Roberto Mania, la Repubblica 20/2/2013, 20 febbraio 2013
GADGET ARTISTICI, AMICIZIE E DEBITI UNA RETE PER SALVARE LISA DAL CRAC
Cherchez la femme! Tra presunte mazzette in India e possibili creste leghiste c’è una donna anche nell’ultimo scandalo Finmeccanica. Si chiama Lisa Caryl Lowenstein, vive negli Stati Uniti, voleva fare l’imprenditrice dell’arte, si è riempita di debiti. È stata la moglie del ministro dell’Economia e delle Finanze, Vittorio Grilli. E ora rischia di inguaiare (ma non per ragioni sentimentali) il cinquantenne Alessandro Pansa, neo amministratore delegato della holding dell’aerospazio e della difesa, di cui è primo azionista con il 30,2 per cento lo Stato, cioè il ministero dell’Economia, cioè Vittorio Grilli che è amico di Pansa a sua volta designato di fatto da Grilli dopo che l’ex presidente e a.d del gruppo, Giuseppe Orsi, è finito in galera per ordine del Procura di Busto Arsizio. Un intreccio fittissimo, senza più confine - come in altri casi - tra pubblico e privato. Che poi coincide con il cerchio protettivo costruito intorno alle ambizioni professionali della Lowenstein.
All’inizio c’è solo l’ex consorte da cui è divorziata formalmente da qualche settimana. E c’è un progetto imprenditoriale: si chiama Made in Museum. A cui si affiancano altre due società Mim Merchandising e Style Muffin. L’idea è di produrre oggetti ispirati alle opere d’arte e poi venderli ai turisti. Ci credono le banche che finanziano senza remore. Secondo una ricostruzione del
Fatto
sono coinvolti diversi grandi istituti di credito: Bnl, Efibanca, Unicredit, Antoveneta, Comit.
Centinaia di migliaia di euro, ma il business non decolla. La Lowenstein si indebita. E sembra scattare il soccorso. Prima del marito, poi degli amici. Grilli, per esempio - stando a una ricostruzione di alcuni protagonisti che però è stata indirettamente smentita ieri dall’interessato - , pare che faccia di tutto (all’epoca è Ragioniere generale dello Stato) perché Arcus (società a capitale pubblico balzata agli onori della cronaca giudiziaria per via delle indagini sul sistema Balducci- Anemone-Bertolaso) affidi qualche consulenza alla moglie. Grilli siede nel consiglio di amministrazione ma non riesce a spuntarla. Crescono i debiti. E, da quanto si intuisce dalla lettera che Grilli ha inviato al
Sole 24 Ore,
anche i dissidi nella coppia a causa delle «autonome iniziative economiche» della Lowenstein.
A cavallo tra il 2007 e il 2008 intervengono gli amici, sia di Grilli sia della moglie. Spetta ad Alessandro Pansa, all’epoca condirettore generale di Finmeccanica, varcare il portone del sontuoso palazzo milanese di Mediobanca, banca d’affari, per chiedere
di ristrutturare il debito (tra i 400 e i 500 mila euro) delle attività imprenditoriali della Lowenstein. Pansa è anche il responsabile finanza della Finmeccanica, si è formato alla Euromobiliare di Roberto Vitale, come Grilli conosce benissimo il mondo delle merchant bank. Alberto Nagel, ad di Mediobanca, e
Maurizio Cereda, direttore finanziario, però dicono di no. Da lì, ma questa è una deduzione contenuta nella nota informativa dei carabinieri consegnata alla Procura di Busto Arsizio, l’avvio delle presunte consulenze in Finmeccanica dell’ex moglie di Grilli. Per coprire i buchi, quelli che Nagel conferma a Orsi durante un incontro al quale partecipa pure Franco Bonferroni, uomo dell’Udc nel consiglio di amministrazione di Piazza Monte Grappa (dimessosi dopo essere
stato coinvolto nell’inchiesta sugli appalti dell’Enav), e ascoltatissimo da Orsi. Che, conversando (senza sapere di essere intercettato) con l’amico Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello Ior, dice che l’ex moglie di Grilli ha lasciato «qualche casino in giro, di buchi». Gotti Tedeschi: «Pensi che lui (Grilli,
ndr)
sia ricattabile? ». «No! no, no! Gli ho sistemato la cosa... era un’imprenditrice, faceva dei casini, e ho visto dei contratti che Finmeccanica ha fatto, con la moglie di Grilli, per sistemare, tipo consulenze inutili ». Ma tutti, dal giorno dopo, smentiscono. Nell’ordine: Orsi, che “ritratta”, Grilli, l’internal audit del gruppo, le cui conclusioni Orsi tuttavia conserva nel cassetto per circa un mese e rende pubbliche solo quando i giornali già ne parlano, e, infine, la Lowentstein, prima con il suo avvocato, poi da New York in un’intervista a
Repubblica,
l’unica rilasciata sull’affaire Finmeccanica: «Mai visto un centesimo. Centomila euro? Mai visti in nessun contratto con nessuna azienda in nessuna parte del mondo». E poi: «Questa è una storia molto, molto più complicata di quello che crede».