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 2013  febbraio 16 Sabato calendario

VOGLIAMO STANARE VASCO ERRANI


«Siamo i terremotati incazzati»: si presenta così Massimo Nicoletti. Guida una neonata associazione che, è scritto nei suoi documenti, non ne può più di una retorica secondo la quale il post-terremoto in terra emiliana sta procedendo nel migliore dei modi. Invece i problemi sono tanti e insoluti, perciò hanno fischiato Mario Monti, quando ha fatto un tour tra le macerie qualche giorno fa e lunedì annunciano cento pullman davanti alla Regione: «Per stanare il commissario al terremoto, nonché presidente della Regione, Vasco Errani», aggiunge Nicoletti.
Certo non siamo alla scandalosa gestione post-terremoto dell’Irpinia o dell’Aquila, ma è sufficiente girare tra Mirandola e Finale Emilia per raccogliere esasperazione e rabbia. Cittadini, commercianti e imprenditori sentono parlare di miliardi di euro ma finora non hanno visto un centesimo.
Il governo annuncia a gran voce che stanzia, la Regione ripete ogni giorno che sta distribuendo ma non si capisce se e dove sia il malloppo. Così che, stanchi dei proclami, un folto gruppo di ex-terremotati ha costituito il comitato «Finale Emilia terremotata protesta» e il suo portavoce, appunto Massimo Nicoletti, assicura che la stessa cosa sta avvenendo nelle altre località colpite dal sisma: «Siamo stanchi, a otto mesi dal terremoto non abbiamo visto un euro. Promesse tante, soldi niente. Ci siamo rimboccati le maniche, abboamo rimesso in funzione aziende e case facendo debiti perché ci dicevano: andate avanti, poi vi rimborseremo. Il terremoto è arrivato a maggio, siamo a febbraio e non sappiamo ancora se, come, quanto e quando otterremo qualcosa. Invece le cartelle di Equitalia arrivano puntualissime».
Il clima mediatico un po’ ovattato che caratterizza questo post-terremoto emiliano sarà squarciato lunedì dai «terremotati incazzati». Una manifestazione che, anche perché si svolge a ridosso delle elezioni, sta rendendo turbolento questo week end del presidente della Regione. «Riceverò una delegazione dei manifestanti», si limita a dire Vasco Errani, che ha registrato un affievolimento del feeling col presidente del consiglio: Monti ha detto che la troppa burocrazia che sta rallentando la ricostruzione è colpa della Regione, Errani in veste di commissario ha risposto che il governo è in ritardo coi finanziamenti.
Un palleggio di responsabilità vissuto assai male nella bassa emiliana ancora ferita dal sisma. A questo si aggiunge l’inerzia dell’Europa, che ancora non ha trasferito le risorse del Fondo di solidarietà, coi parlamentari italiani all’Ue che alzano le braccia al cielo.
Il movimento dei «terremotati incazzati» chiede (com’è avvenuto all’Aquila) una zona franca urbana esente da tributi e oneri fiscali per 5 anni, la revisione delle rendite catastali (molte abitazioni hanno perso valore) ai fini dell’Imu, la sburocratizzazione delle pratiche per ottenere i rimborsi («una giungla burocratica- spiega Nicoletti, che rende quasi impossibile accedere ai rimborsi»), la non applicabilità nel 2013 degli studi di settore, l’abbuono degli interessi che le banche chiedono sulla moratoria (sembrava una bonaria elargizione) dei mutui, e così via.
Gli aderenti al comitato sono già centinaia. Il sito Facebook ha già raggiunto 1.455 amici e ospita tanti messaggi.
Quello di Alberto Marchetti (ingrosso di acque minerali): «Ci sentiamo traditi e abbandonati da questo Stato capace solo di pretendere». Gli fa eco Luisa Piccioli: «Ma è possibile che quelli del Pd vedano solo il bicchiere mezzo pieno e gli altri solo quello mezzo vuoto? Basta metterci la politica, siamo tutti terremotati e abbiamo tutti bisogno». Aggiunge Monica Malaguti: «Ci sono attività che chiuderanno lunedì per potere partecipare alla manifestazione e questo fa capire il livello di incazzatura raggiunto».
Terremotati di tutto il cratere, unitevi. Lunedì, sotto le finestre di Errani, i dimostranti arriveranno anche dal ferrarese e dal mantovano. «Vogliamo far conoscere a tutto il Paese, dice Massimo Nicoletti, le reali condizioni del cratere».
Un’adesione importante è quella del sindaco di Finale Emilia, Fernando Ferioli: «Ho un ruolo istituzionale e quindi devo ancora decidere se parteciperò alla manifestazione di lunedì, ma gli obiettivi sono comuni e insieme agli altri sindaci della zona sono pronto a restituire la fascia tricolore se continueranno a mancare concreti segnali di aiuto».
Molte aziende hanno faticosamente ripreso ma il riposizionamento sul mercato, senza un po’ di sostegno, è problematico e vi sono 3974 cassintegrati, gli studenti vanno a scuola ma spesso in container adattati alla meglio, molti negozi che si trovano nelle zone rosse non riescono a riaprire, chi ha la casa classificata inagibile fatica a conoscere il proprio destino, in alcune aree i danni alla viabilità non sono stati sanati e la mobilità è penalizzata. Situazioni difficili, che permangono nonostante la laboriosità della gente che si è rimboccata le maniche, l’attivismo dei sindaci che cercano di turare le falle più vistose, il piano anti-tendopoli del commissario che ha funzionato ed evitato i disagi dell’inverno.
Daniela Bregoli è un’altra promotrice del comitato: «Non vogliamo nessun colore politico ma esporre i veri problemi. Siamo certi che fare sentire la nostra voce direttamente agli amministratori farà riaccendere i riflettori su tutto quello che ancora non funziona, su ciò che non è ancora ripartito a tanti mesi dal dramma».
Ci si rischia di perdere nella burocrazia: occorrono faldoni di carta da produrre per potere ricostruire e ottenere i rimborsi. Il bello è che sono richiesti documenti andati persi sotto le macerie dei Comuni distrutti. A chi non presenta i documenti, niente contributo. Il danno e la beffa.