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 2013  febbraio 20 Mercoledì calendario

PEDOFILIA, I CARDINALI ELETTORI CHE IMBARAZZANO IL VATICANO

La legge è la legge. E così nessuno, nemmeno Joseph Ratzinger in persona, può costringere un cardinale elettore a non prendere parte al conclave. Nemmeno se sulla sua coscienza gravano pesi enormi. Magari macigni, come l’avere spostato un prete pedofilo da una parrocchia all’altra pur conoscendo la pericolosità del soggetto. «Nessun cardinale elettore potrà essere escluso dall’elezione sia attiva che passiva per nessun motivo o pretesto» recita il punto 35 della costituzione che regola l’elezione del Sommo Pontefice. E così, a meno che le norme non vengano ritoccate in extremis con un Motu Proprio da Benedetto XVI prima di ritirarsi a Castelgandolfo, non si intravedono ostacoli di sorta per il tragitto Los Angeles-Roma che si agginge a fare l’ex arcivescovo di Los Angeles. Mahony potrà tranquillamente prenotare l’aereo e presentarsi per eleggere il successore di Benedetto XVI. E sicuramente non mancherà di essere presente il 28 febbraio, nella sala Clementina, al saluto finale di Benedetto XVI ai cardinali. Il clamore dell’affaire Mahony ripropone ciò che già accadde nel conclave del 2005 con il cardinale Bernard Law, l’ex arcivescovo di Boston trasferito da Papa Wojtyla in Vaticano tre anni prima per evitargli seri guai giudiziari dato che coprì in diocesi crimini di predatori seriali. Una storia orribile.
LA POSSIBILE RINUNCIA
In Vaticano si evitano commenti. C’è imbarazzo. E anche se l’eco delle proteste naturalmente scuote si cerca di gettare acqua sul fuoco, di minimizzare un po’. «Se la sua presenza crea difficoltà o imbarazzi potrebbe essere opportuno rinunciare. La decisione però spetta solo alla coscienza del cardinale Mahony» afferma il Penitenziere, padre Girotti. Servirebbe un esame di coscienza, cosa che non guasterebbe forse ad altri cardinali in conclave. Basta spulciare qui e là l’elenco dei 117 elettori, fare una ricerca su un database per individuare l’esistenza di altri porporati lambiti da scandali, colpiti da critiche per la gestione degli abusi, episodi scottanti legati ad un passato che si vorrebbe rimuovere per il buon nome della Chiesa. Insomma, il caso Mahony non risulta isolato. Un altro cardinale statunitense colpito dallo scandalo pedofilia è Justin Francis Rigali. Nel 2011 si dimise dal governo della diocesi di Philadelphia ufficialmente per raggiunti limiti di età, ma negli ultimi mesi del suo mandato si è trovato ad affrontare il peso di un report del Grand Jury che accusava l’arcidiocesi di non essere riuscita a fare chiarezza sulle accuse a carico di 37 sacerdoti. In Belgio, invece, ancora fanno male le accuse contro Godfried Danneels, per anni simbolo di un cattolicesimo moderno. Tre anni fa la polizia gli sequestrò il computer personale per verificare se avesse coperto i preti-orchi. E ancora. In Irlanda ha fatto scalpore la chiamata del cardinale Séan Baptist Brady, primate dei vescovi irlandesi che l’anno scorso Benedetto XVI ha commissariato senza pensarci un attimo. Anche Brady non avrebbe fatto pulizia e isolato le mele marce esistenti, aggiungendo alla già lunga lista dei ragazzini stuprati, altre piccole vittime. Dai racconti un inferno sulla terra. Una commissione parlamentare ha accertato tutto, portando alla luce situazioni scabrose avvenute decenni fa all’interno di istituti religiosi, orfanotrofi, scuole, parrocchie. Brady alla Bbc ha spiegato che all’epoca dei fatti il Vaticano non aveva diffuso delle linee guida chiare in caso di denuncia o di abusi. Come se il bene e il male dovessero per forza essere codificati per essere riconosciuti. La bufera degli scandali non ha risparmiato nemmeno il cardinale australiano Pell; diverse associazioni di vittime lo ritengono responsabile di una governance omertosa. