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 2013  febbraio 19 Martedì calendario

DRAGHI: «SU MPS ATTIVITÀ CRIMINALI»

[Assolta Bankitalia: «Ha fatto tutto quello che doveva, inviai io due ispezioni. E l’Fmi mi dà ragione»] –
Le preoccupazioni per un’economia reale da cui non arriva «nessun miglioramento »; l’invito reiterato ai governi a non abbandonare il sentiero delle riforme; una sostanziale assoluzione dell’ultimo vertice del G20, perché parlare di guerra dei cambi è «veramente eccessivo ».Ma poi,davanti all’Europarlamento, Mario Draghi non ha potuto ieri fare a meno di tornare sulla mala gestio del Monte dei Paschi. È un doppio binario quello su cui si è mosso il presidente della Bce nel suo intervento. In prima battuta, ecco il j’accuse contro un tracollo finanziario dietro al quale «mi pare ci sia non solo un problema di gestione bancaria, ma anche un problema di attività criminali ».Ma Bankitalia,di cui all’epoca dei fatti Draghi era governatore, ha fatto quanto in suo potere per portare alla luce le malefatte della banca? Il numero uno dell’Eurotower ha mantenuto la linea autodifensiva dei giorni scorsi: «Non dimenticatevi- ha detto, rivolgendosi ai deputati di Bruxelles che sono io ad aver mandato le due ispezioni a Mps».Via Nazionale ha poi fatto «quel che doveva e in modo accurato». A riconoscerlo è stato anche l’Fmi, ha sottolineato Draghi, secondo cui la Banca centrale italiana «ha preso azioni puntuali e appropriate- nei limiti nel quadro legale - per affrontare la situazione di Mps», su cui c’era una «stretta sorveglianza», mentre «l’azione di supervisione è aumentata in modo appropriato quando i problemi di Mps sono diventati acuti».
Draghi ha quindi glissato sulla questione spinosa delle fondazioni bancarie, spostando l’attenzione sullo stato di salute del sistema creditizio tricolore. C’è il rischio che possa affiorare un altro bubbone del tipo senese? No, ha assicurato il capo della Bce, quello di Mps è «un caso isolato». Dal suo punto di osservazione, Draghi vede che le nostre banche, dopo aver dimostrato capacità di resistenza alla prima fase della crisi non avendo avuto bisogno del sostegno dello Stato, oggi soffrono «dell’esposizione alla prolungata recessione». Pur avendo spalle robuste in termini di capitalizzazione, il comparto denuncia tuttavia qualche fragilità proprio perché «si iniziano a vedere gli effetti dei prestiti in sofferenza o di tassi di interesse tenuti bassi per lungo tempo».
L’aumento degli impieghi di difficile riscossione è una delle cause alla base di quel fenomeno, non solo italiano, che va sotto il nome di credit crunch . Draghi ha osservato come la rarefazione del credito sia anche provocata dalla «mancanza di domanda »,ma più in generale c’è un problema di mancato trasferimento alle imprese della liquidità extra di cui gli istituti dispongono grazie anche ai 1.000 miliardi di euro messi a disposizione proprio dalla Bce. Un problema, ha ricordato, soprattutto «per le piccole e medie imprese che forniscono il 75% dell’occupazione ». Come veicolare queste risorse verso questo mondo imprenditoriale «resta una sfida» non ancora vinta.
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«I VERTICI SAPEVANO TUTTO DEL CAOS SUI DERIVATI» [Per il Gip «Mussari e i suoi hanno occultato la verità» Altre carte nella cassaforte di Vigni. Sentito Manciulli (Pd)] –
Mentre la procura di Firenze interroga sul «contesto politico di Mps» legato al crac Ginori, il segretario regionale del Pd toscano Andrea Manciulli, dalle carte senesi traspare la responsabilità dei vertici di Mps anche sul filone «derivati ». Nelle 26 pagine dell’ordinanza d’arresto per Gianluca Baldassarri, l’ex capo di Area Finanza della banca senese, si inizia a intravedere una timida luce nel buio del Montepaschi.
