VARIE 20/2/2013, 20 febbraio 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - IL CASO GIANNINO
REPUBBLICA.IT
ROMA - "Dimissioni irrevocabili da presidente in Direzione. I danni su di me per inoffensive ma gravi balle private non devono nuocere a Fare". Lo annuncia Oscar Giannino su Twitter durante una tesissima riunione della Direzione del movimento. "E’ una regola secca: chi sbaglia paga - continua in un altro tweet - Deve valere in politica e soldi pubblici, io comincio dal privato. Ora giù a pestare dx, sx e centro!".
Al termine di oltre quattro ore di discussione, la Direzione, riunita per decidere quali provvedimenti adottare dopo che Giannino è stato travolto nei giorni scorsi dallo scandalo del curriculum taroccato, arricchito con ben tre titoli di studio (due lauree e un master negli Stati Uniti) mai conseguiti, alal fine ha deciso di confermare la candidatura di Giannino a Palazzo Chigi. Alcuni membri dell’organismo hanno seguito i lavori collegati telefonicamente dall’estero. Tra questi, anche Luigi Zingales, cofondatore del movimento e "grande accusatore" della scorrettezza commessa dall’ormai ex presidente.
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A prendere il posto di Giannino alla presidenza di Fare è Silvia Enrico. "Anche per dare un segnale diverso - spiega Franco Turco, uno dei membri della direzione - abbiamo raccolto il suo sfogo amaro, è molto provato umanamente. Noi auspichiamo che resti e lo abbiamo scritto anche nel documento finale che la direzione ha redatto". Turco puntualizza che "Giannino, tecnicamente, resta comunque candidato alla premiership, ma ha rassegnato le dimissioni come responsabile politico del partito".
GUARDA: LA FRASE SUL MASTER A REPUBBLICA TV
Non è ancora chiaro quali ripercussioni avrà la scelta del giornalista ai fini della campagna elettorale. A seguire le sorti di Fare ci sono numerosi osservatori interessati. Per quanto nuovo e piccolissimo, il movimento di ispirazione liberista potrebbe infatti spostare gli equilibri in maniera decisiva, soprattutto in una regione in bilico come la Lombardia. I sondaggisti sono febbrilmente al lavoro in queste ore proprio per capire quanto lo scandalo danneggi i consensi a favore di Giannino e che direzione prenderebbero gli eventuali elettori delusi. In molti sono convinti che il piccolo exploit ottenuto da Fare negli ultimi rilevamenti sia avvenuto soprattutto a discapito del Pdl e che ora a beneficiare del grave passo falso possa essere proprio Berlusconi che non a caso ieri avrebbe commentato con un secco ed eloquente "Godo!".
DA REPIUBBLICA.TV
LUIGI ZINGALES CHE INSEGNA A CHICAGO DOVE HO PRESO IL MASTER...
MONICA GUERZONI SUL CORRIERE DI STAMATTINA
ROMA — Oscar Giannino ha in tasca un diploma di scuola superiore e nulla più. Non ha conseguito alcun master alla Chicago Booth School of Business, non è laureato in Economia e nemmeno in Giurisprudenza, corso di studi di cui avrebbe sostenuto solo «alcuni esami» a Torino. Il leader di Fermare il declino, brillante autodidatta, ha ammesso la «bugia». Le sue credenziali accademiche sono false, la sua biografia che rimbalza sul web sarebbe opera di «uno stagista che l’ha presa da Wikipedia». Il problema è che sul web è spuntato un altro video, del primo dicembre 2012, in cui Giannino si vanta di un «master a Chicago in Corporate and public finance».
E così, al giornalista che fondò il partito della meritocrazia e della trasparenza non resta che chiedere scusa: «Ho commesso un gravissimo errore. È stato un clamoroso autogol, che crea un vantaggio a Berlusconi e a Bersani. Chiedo scusa a tutti... Sono disposto a sparire nel nulla».
A sera, dal tg di Enrico Mentana, Giannino conferma che oggi si presenterà «com’è ovvio» dimissionario davanti alla direzione del partito, che metterà ai voti il suo futuro politico: «Se eletto sono pronto a rinunciare al seggio. Viva la trasparenza». Per il commentatore che volle farsi professore è stato il giorno del mea culpa, dell’amarezza e delle lacrime. Al termine della conferenza stampa nella sede di Fare, Giannino ha gli occhi lucidi al pensiero della moglie Margherita, «gioiosamente sposata» sedici mesi fa con una cerimonia buffa che fece notizia. Abito di velluto a righe, panciotto giallo oro e cravatta arancione, il leader disarcionato riceve un cronista via l’altro: «Avevo messo in conto che se mi fossi candidato mi avrebbero fatto barba e capelli, ma ho preso uno schiaffo che lascerà il segno. Non mi aspettavo che la sberla sarebbe arrivata dall’interno del partito». I suoi parlano di un complotto del Pdl, ma lui ci va cauto: «Non sospetto nulla. Su Berlusconi non faccio illazioni manco morto e del complotto non dico niente perché non ho le prove. L’autogol è il mio, quel che sorprende che a fischiarlo sia stato uno dei fondatori, Luigi Zingales». L’economista le ha chiesto «in ginocchio» di dire la verità ai dirigenti e agli italiani, perché lei non lo ha fatto? «Zingales mi ha cercato venerdì dall’Illinois, sabato ho provato a chiamarlo e domenica da Matera ho spiegato l’incidente, ma a lui non è bastato». Zingales ha parlato di tradimento. E lei, si sente tradito? «In politica non ci sono i tradimenti, ci sono le opinioni — risponde Giannino —. Quelle espresse da Zingales nella sua lettera sono molto americane, ma le conseguenze saranno italianissime».
Oggi il candidato premier darà le dimissioni davanti alla direzione del suo partito, convocata in un hotel vicino alla stazione Termini. Il parlamentino non si è mai riunito, nessuno sa con esattezza quanti siano i suoi membri. «Oscar ha commesso un peccato veniale, superato dalle scuse e dall’impegno e se chiederà un sì unanime alla sua riconferma — prevede il notaio Angelo Busani, uno dei promotori di Fare — di certo lo otterrà». Ma l’aria che tira non è quella di una assoluzione piena. Che il partito sia «spaccato» tra condanna e perdono lo dice lo stesso Giannino e Riccardo Gallo, altro fondatore di Fare, ammette di «far fatica ad assolvere Oscar» per aver gettato il movimento in un mare di guai. «La direzione non finirà a tarallucci e vino, non siamo disposti a passarci sopra in modo superficiale — rivela Gallo — Però vogliamo che il partito vada avanti perché è l’ultima spiaggia, una specie di primavera di Praga. Un fiume in piena che Zingales ha provato a stoppare». Il professore, che insegna a Chicago, dopo aver smascherato il falso master di Giannino ha lasciato il partito e non sembra intenzionato a tornare indietro: «È una vicenda triste e io non voglio speculare. Quello che dovevo dire, l’ho detto».
Monica Guerzoni
I diciotto membri della direzione, per lo più coordinatori regionali selezionati poche
settimane fa dallo stesso fondatore, difficilmente accetteranno il passo indietro, nel corso di una riunione che rischia fino all’ultimo di slittare. E a complicare ancora di più il quadro ci si mette anche una nuova rivelazione di Giannino. Il leader chiarisce di non essere laureato né in economia,
né in giurisprudenza, nonostante alcune biografie non ufficiali riportino il contrario: «No, nessuna delle due - ammette - ho sostenuto alcuni esami in legge».
E’ soprattutto il bombardamento dei giornali d’area berlusconiana - con titoli cubitali sull’“Oscar delle balle” - a deprimere il quartier generale di “Fermare il declino”, che proprio sulla sfida al Cavaliere aveva impostato l’intera campagna elettorale. Silvio Berlusconi, consapevole del rischio, aveva denunciato per tempo il pericolo: «In Lombardia è al 4% e ci fa perdere». E ora, in privato, l’ex premier accoglie l’incidente con un sorriso beffardo e un commento impietoso: «Godo».
Un altro economista, Alberto Alesina, sembra intanto sul punto di abbandonare Giannino. Mai iscritto all’associazione, il professore di Harvard avrebbe dovuto affiancare dopo il voto il movimento, come “garante esterno”. Dopo l’incidente ha deciso di prendere
una pausa di riflessione.
(TOMMASO CIRIACO, REP)
CORRIERE.IT
«Dimissioni irrevocabili da presidente. Le mie sono state balle inoffensive ma gravi». Così Oscar Giannino su Twitter ha annunciato il suo passo indietro al termine di un direttivo-fiume di «Fare per fermare il declino» all’hotel Diana di Roma. Poi è tornato sul social per motivare le dimissioni con un altro cinguettio: «È una regola secca: chi sbaglia paga. Deve valere in politica e con i soldi pubblici, io comincio dal privato. Ora giù a pestare destra, sinistra e centro».
Silvia Enrico: «Giannino rimane il candidato premier»
H24
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SILVIA ENRICO NEOPRESIDENTE - Giannino rimane comunque candidato premier di «Fare», mentre il nuovo presidente del movimento è l’avvocato Silvia Enrico, nata nel 1976, di Albenga, ma con studio legale a Milano. La neopresidente ha poi confermato alla stampa la sua nomina e la candidatura a primo ministro di Giannino.
Il tweet di Giannino: «Inoffensive ma gravi balle private»
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TITOLI FASULLI - I vertici del movimento sono stati chiamati a decidere sulle dimissioni annunciate martedì dal leader e candidato premier dopo il caos sui titoli accademici fasulli. Il giornalista entrato in politica ha sempre sostenuto di aver conseguito un master in economia a Chicago, dopo una laurea in giurisprudenza. Entrambe le cose sono risultate false. L’inesistenza del master, in particolare, era stata denunciata da Luigi Zingales, bocconiano di formazione e da diversi anni professore nella stessa Chicago, cofondatore del movimento.
PASSO INDIETRO - «Abbiamo preso atto con tristezza del passo indietro che Oscar Giannino ha fatto e che era inevitabile», ha detto Maria Pinardi, candidato di Fare alla presidenza della Lombardia. «Abbiamo così dato un esempio. I leader politici fanno spesso della bugia la loro regola, quindi credo che quello di Giannino sia un ottimo esempio per i giovani. Questa vicenda è un punto di ripartenza per il nostro movimento».