ItaliaOggi 16/2/2013, 16 febbraio 2013
IN CINA SI SPIANANO LE MONTAGNE
Ogni sei mesi, in Cina, si costruisce l’equivalente di tutte le abitazioni della Lombardia. Per fare questo i cinesi non esitano perfino a spianare le montagne: nel Grande Ovest stanno per essere eliminate 700 vette. Lo sviluppo economico e, in particolare, edilizio nell’ex Celeste impero non guarda in faccia a niente, tanto meno alla natura e alle sue bellezze.
A Baidaoping, ad alcuni chilometri di distanza dai sobborghi di Lanzhou, capoluogo da 3,6 milioni di abitanti della provincia nord-occidentale del Gansu, vedrà la luce una nuova città per una superficie complessiva di 25 chilometri quadrati. E pensare che nell’intero Gansu vivono soltanto 25 milioni di persone su un territorio grande più o meno come la Spagna. Ogni giorno vengono spostati 100 mila metri cubi di terra grazie a 600 mezzi mobili. Per comprimere il terreno appianato occorre versarvi decine di metri cubi d’acqua.
Di quest’opera si sta occupando il colosso Pacific Construction Group, che evidenzia con orgoglio la propria capacità di procedere velocemente: in genere i lavori richiedono un terzo dei tempi in meno rispetto a quelli prefissati. I terreni dell’area erano classificati come desertici e ora sono diventati edificabili. Così Lanzhou è riuscita a incassare parecchi soldi derivanti dalla loro vendita. Il patron della società di costruzioni, Yan Jiehe, ha spiegato di aver investito 22 miliardi di yuan (2,6 mld euro) nella preparazione del terreno. In realtà, la stessa società ha precisato che si fa rimborsare poco alla volta e di beneficiare di alcuni prestiti.
Il progetto di Baidaoping ricalca quello già approvato due anni fa: la Nuova zona di Lanzhou, 80 chilometri a nord della metropoli, su un’area a 2 mila metri di altezza. La sua superficie, pari a diverse decine di chilometri quadrati, è attraversata da immensi viali. Una distesa di edifici, insieme a interi immobili occupati da uffici, è spuntata dal nulla. Intorno si vedono soltanto l’arida campagna e qualche villaggio. Qui potranno risiedere 500 mila persone nel 2020 rispetto alle odierne 30 mila. Alcuni giganti dell’industria cinese, come la casa automobilistica Geely, hanno preso accordi per insediarvi una sede.
Questa furia costruttrice è sostenuta da due elementi: da un lato, la classe media cittadina che spinge verso l’urbanizzazione, in grado a sua volte di trascinare i consumi; dall’altro, il piano di sviluppo delle aree occidentali della Cina, che punta a far crescere le zone sottosviluppate dell’interno. Come ha precisato Zhang Mingquan, docente all’università di Lanzhou, la città è prigioniera delle montagne e non c’è spazio per ampliarla. Soltanto la Nuova zona offre una geologia adatta e si trova in una posizione favorevole per i trasporti grazie al vicino aeroporto.
Il problema principale è l’insufficienza d’acqua. Perciò è sorta l’idea di sfruttare un canale di deviazione del fiume Datong, lungo 120 chilometri, realizzato negli anni 1990 per soddisfare le necessità dell’agricoltura. Intanto le associazioni ambientaliste insorgono e denunciano la scarsa trasparenza e informazione, oltre alla volontà di assecondare lo sviluppo a qualunque costo. Secondo Wang Nai’ang, decano del Collegio delle scienze ambientali all’ateneo di Lanzhou, i lavori possono nuocere alla vegetazione, provocare tempeste di sabbia e tempeste nere. Servono studi scientifici per valutare la biodiversità, l’ecosistema, l’erosione del suolo e la pressione sulle risorse idriche. Invece, in Cina, tutti corrono.