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 2013  febbraio 20 Mercoledì calendario

SCHEDONE REGIONI IN BILICO E REGIONALI 2013


I 315 senatori sono così distribuiti su base regionale:
in Piemonte al vincitore spetteranno 13 seggi su 22, in Lombardia 24 su 49, in Veneto 14 su 24, in Friuli Venezia Giulia 4 su 7, in Liguria 5 su 8, in Emilia Romagna 13 su 22, in Toscana 10 su 18, in Umbria 4 su 7, nelle Marche 5 su 8, nel Lazio 16 su 28, in Abruzzo 4 su 7, in Campania 16 su 29, in Puglia 11 su 20, in Basilicata 4 su 7, in Calabria 6 su 10, in Sicilia 14 su 24 e in Sardegna 5 su 8.

Negli ultimi sondaggi dell’8 febbraio, prima del black out elettorale, nonostante Pdl e centrodestra siano in rimonta, il Pd e il centrosinistra mantengono un vantaggio abbastanza netto. Ma questo influirà solo alla Camera, mentre al Senato conta solo il voto su base regionale. Ed ecco che le analisi per il voto si concentrano su cinque regioni considerate in bilico: Sicilia, Campania, Lombardia, Veneto e Puglia. In realtà, ormai in bilico sembrano essere solo Lombardia e Sicilia. Ecco gli ultimi dati dell’8 febbraio di Euromedia Research, istituto considerato vicino al Pdl, ma che ha preso in considerazione le più credibili forbici di voto.

Lombardia. La Lombardia è la vera regione chiave di queste elezioni 2013. Qui il centrodestra sembra aver concluso l’operazione sorpasso sul centrosinistra, anche se i giochi non sono ancora conclusi. Berlusconi e i suoi sono accreditati tra il 35,4 e il 36,5%. Mentre Bersani e la coalizione Italia Bene Comune hanno dati più ballerini: tra il 32,9 e il 36,3%. Centrodestra in vantaggio quindi, ma la partita è ancora aperta.

Campania. Anche in Campania c’è una certa sovrapposizione, ma qui è il centrosinistra a conservare un vantaggio che - a meno di sorprese - dovrebbe consentirgli di portare a casa il risultato: Pd e soci sono dati tra il 30,5 e il 33,9%. Il centrodestra è poco dietro tra il 29,3 e il 32,7%. Qui è fondamentale il dato di Rivoluzione Civile: il partito di Ingroia è dato tra il 7 e il 9%. Poiché la soglia di sbarramento per entrare al Senato è dell’8%, c’è la possibilità che Rc la superi e porti via qualche senatore alla coalizione che in Campania arriverà seconda.

Puglia. La situazione in Puglia è abbastanza tranquilla per il centrosinistra, che rimane tra il 35,6 e il 39%, mentre la coalizione guidata da Berlusconi è indietro, tra il 30,7 e il 34,1%. Tra le due forbici non c’è nessuna sovrapposizione, cioè il dato più basso del Csx è comunque migliore del dato più basso del Cdx. Il che dovrebbe portare la garanzia che la partita - in una regione peraltro quasi rossa e terra di Nichi Vendola - sia chiusa.

Veneto. Stessa condizione del centrodestra in Veneto: per qualche tempo Bersani aveva coltivato qualche speranza di vincere in una regione feudo di Pdl e Lega, ma ormai è chiaro come si fosse trattato solo di vane speranze: la coalizione del centrodestra è tra il 39,5 e il 43,1%. Mentre Bersani, Vendola & co. sono tra il 32,5 e il 35,9%. Regione non più in bilico, quindi.

Sicilia. E questa regione è in bilico per davvero: Berlusconi e i suoi sono tra il 29 e il 32,2%, la coalizione di centrosinsistra è tra il 28,7 e il 31,9%. Margini quasi inesistenti e parità assoluta. Da sottolineare come in questa regione continui a dare fortissimo il Movimento 5 Stelle, che prende il voto più alto tra le regioni prese in considerazione (tra il 15,2 e il 17,8%).

Gli altri sondaggi dell’8 febbraio

Gli ultimi sondaggi dell’8 febbraio dell’istituto Ispo di Renato Mannheimer: il centrosinistra è al 34,9 (Pd 29,9; Sel 4,2; Cd 0,8), il centrodestra è al 29,8 per cento (Pdl 21,2; Lega Nord 5,2; La Destra 1,4; FdI 1,5; altri 0,5), il centro al 12,5 (Monti 9,5; Udc 2; Fli 1), M5S al 16,4, Rivoluzione Civile al 3,9, Amnistia Giustizia e Libertà allo 0,8; Fare per fermare il declino all’1. Gli indecisi o astenuti sono il 27,4 per cento.
Secondo un sondaggio Ipr Marketing il centrosinistra è al 34,7 (-0,7 rispetto al 28 gennaio), il centrodestra al 28,6 (+0,5), Grillo al 15,5 (+0,9), il centro al 14 (-0,8), Ingroia al 4,5 (-0,2), Giannino all’1,5 (+0,5).

Ipr marketing ha testato le intenzioni di voto al Senato nelle cosiddette regioni in bilico. Inumeri di Ipr sono questi:

Lombardia:
centrosinistra 34 (-1 rispetto al 28 gennaio)
centrodestra 33
centro 12 (-1)
M5S 14
Altri 7

Veneto:
centrosinistra 32
centrodestra 40
centro 11 (-2)
M5S 13
Altri 4

Campania:
centrosinistra 34
centrodestra 30
centro 17 (-1)
M5S 10
Altri 9

Puglia:
centrosinistra 35
centrodestra 33 (+1)
centro 13 (-1)
M5S 14
Altri 5

Sicilia:
centrosinistra 33 (-1)
centrodestra 34
centro 13 (-2)
M5S 15
Altri 5

D’Alimonte sul Sole 24 Ore dell’8/2/2013: «Può servire fare un confronto con la campagna elettorale del 2006. Allora a due settimane dal voto il distacco tra l’Unione di Prodi e la Casa delle libertà di Berlusconi era di circa tre punti, oggi è più di sei. Nel 2006 il distacco rilevato ora era più o meno quello esistente a quattro mesi dal voto che poi si è ridotto a un misero 0,1. Quindi Berlusconi in quella campagna recuperò sei punti in quattro mesi. In questa campagna sei punti il Cavaliere li ha già recuperati. Infatti i dati Ipsos di fine ottobre 2012 indicavano un distacco di ben 12 punti tra centrosinistra e centrodestra. Il recupero di Berlusconi quindi c’è già stato ed è rilevante. Non c’è dubbio che molti elettori delusi che lo avevano abbandonato siano tornati sui loro passi. Alcuni per convinzione, altri per mancanza di meglio. Lo dimostra il progressivo calo nello stesso periodo della percentuale degli indecisi. Ma è realistico immaginare che tra gli attuali indecisi ci siano ancora tanti potenziali elettori berlusconiani da consentire al Cavaliere di ottenere alla Camera un voto più di Bersani e vincere il premio. In pratica Berlusconi, tra oggi e il 24 febbraio, dovrebbe recuperare tanti voti quanti ne ha riconquistati negli ultimi mesi. Ma lo deve fare avendo a disposizione meno tempo e soprattutto meno elettori ancora disponibili sul mercato elettorale».

