Nicola Porro, il Giornale 20/2/2013, 20 febbraio 2013
LA7, TUTTI I SEGRETI DELLA VENDITA A CAIRO
Ha vinto Franco Bernabè, hanno perso i suoi azionisti di riferimento: Mediobanca e Banca Intesa. È la sintesi un po’ tranchant del consiglio di amministrazione di due sere fa, in cui si è decisa la vendita di La7 ad Urbano Cairo, con quattro voti contrari. E proprio quelli degli azionisti di riferimento. Chi pensa che le cose possano cambiare si illude. Maggioranza e minoranza di Telecom su una cosa sono d’accordo: che ora si faccia in fretta.
La riunione è stata aperta da Bernabè, che ha subito fatto capire che quella sera si sarebbe dovuto decidere solo tra le due ipotesi (quella del fondo Clessidra di Sposito e quella di Cairo) e che nessun rinvio sarebbe stato accettato (ipotesi Della Valle). E, a differenza del precedente cda in cui la posizione di Bernabè (pro Cairo) e quella del consiglio (pro Clessidra) erano divergenti, questa volta praticamente tutto il consiglio ha seguito Bernabè e Patuano (che ha però continuato a sostenere la bontà finanziaria dell’offerta di Sposito).
È stato poi il turno di Piergiorgio Peluso, il neo direttore finanziario, che ha illustrato le congruità finanziarie ed economiche delle due offerte in corsa. L’offerta del fondo di private equity da un punto di vista strettamente finanziario era decisamente la migliore. Il motivo è chiaro. Clessidra avrebbe permesso a Telecom di incassare praticamente subito cento milioni, avendo come oggetto dell’offerta tutta la «baracca»: televisione, che perde circa 100 milioni l’anno, e frequenze, che generano un margine positivo di 50 milioni. Al contrario, la proposta di Cairo costerà a Telecom 95 milioni. Il gruppo telefonico infatti cederà a Cairo La7, pulita dai debiti e con una dote di 88 milioni, a cui si aggiungono sette milioni (riguardanti poste del Tfr e del personale).
Dal punto di vista economico la questione è più complessa e si basa tutta sulla valutazione delle frequenze televisive. Per Bernabè e i suoi tecnici esse valgono più di trecento milioni di euro (in prospettiva esse possono diventare in parte anche telefoniche) e dunque l’offerta di Clessidra, che le valutava intorno ai 200-220 milioni, non era competitiva. Gli azionisti dissenzienti ritengono invece che queste frequenze valgano molto meno e che dunque sarebbe stato interessante cederle subito al Fondo. Questione di pareri, evidentemente. Tanto più che Sposito si era detto disponibile a lasciare a Telecom il 30% (ma la quota poteva crescere) della società che gestisce le frequenze alla Telecom. Insomma, come incasso immediato l’offerta di Clessidra era migliore; peggiore, secondo Telecom, per la scarsa valutazione data alle frequenze. Che a Cairo non interessano e che così rimarranno in pancia a Ti Media, controllata da Telecom. Così come in pancia a Telecom rimarrà anche Mtv (motivo di forte perplessità dalle parti di Banca Intesa).
Bernabè, dopo Peluso, ha subito ripreso la parola e ha fatto capire la sua preferenza per Cairo. Tarak Ben Ammar, in quota Mediobanca, ha provato a porrela questione del valore effettivo delle frequenze ( a suo avviso valutate troppo da Telecom) e ha chiesto a Peluso un approfondimento. Che però non c’è stato (e Tarak ha preteso di mettere a verbale la questione). Alla fine Ben Ammar e Pagliaro (Mediobanca) con Miccichè e Catania (Banca Intesa) hanno votato contro la cessione a Cairo. Una piccola sorpresa ha rappresentato anche il voto di Gabriele Galateri di Genola (quota Generali, controllata da Mediobanca) che ha cambiato idea rispetto al precedente cda e ha votato a favore di Cairo. Lo spagnolo Linares ha subito fatto sapere di votare con la maggioranza e dunque con Bernabè.
Nelle prossime ore si discuteranno i dettagli del passaggio di proprietà. Compreso un piano di ristrutturazione di La7 che si prevede importante e che verrà fatto prima del closing dell’operazione. L’attuale amministratore Marco Ghigliani ha già tagliato 25 milioni sui palinsesti. Ma prima di passare la palla a Cairo è prevista un’ulteriore«ripulitura » della società (in tutte le aree aziendali) che potrebbe concretizzarsi attraverso ulteriori tagli strutturali o, in alternativa, attraverso il passaggio di personale da La7 al grande corpaccione di Telecom.
Nicola Porro