Carlo Tecce, il Fatto Quotidiano 20/2/2013, 20 febbraio 2013
LA7 DI CAIRO NON PIACE AL PD E B. SI PREOCCUPA PER MEDIASET
Che La7 sia un buon affare per Urbano Cairo è limpido, non c’era bisogno di aspettare il responso di Piazza Affari, però l’impatto sui mercati vale più di qualsiasi commento tecnico o politico: la Cairo Communication è un pallone aerostatico che supera quota 12 per cento; la capogruppo Ti Media s’inginocchia a -9 e smarrisce le illusioni (e gli aumenti) di vigilia; la casa madre Telecom Italia ha un movimento impercettibile. Il denaro va messo in disparte, per un attimo, perché la trattativa esclusiva tra Cairo e Telecom è un detonatore elettorale. Pier Luigi Bersani prende la rincorsa e poi centra il punto: “Non saprei dire se Cairo è collegato a Mediaset. Ci sono delle Autorità che si occupano di queste cose. È una settimana cruciale e io tendo a ragione come se fossi al governo: devo preoccuparmi che le decisioni avvengano senza conflitti di interessi o posizioni dominanti e che ci sia una traiettoria industriale”. Silvio Berlusconi non gradisce: “È un messaggio mafioso contro Mediaset. Non ho rapporti con Cairo, ma ci siamo lasciati bene, spero che La7 sarà meno di sinistra. ”.
I PARTITI SI DIVIDONO: Cairo è l’emissario di B. oppure Cairo è un indipendente. “Ascolti, cosa dovrei fare per dimostrarvi che io non sono amico di Berlusconi? – dice un po’ divertito e un po’ esausto il presidente del Torino – Mi ha licenziato, lo capisce? Dovrei buttargli una statuetta addosso? Datemi tempo, vedrete che farò una televisione di qualità: conferme in blocco, da Mentata a Santoro, da Gruber a Formigli”. Passo indietro .
Quanto spende Cairo? Nulla. Telecom s’impegnerà a ridurre il debito e consegnerà una dota di circa 100 milioni, carburante utile per un giro, un anno, perché corrisponde esattamente alla perdita di un esercizio: “Sì, confermo, avrò questi soldi perché – spiega Cairo al Fatto – risolvo un problemone a Telecom. Ho una stagione per rimettere in ordine i conti e dovrò lavorare per intervenire con efficacia, per raddrizzare una barca che si piega da dieci anni. Non ci arrivo da sprovveduto: ho un piano per ridurre le perdite, ma non caccio nessuno. Non l’ho mai fatto”. Il comitato di redazione (la rappresentanza sindacale interna) del TgLa7 e il sindacato dei giornalisti Fnsi sono preoccupati: parlano di allarme e di scelta politica. Anche Massimo D’Alema si stupisce per la fretta.
ENRICO MENTANA ha incontrato i suoi giornalisti e li ha rassicurati con una storiella: “Cairo raccoglie la pubblicità di La7, non può fare come lo scorpione che punge e uccide la rana che lo sta trasportando in acqua”. Non manca il sigillo di Franco Bernabè, il presidente Telecom che sembrava contrario a una cessione improvvisata: “Cairo garantirà pluralismo”. Non ha funzionato l’estemporanea cordata di Diego Della Valle, sconfitta dall’urgenza di Mediobanca – azionista di Telecom e mediatore per la vendita – che prima ha coccolato il fondatore di Tod’s e poi l’ha mollato senza troppe lamentele: “Mi spiace per Diego, siamo amici – dice Cairo – ma ormai era tardi. Scrivono che potremmo diventare soci? Lo escludo. Ho in testa la mia televisione”. La7 ha stuzzicato l’appetito imprenditoriale di Carlo De Benedetti. Il gruppo L’Espresso aveva tentato un contatto, due anni fa, però la politica pesava molto di più. L’ingegnere lancia un paio di stoccate e si ritira laconico: “Telecom ha fatto una stupidaggine a prendersi la televisione che non rientra nei suoi compiti. Cairo avrà una strada in salita”.
Il primo scalino: la firma effettiva di un contratto mentre Palazzo Chigi cambia inquilino. Il secondo, più alto: non stravolgere i palinsesti. Per fortuna, a ciascuno la sua dote.