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 2013  febbraio 21 Giovedì calendario

MEDIA USA, TIMORI SULL’EFFETTO GRILLO


Beppe Grillo è impossibile da fermare, Roma brucerà e l’Italia è destinata ad un declino simile a quello della Venezia dei Dogi: è così che i media americani descrivono la nostra campagna elettorale, trasmettendo un marcato pessimismo sull’esito di un voto da cui ci si attende l’aggravarsi delle già serie difficoltà dell’economia più vulnerabile dell’Eurozona.

A descrivere Grillo come un’«epidemia irrefrenabile» è un servizio della tv Cnbc, secondo il quale il Movimento 5 Stelle «attraversa un momento positivo» e «può sfidare i favoriti» attingendo «al 30 per cento di elettori ancora indecisi». «Grillo è anti-austerity, anti-Europa e anti-euro - sostiene il servizio - e può raccogliere non solo il voto di protesta ma anche quello di elettori poco convinti di Silvio Berlusconi e Pierluigi Bersani». Per avvalorare il tutto la Cnbc presenta un’intervista «esclusiva» a Grillo, indicandolo agli ascoltatori come il leader di una «rivoluzione che è nell’aria». Se l’atmosfera è questa, spiega l’agenzia Reuters in una lunga corrispondenza ripresa dai siti di molti giornali e tv, è perché la crisi italiana è talmente profonda da prevedere che «Roma brucerà indipendentemente dai risultati elettorali». «Nessun blocco politico avrà la forza di affrontare i mali all’origine della crisi che ha fatto dell’Italia l’economia europea più debole degli ultimi venti anni - prevede Reuters - e ciò può riportare l’Eurozona nell’instabilità». I nodi che il vincitore dovrebbe sciogliere sono «burocrazia, corruzione e giustizia inefficiente» ma è improbabile che avvenga grazie all’affermazione «del movimento anti-establishment di Grillo» il cui intento è rovesciare, non migliorare, il sistema politico-economico. Fra i vantaggi di Grillo c’è «anche l’effetto-Papa», spiega Reuters, «perché le dimissioni di Benedetto XVI hanno spazzato via la politica dalle prime pagine nuocendo ai politici tradizionali, primo fra tutti Berlusconi, mentre Grillo non ne ha risentito in quanto la sua campagna si svolge soprattutto attraverso Internet». Da qui la previsione che l’ex direttore dell’«Economist» Bill Emmott consegna agli schermi della Cnn: «L’Italia appare destinata a finire come La Serenissima». «Venezia era nel Medioevo la città più florida e potente del Mediterraneo ma nel XIV secolo la sua élite decise di chiudere le porte agli stranieri e di nazionalizzare il commercio dando inizio a un declino» che per Emmott si rispecchia nell’Italia «cuore del boom europeo negli Anni Cinquanta e Sessanta ma oggi vittima delle proprie leggi restrittive sul lavoro e dell’esplosione del debito pubblico, dovuto a Sanità e pensioni». Con l’aggravante che «il reset del governo Monti ha lasciato gran parte dei problemi irrisolti». In tale cupo scenario, le analisi elettorali si concentrano su cosa faranno gli italiani dentro le urne. Per BusinessWeek ciò che più peserà sarà «il verdetto della Lombardia, importante per l’esito del Senato e del governo come lo è stato l’Ohio nelle ultime presidenziali americane». Mentre il canale inglese di Al Jazeera si affida a Joshua Tucker, politologo della New York University, che prevede un «voto strategico» da parte di molti votanti: «Le stesse persone voteranno per candidati diversi a Camera e Senato con l’intento di far prevalere alla fine coalizioni di partiti che ritengono più garanti della stabilità». Insomma, la ricetta per il caos.