Giulio Anselmi, la Repubblica 21/2/2013, 21 febbraio 2013
TRA COWBOY E PEDOFILI L´INCOGNITA DELLE PORPORE YANKEE
Qualcuno, tra gli eminentissimi colleghi cardinali, lo chiama John Wayne. Altri, con toni melliflui da prete di curia, sussurrano «bravo, bravo; ma un po´ troppo cow boy». Di certo Timothy Dolan, arcivescovo di New York, presidente della conferenza episcopale americana, un omone che ricorda un po´ Wojtyla, ha toni e modi spicci: «Io tra i favoriti?», ha replicato alle richieste di previsioni, «chi lo dice ha fumato marijuana».
A Benedetto XVI piace moltissimo: fu lui a parlare al collegio cardinalizio, un anno fa, e la sua relazione fu definita dal Papa «entusiasmante, gioiosa, profonda». La scorsa estate è andato a pregare alla convention repubblicana di Tampa, dove veniva incoronato Romney, ma anche a quella democratica di Charlotte, nonostante i molti scontri con Obama. Poi si è fatto fotografare tra i due candidati durante una cena a New York. È un alto prelato che si batte per un ruolo pubblico, politico, della Chiesa.
Più cauto appare Sean Patrick O´Malley, cardinale di Boston, la prima diocesi nordamericana, frate minore cappuccino, uomo dall´intensa spiritualità e fermo nei principi, tanto che non voleva celebrare il funerale di Ted Kennedy, patriarca della più importante famiglia cattolica d´America ma colpevole di essersi dichiarato favorevole all´aborto.
La squadra americana ha un ruolo da giocare in conclave: sono tanti, quattordici yankee più il canadese Marc Ouellet, prefetto della Congregazione dei vescovi. Sono ligi al ministero papale, il che li ha resi sempre graditi al Papa uscente. E quella Usa resta una Chiesa numerosa, forte e ricca, malgrado diocesi e parrocchie si siano dissanguate per le cause di risarcimento dovute a fatti di pedofilia. O´Malley si è addirittura dovuto vendere il palazzo dell´arcivescovado.
Alcuni di loro, per la verità, sono impresentabili. Come Bernard Law, cacciato dalla diocesi di Boston per aver protetto preti coinvolti in casi di violenze e molestie, e riparato in Vaticano con la nomina ad arciprete della basilica di Santa Maria Maggiore; ma ormai ha superato gli ottant´anni e resterà fuori dal Conclave. Roger Mahony, a sua volta travolto dal ciclone pedofilia che ha spazzato la Chiesa americana, è stato lasciato solo «con la sua coscienza». Nessuno può escluderlo dall´elezione: dovrebbe essere privato del titolo di cardinale in quanto condannato per un reato ma ancora non c´è stata alcuna sentenza.
Alcune dichiarazioni, anche di importanti prelati, fanno sospettare che si riproponga quella sorta di ottundimento morale che ha lasciato papa Ratzinger talvolta isolato nella sua determinazione di "tolleranza zero". Perfino il segretario di Stato Sodano pensò che si potesse mettere la sordina all´indignazione del mondo parlando di "chiacchiericcio". Massimo Franco, in un bel libro in cui racconta la Chiesa alle prese con la società postmoderna parla di «cultura del silenzio»: fatti gravissimi «insabbiati, nascosti, minimizzati e sacrificati sull´altare del buon nome della Chiesa». Certo non è un problema di facile soluzione. Dietro Mahony, si intravedono altri grandi elettori: l´ex arcivescovo di Filadelfia, Justin Rigali, e poi un belga, un irlandese, un australiano...
A fianco dei cardinali capi di diocesi in patria, nel gruppo americano c´è una pattuglia "romana", buona conoscitrice delle insidie del terreno di gioco: i curiali William Joseph Levada, ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Raymond Leo Burke, a capo del Tribunale della Segnatura apostolica, e James Michel Harvey, arciprete di San Paolo fuori le mura, promosso in fretta e furia al concistoro dello scorso novembre, l´uomo che introdusse il maggiordomo infedele nella casa pontificia.
Non è americano, ma è molto stimato dai porporati Usa il nunzio apostolico a Washington Carlo Maria Viganò, arcivescovo, estromesso dall´incarico di segretario del Governatorato del Vaticano dopo la sua denuncia di malversazioni. Dolan lo ha definito «una persona che ha il coraggio di dire la verità». E Viganò, autore di denunce a valanga contro gli affari torbidi all´ombra di San Pietro, ha certamente ancora qualcosa da dire.