Un’analisi più approfondita sempre di D’Alimonte sul sole 24 del 9/2/2013: […] Abbiamo ipotizzato sulla base delle attuali intenzioni di voto che in 13 regioni il risultato sia favorevole alla coalizione di Bersani che quindi parte con una dotazione di seggi, corrispondenti ai 13 premi. Inoltre abbiamo stimato che la stessa coalizione ottenga 4 seggi in Trentino Alto Adige (di cui 2 dell’alleata Svp), 3 nella circoscrizione estero e uno in Molise. In tutto fanno 108 seggi. Poi ci sono le regioni in bilico. Sono quattro al momento. Abbiamo fatto diverse simulazioni a seconda dell’esito in ciascuna delle quattro regioni. Con questo tipo di analisi vogliamo rispondere a due domande. A quali condizioni Pd e Sel potrebbero non raggiungere la maggioranza assoluta dei seggi al Senato (158)? In quali circostanze la lista Monti potrebbe fare maggioranza con il Pd senza Sel?
Cominciamo da una ipotesi estrema. Se la coalizione di Bersani vincesse il premio in tutte e quattro le regioni in bilico avrebbe una maggioranza di 179 seggi. Prodi nel 2006 ne ottenne 158. Berlusconi nel 2008 ne prese 174. In questi calcoli la Lombardia ha un peso molto rilevante, come abbiamo fatto notare in altre occasioni, ma potrebbe anche non essere decisiva. Dopo l’accordo tra Pdl e Lega questa regione va certamente annoverata tra quelle contendibili. Però la perdita della sola Lombardia darebbe comunque a Bersani una maggioranza di 164 seggi. Ma la perdita della Lombardia insieme a quella di una qualunque altra delle regioni critiche priverebbe la coalizione di centrosinistra della maggioranza assoluta in Senato. Per esempio, senza il premio in Lombardia e Veneto i seggi sarebbero 155. Perdendo in tutte e quattro le regioni sarebbero 135. Eppure nemmeno in questo caso la coalizione di Berlusconi avrebbe la maggioranza relativa dei seggi. Si fermerebbe a 102 contro i 135 di Bersani. E Monti sarebbe comunque l’attore decisivo. Quindi anche se il centrosinistra perdesse in tutte queste quattro regioni potrebbe comunque contare sulla maggioranza assoluta insieme alla lista Monti.
È possibile che Berlusconi possa diventare l’attore decisivo al Senato? In altre parole è possibile che la sinistra di Bersani e il centro di Monti non riescano a fare maggioranza? Se Berlusconi vincesse nelle quattro regioni in bilico e anche in Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Puglia e Calabria, il centrosinistra avrebbe 112 seggi, Monti 40 e Berlusconi 126. Insieme sinistra e centro arriverebbero a 152, sei meno della maggioranza. Né basterebbero gli arancioni di Ingroia. Ma il punto è un altro. Non è credibile che Berlusconi possa vincere in tutte le regioni di questa simulazione. E questo vuol dire che non è credibile che Berlusconi possa giocare un ruolo decisivo al Senato. Sarà Monti a poter occupare eventualmente questa posizione. A meno che il suo consenso, che è oggi intorno al 15%, non scenda sotto la soglia fatale dell’8%. Se questo accadesse i nostri calcoli andrebbero rivisti completamente. Ma per completare il quadro occorre aggiungere che non è affatto escluso che la coalizione Pd-Sel possa vincere in tutte le 17 regioni rendendo così non strettamente indispensabile il sostegno della lista Monti. La Sicilia è forse la più incerta ma anche senza il premio siciliano Bersani potrebbe governare, sul piano numerico, senza allargare la sua maggioranza. E lo stesso vale, come già detto, se al posto della Sicilia ci fosse la Lombardia.
Resta la questione della possibilità di un governo Pd-Monti al posto di un governo Pd-Sel, nel caso in cui un governo Sel-Pd-Monti non riuscisse a funzionare. Lasciamo da parte le valutazioni politiche su una soluzione del genere e guardiamo solo alla sua praticabilità numerica. Sulla base delle nostre stime Sel dovrebbe contare su una ventina di senatori. Monti, se il suo consenso resta a questi livelli, ne avrebbe circa 41. Sono numerosi i casi in cui togliendo alla coalizione di centrosinistra i 20 seggi di Sel e aggiungendo i 41 di Monti il risultato finale sarebbe comunque superiore a 158. Solo nel caso in cui la coalizione Pd-Sel perdesse in tutte e quattro le regioni in bilico i seggi della lista Monti non basterebbero a compensare quelli di Sel. E tutti tre – Pd, Sel e Monti – dovrebbero stare necessariamente insieme. Ma è una ipotesi remota.

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Elezioni Regionali in Lombardia, Lazio e Molise

Il 24 e 25 febbraio si voterà anche per le regionali in Lombardia (dove gli elettori sono 7.782.245 in 9.229 sezioni), nel Lazio (4.784.798 in 5.268 sezioni) e Molise (334.134 in 393 sezioni). Complessivamente per le regionali voteranno 12.901.177 persone.

La scheda elettorale per le regionali è di colore verde, gli orari di voto sono gli stessi della elezioni politiche.

Il mandato degli eletti nei consigli regionali è di cinque anni. A differenza delle comunali e delle provinciali, il presidente di una Regione è sempre scelto al primo turno, anche se non supera il 50% dei voti.

Lombardia
In Lombardia sono le prime elezioni anticipate nella storia della Regione. Il 26 ottobre è stata approvata la nuova legge elettorale regionale. La legge conserva l’elezione diretta del presidente della Regione e degli 80 consiglieri ma abolisce la lista regionale, ovvero il listo bloccato con il quale il presidente eletto portava con sé altri 15 consiglieri. Il nuovo statuto regionale impedisce al presidente di superare i due mandati (Formigoni era al quarto). Alla coalizione vincente sarà assegnato un premio di maggioranza grazie al quale avrà almeno 44 consiglieri (55% dei seggi se vince con almeno il 40%), 48 consiglieri (60% dei seggi se vince con un risultato tra il 40% e il 60%), o più, in proporzione al risultato ottenuto ma non oltre il 70%.

L’elettore, nell’unica scheda, può votare il presidente, un partito, e indicare una sola preferenza per il consigliere. È ammesso il voto disgiunto tra presidente e partito o consigliere.

Gli sfidanti in Lombardia sono:
• Umberto Ambrosoli (Pd, Sel, Lista Di Stefano, Idv, più liste minori)
• Roberto Maroni (Lega Nord, Pdl più altre liste)
• Gabriele Albertini (lista civica Monti, Fli e Udc)
• Carlo Maria Pinardi (Fare per Fermare il Declino)
• Silvana Carcano (Movimento 5 Stelle).

Sondaggi:
Secondo l’ultimo sondaggio reso noto da Datamonitor Maroni (40%) oltrepassa di poco Ambrosoli (38%). Seguono Gabriele Albertini e Silvana Carcano, entrambi al 10%. Ultimo Carlo Maria Pinardi, di Fermare il Declino, con il 2%. Non cambia particolarmente la fotografia prendendo in considerazione le liste. Nel centrodestra il Pdl è nettamente il primo partito con il 18,5% dei consensi. Seguono la Lega Nord con l’11% e la lista Maroni Presidente con il 4%. Buon risultato per la lista di Tremonti ("Lavoro Libertà"), che conquista il 2% dei rispondenti. Poi Fratelli d’Italia e la Destra con l’1,5% ciascuno e, a chiudere, le liste minori con l’1% complessivo. Nel centrosinistra il Pd si conferma il primo partito in regione (28%), a seguire Sel (3,5%) e il Patto Civico con Ambrosoli (3%). L’Idv convince il 2% dei rispondenti. Sempre al 2% la somma delle altre liste di coalizione (Etico a Sinistra e Centro Popolare Lombardo).

Lazio
Anche nel Lazio le elezioni sono anticipate. Lo scioglimento del consiglio regionale è avvenuto il 28 settembre 2012. I consiglieri da eleggere sono stati ridotti da 70 a 50 (40 con le preferenze, 10 nel listino, più il presidente, rifacendosi al Tatarellum che preve l’80% degli eletti con il proporzionale e il 20% con metodo maggioritario).

Gli sfidanti principali sono:
• Nicola Zingaretti (Pd, Sel)
• Francesco Storace (La Destra, Pdl, Grande Sud, Mir e liste minori)
• Giulia Bongiorno (lista Monti, Fli e Udc)
• Davide Barillari (Movimento 5 Stelle)
• Sandro Ruotolo (Rivoluzione Civile)
• Simone Di Stefano (CasaPound)

Sondaggi:
Gli ultimi sondaggi Ipsos - Tecnè all’8 febbraio dicevano:
Nicola Zingaretti 42,2%
Francesco Storace 31,1%
Giulia Bongiorno 9,7%
Davide Barillari 10,8%
Sandro Ruotolo 2,7%

Molise
Il 29 ottobre 2012 il Consiglio di Stato ha annullato le elezioni regionali del 2011 in Molise per vizi di forma nella presentazione delle liste da parte del candidato del centrodestra Michele Iorio, che aveva vinto per meno i mille voti sullo sfidante Paolo Di Laura Frattura.

Il consiglio regionale molisano ha approvato il primo ottobre del 2012 una legge che abbassa il numero dei consiglieri da 30 a 20 più il presidente della giunta.

Gli sfidanti sono:
• Paolo Di Laura Frattura (Pd, Sel, Idv, Psi)
• Michele Iorio (Pdl, Udc, La Destra, Grande Sud)
• Antonio Federico (Movimento 5 Stelle)

Sondaggi:
In Molise Beppe Grillo si è portato piuttosto avanti nei sondaggi, raggiungendo il 50% dei consensi su un campione composto a 24.000 votanti. A seguire c’è il PD con il 20% dei favori e poi ancora il PdL con circa il 10%. Quindi sarebbe in vantaggio Antonio Federico, il candidato sostenuto dal Movimento 5 Stelle, il quale presenta delle liste in tutte le circoscrizioni. Seguirebbe Paolo Di Laura Frattura, che è sostenuto da 9 liste in provincia di Campobasso e 6 liste in provincia di Isernia, e poi Angelo Michele Iorio, che è sostenuto da 5 liste, di cui 4 presenti in tutte le circoscrizioni.