FUGA E AMICI POTENTI
Per il gip Baldassarri deve stare in carcere perché «dispone di ingenti mezzi finanziari, di proprietà all’estero e di interrelazioni personali (nonché di incontrollabili mezzi di comunicazione) tali da garantirgli alla bisogna una fuga sottraendosi così alla giurisdizione». Che voglia scappare lo si deduce dalla disposizione data a Banca Profilo di liquidare un dossier titoli del valore di oltre un milione di euro».
MUSSARI «RESPONSABILE»
Se Baldassarri è un responsabile, anche altri, a vario titolo, hanno le loro colpe. Dice il gip: i vertici di Mps erano ben consapevoli delle operazioni in derivati che stavano portando avanti e ne hanno nascosto i contratti nel corso delle ispezioni Bankitaliane di vigilanza. «Dall’esame degli atti - si legge nell’ordinanza- si può affermare che fino alla primavera scorsa la gestione realizzata dal management e dai soggetti che hanno ricoperto ruoli apicali ha posto l’istituto (Mps, ndr ) in una condizione di precario equilibrio economico finanziario ». E nonostante fosse ben chiara la situazione «da parte di Bankitalia che ha effettuato frequenti e specifiche ispezioni» i vertici della banca senese hanno «elaborato e condiviso scelte gestionali dagli esiti, quanto meno, incerti e i cui profili negativi erano ben loro presenti con la conseguenza che alcune di dette operazioni risultavano non ostensibili non solo all’organo di vigilanza, ma alla stessa società di revisione ».
Il J’ACCUSE DI RICCI
Raffaele Ricci, il manager che quando è in Dresdner vende Alexandria, e poi lo ristruttura essendo passato in Nomura, spiega così ai pm senesi perché Baldassarri e Vigni erano certamente al corrente del legame tra la ristrutturazione del derivato e l’acquisto dei Btp: «Ho discusso numerose volte con Baldassarri di tutti i termini dell’operazione (...). Con lui ho scambiato numerose mail, fatto incontri e conference call aventi ad oggetto l’operazione Alexandria. Ho incontrato Vigni a Londra durante una conferenza: sono pressoché certo che tale conferenza si è svolta prima della telefonata tra i vertici di Nomura e quelli di Mps. Vigni mi fece capire che era soddisfatto della collaborazione intrapresa e del lavoro svolto fino a quel momento e auspicava vivamente che l’operazione potesse andare a termine (...)».
IL VERBALE DI VIGNI
L’ex numero due di Mps, Antonio Vigni, fedelissimo di Mussari, si difende così: «La ristrutturazione di Alexandria è stata seguita da Baldassarri (...). L’unico documento che lega la complessiva operazione condotta con Nomura è la lettera di mandato. Mi assumo ogni responsabilità nel senso che avevo compreso che quella lettera legava le operazioni e che Mps si impegnava a realizzare una piena disclosure dei termini effettivi dell’operazione.
Ho custodito la lettera nella mia cassaforte perché Baldassarri mi aveva detto che era un documento delicato. Mi sono sempre fidato ciecamente di Baldassarri. Ricordo la call conference con Nomura.Circa un’ora prima della call conference io e Baldassarri incontrammo il Presidente, e gli dissi che si trattava di un’operazione utile per la Banca e che era necessario fare una conference call con quelli di Nomura perché la banca giapponese voleva essere garantita che noi avessimo compreso tutti i termini dell’operazione e del fatto che ne avremmo data piena informazione agli auditor. Non so dire se Mussari fosse già stato informato dell’operazione Alexandria dallo stesso Baldassarri». Intanto l’ad Viola conferma, a verbale, di aver trovato altre carte nella cassaforte di Vigni » e di averle consegnate ai pm di Siena.