Giovanni Bianconi, Corriere della Sera 20/02/2013, 20 febbraio 2013
L’ATTO D’ACCUSA DEI CARABINIERI: IL MINSITRO E GLI ALTRI CONDIZIONABILI —
La vicenda del neoamministratore delegato di Finmeccanica Alessandro Pansa che «chiedeva aiuto» ai vertici di Mediobanca «per risanare i debiti della signora Lisa Lowenstein per circa 400-500.000 euro», è inserita dai carabinieri che indagano sulla presunta tangente Italia-India nel capitolo intitolato «Le esigenze cautelari». La signora Lowenstein è l’ex moglie del ministro dell’Economica Vittorio Grilli, all’epoca direttore generale del Tesoro, di cui parlò l’ex presidente di Finmeccanica Giuseppe Orsi — ora agli arresti per corruzione internazionale — in un colloquio intercettato con l’ex presidente dello Ior Gotti Tedeschi. Confidandogli che le difficoltà economiche della donna furono risolte grazie ai «contratti di consulenza fittizi fatti da Finmeccanica a suo favore», successivamente smentiti dallo stesso Orsi.
Secondo gli investigatori del Comando per la tutela dell’ambiente dell’Arma, invece, è verosimile che i fatti si svolsero come affermato da Orsi nella conversazione con Gotti Tedeschi, anche alla luce delle conferme dei vertici di Mediobanca (l’amministratore delegato Nagel e il vicedirettore Cereda) sulle richieste ricevute in favore della ex moglie di Grilli «nel 2007-2008» da Pansa. Il quale l’altro giorno ha voluto precisare che si trattò di un intervento svolto a titolo personale, che non ebbe seguito e slegato dalla sua attività professionale. Ed ecco il commento-denuncia dei carabinieri, inserito nella parte finale dell’informativa inviata il 19 novembre 2012 al pubblico ministero di Busto Arsizio: «Questi scenari, di estrema delicatezza, che coinvolgono il ministro dell’Economia, la sua ex moglie, l’ad di Finmeccanica (all’epoca ancora Orsi, ndr) il direttore generale di Finmeccanica (in quel momento Pansa, ndr), e altri soggetti a vario titolo coinvolti, si intrecciano con le indagini in corso e influenzano il ministro Vittorio Grilli nel prendere iniziative e/o decisioni a tutela degli azionisti e dell’azienda di Stato, perché tutti in qualche modo sono coinvolti e/o ricattabili, demandando quindi, in ultima analisi, le decisioni alla magistratura».
Come a dire che, a causa dei vari interessi in gioco, ciascun protagonista aveva qualche titolo per chiedere o pretendere interventi che potevano influire sui tentativi di fare luce sulle presunte tangenti pagate per la fornitura di elicotteri militari all’India, se sono rientrate in Italia e nelle tasche di chi. Una delle ipotesi investigative tratteggiate con chiarezza nel rapporto dell’Arma, è che circa 12 milioni di euro siano serviti a finanziare la Lega Nord, in cambio dell’appoggio a Orsi nella corsa alla poltrona di amministratore delegato. Ai magistrati ne hanno parlato l’ex responsabile delle relazioni esterne di Finmeccanica Borgogni e Giuseppe Zampini, uno dei vertici di Ansaldo che aspirava all’incarico conferito a Orsi.
Nella ricostruzione dei carabinieri, i soldi rientrati furono sottratti al compenso di uno dei mediatori, l’inglese Christian Michel. E nel rapporto si legge: «Il periodo (marzo-aprile 2011) della richiesta di Orsi ad Hasckhe (altro mediatore inquisito, ndr) di "retrocedere", tramite Christian Michel, 12 milioni di euro, è coincidente con le ferventi trattative politiche per scegliere il sostituto di Guarguaglini (ex ad di Finmeccanica, ndr) e come detto la Lega Nord e Roberto Maroni, all’epoca ministro dell’Interno del governo Berlusconi, hanno avuto un ruolo decisivo "soffiando" all’ultimo giorno l’incarico a Zampini». In una telefonata del 1° dicembre 2011, riferiscono ancora gli investigatori, «Orsi riconosce apertamente a Maroni questo merito», mentre in un’altra del 21 dicembre i due affrontano altre questioni.
Orsi invita l’allora ministro ad approfittare della sua casa a Corvara, «che rimane vuota» per qualche giorno di vacanza durante la pausa natalizia, dopodiché Maroni chiede: «Senti una cosa... Per quanto riguarda l’Aermacchi, l’ex Aermacchi quella che sarà, insomma, come funziona poi adesso con la fusione, il consiglio di amministrazione?». Risposta di Orsi: «Considera che fondendo... li stiamo fondendo, credo che sia previsto che rimanga uno, che credo sia Mascetti, credo... e uno di qua, uno di là agli altri interni». «Ah, ok», dice Maroni prima degli auguri di buon Natale. Il nome accennato da Orsi è verosimilmente quello di Andrea Mascetti, leghista di Varese considerato molto vicino a Maroni, inserito nel consiglio di amministrazione dell’Aermacchi.
In un’altra intercettazione, stavolta ambientale, il mediatore statunitense Guido Ralph Hasckhe parla con lo svizzero Carlo Gerosa, anche lui tra i mediatori dell’affare indiano, e con Luciano Fava, responsabile dell’Alenia-Aermacchi India. È il 17 aprile 2012, e nei mesi precedenti i giornali avevano dato conto dell’inchiesta sull’ente di Stato all’epoca condotta dalla Procura di Napoli. Da cui era emersa, sempre per via delle dichiarazioni di Borgogni, l’ipotesi di acquisto o affitto di capannoni da una società in cui aveva interessi l’ex capogruppo della Lega Nord alla Camera, Marco Reguzzoni. Sia l’interessato che Finmeccanica avevano smentito, ma nel colloquio intercettato Hasckhe dice: «Il problema però è anche generale, voglio dire non è che puoi disfare completamente un’azienda di Stato». «Lo stan facendo... l’hanno già fatto», ribatte Fava, che poi aggiunge: «Guai sulla fuga di notizie vere non ne ho.... c’è poco da fare c’è il discorso Panama, c’è il discorso Omega, quindi». Gerosa: «Anche Lega, Orsi». E Hasckhe: «Beh, no anche Lega, il discorso dei capannoni di Reguzzoni». Fava: «Eh, esatto». Hasckhe: «Agusta aaahh, ha affittato due capannoni li ha affittati va be a cinque milioni insomma...».
Giovanni Bianconi