Guido Olimpio, Corriere della Sera 20/02/2013, 20 febbraio 2013
I SUPER FURTI, DALLA PANTERA ROSA AI «TORINESI» — È
il 6 ottobre 1866. Seymour, stato dell’Indiana. Una banda assalta un treno, è la prima azione di una lunga serie. Altri imiteranno la gang, a cominciare da Jesse James e i fratelli Young, sudisti e compagni di rapine, che bloccano un convoglio a Adair, Iowa, portandosi via tremila dollari. Tanti per l’epoca del West, pochi a confronto dei 2,5 milioni di sterline degli «uomini d’oro» che nell’agosto del 1963 fermano il treno Glasgow-Londra. A guidarli una volpe chiamata Ronald Biggs che non solo metterà a segno un furto entrato nella storia, ma terrà in scacco per anni la Giustizia britannica dal suo rifugio brasiliano.
I grandi colpi richiedono preparazione, meticolosità, precisione. E non è detto che serva la violenza. Meglio la furbizia unita alla sorpresa. Regole diventate un codice militare tra le file della «Pantera rosa», l’organizzazione criminale composta da cittadini della ex Jugoslavia e spesso con un passato nelle forze speciali. Divisi in gruppi, hanno messo a segno più di 150 rapine, con un bottino superiore ai 200 milioni di euro. Una rete globale che ha svaligiato gioiellerie dalla Francia al Giappone. Usando per fuggire Vespette, Audi super veloci o i piedi. E l’azione da commando di Bruxelles, a prima vista, potrebbe rientrare nel modus operandi dei «serbi». Anche se quelli della «Pantera» non hanno il monopolio.
Negli ultimi decenni gli «italiani» si sono fatti un nome con tunnel e lancia termica. Si racconta, tra leggenda e cronaca, che i palestinesi chiamarono una «batteria» di romani per dare l’assalto al forziere della Banca centrale libanese durante la guerra civile. E la tradizione è continuata, con molti imitatori e concorrenti nella vecchia Europa. Tipi da grandi numeri. Il 26 novembre ’83 un team di professionisti prende di mira il deposito della Brink allo scalo londinese di Heathrow. Quasi 39 milioni di dollari in preziosi e oro. Operazione eseguita grazie all’aiuto di una «talpa» ma finita con l’arresto dei responsabili. È invece ancora latitante il terzetto che, armi alla mano, fa irruzione all’Hotel Carlton di Cannes (Francia). Spogliano i facoltosi clienti di ogni cosa, valore 60 milioni di dollari. Appaiono brutali, veloci, decisi. Un piano semplice che porta risultati. Ben più faticoso e sfortunato — per i ladri — l’assalto al Millennium Dome di Londra nel 2000. Nel mirino c’erano gemme pazzesche. Solo che stavolta la «talpa» era dalla parte della polizia e ha permesso di fermare la gang.
Nell’annuario dei ladri, fa capitolo a sé il furto subito dal centro dei diamanti di Anversa, il 16 febbraio 2003. Un saccheggio da 100 milioni eseguito dalla «scuola di Torino» guidata dall’incredibile Leonardo Notarbartolo. Affittano un negozio nel Diamond Center, ricostruiscono una sorta di poligono per esercitarsi, svolgono una sorveglianza degna dell’intelligence. Sanno cosa fare, come violare una combinazione a codice impossibile. Colpo riuscito. Anche se in seguito verranno individuati. Per qualche leggerezza e il Dna lasciato su un panino non finito. Con un particolare: la refurtiva non sarà mai ritrovata. E una coda: Notarbartolo ha sostenuto che il furto — commissionato da un misterioso commerciante di diamanti — nascondeva in realtà una truffa all’assicurazione. Per tutti diventerà l’Italian Job.
Il record dei «torinesi» è superato dai colleghi che il 25 febbraio 2005 agiscono nell’aeroporto di Amsterdam. A bordo un camion della Klm dirottato si infilano nella zona cargo e sottraggono preziosi per 118 milioni di dollari. La dinamica richiama quanto avvenuto ieri a Bruxelles ed è probabile che gli investigatori stiano esaminando eventuali connessioni. Sono gli stessi? Mai dire mai. Non sempre, per beffare sicurezza e controlli, è necessario inventarsi manovre sofisticate. Lo dimostra la storia del Winston Store di Parigi, depredato il 4 dicembre 2008 di gioielli per 107 milioni di dollari. Quattro ladri, alcuni vestiti da donna, tengono sotto controllo clienti e impiegati, poi via come il vento. Non andranno lontano. Gli investigatori riusciranno ad arrestarli.
Più modesto il bottino — solo 10 milioni di euro — ma degno di nota per il lavoro di scavo dei banditi nel quartiere Steglitz di Berlino. Notizia di qualche settimana fa. Un tunnel di quasi 30 metri per arrivare al vano protetto delle cassette di sicurezza. Ingresso nel fine settimana. Quando hanno scoperto il buco era tardi.
Guido Olimpio