Matia Feltri, La Stampa 21/2/2013, 21 febbraio 2013
DA MINA A SILVESTRI LA MUSICA CHE VOTA BEPPE
Non sono solo canzonette, come senz’altro sa Edoardo Bennato che duettò con Beppe Grillo cinque anni fa al Monnezza Day. Nell’occasione, per dire, Grillo incitò i napoletani alla secessione. La più attesa e più popolare e quindi più remunerativa delle adesioni è venuta martedì, quando Adriano Celentano ha diffuso il suo ultimo brano, forse di frettolosa cura, ma esplicito: «Fra i partiti c’è un’onda nuova / che è partita dal niente / e come una valanga sta avanzando / come un ciclone / per abbattere il marcio della nazione». Ora ci si aspetta che il predicatore di un tempo salga sul palco del predicatore attuale, domani a San Giovanni. Sarà difficile ma pure ci si aspetta, già più facile, che altri prendano coraggio e si dichiarino come si dichiarò (tessera numero uno del Movimento) la leggendaria Mina. Il suo sostegno non è mai mancato e divenne esplicito lo scorso ottobre con una lettera al Corriere della Sera : «Tu va’, dritto come un fuso. Corri Forrest, corri…». Chi ha la memoria più salda ricorda la prefazione a un libro di Grillo (La Settimana , Casaleggio associati editore, maggio 2008): «Ce ne sono tanti [come lui]. E aumentano a vista d’occhio. Basta non girare la faccia. Basta guardare. E basta ascoltare». O, persino, una lettera al neonato blog nel maggio del 2005: «Unico valoroso paladino della nostra stracciatissima dignità di uomini confusi da troppe letali, chimeriche menzogne».
Ora è una bella truppa. Più o meno solida, ma bella numerosa, e canterina come Loredana Bertè che offrì al pubblico delle Invasioni Barbariche un inedito incentrato su «voglio Beppe Grillo come presidente / del villaggio globale». O come Caparezza, cantautore di Molfetta, che con Grillo ha un certo rapporto - furono insieme sul palco del V2 Day a Torino - sebbene mai evoluto in endorsement, semmai in una estrosa creazione lessicale: «E i grilli, lucidi cantanti d’idilli, ammutoliti da insetticidi epuranti di bruchi benestanti». Poi Caparezza fece l’autoesegesi e grilli stava per Grillo, vabbè, e bruchi benestanti per Berlusconi. Ecco, una bella truppa, con Daniele Silvestri che mandò una clip entusiasta per le comunali di Napoli, come aveva fatto in precedenza Ligabue, poi non più tanto convinto. A proposito di poco convinti: proprio pochi giorni fa è uscito un brano di Bennato all’apparenza inequivocabile - una specie di inno anti-Celentano - che dice così: «Al diavolo il predicatore / che predica senza morale / al diavolo il grillo parlante / che parla a tutta la gente...». Ma intanto la natalità supera la mortalità. Ecco Max Gazzè: «Lo trattano come un comico che non ne capisce, in realtà di politica ne mastica da anni e per questo bisogna dargli fiducia». Ecco Fabri Fibra (un rapper, per chi non è aggiornato): «Controcultura è ciò che ha contenuto ma non ha immagine: Beppe Grillo è un esempio forte». Ecco i Two Fingerz (altri rapper) che cantano: «Una volta faceva il comico / e lo faceva per ridere / ora invece fa il politico / perché i politici fanno ridere». Ivano Fossati, oggi chissà, una volta ammise che gli sarebbe piaciuto scrivere l’inno grillesco, se non altro in omaggio alla senile intraprendenza.
L’intera famiglia De André gli vuol bene, Cristiano lo adora, e però pochi mesi fa Dori Ghezzi disse che se Fabrizio non fosse morto, Grillo non sarebbe capopopolo. Comunque Grillo poi si intasca un monumento come Paolo Villaggio («ho la sensazione che sarebbe una medicina buona per il nostro paese»), un altro monumento evergreen come Dario Fo, affine da anni («il giullare di cui c’è bisogno», 2007, il giorno del primo VDay), e pure di Aldo e Giovanni (senza Giacomo, inorridito alla sola idea) che hanno speso concetti affettuosi in una conversazione su Sorrisi e Canzoni . Come si vede, il popolo si ingrossa. Comprende gli eroi per caso del primo Grande Fratello (Cristina Plevani e Rocco Casalino), artisti non più di primissima fila come Francesca Rettondini e Francesco Baccini, un virtuoso multitasking come Flavio Oreglio e infine, giusto per riempire la casella mancante, c’è anche la starlette messa virtualmente alla porta: è Flavia Vento, che dichiarò la sua epifania grillina twitter, e Beppe Grillo la bannò. Per i non naviganti: fuori dai piedi, bella. Un piccolo mistero.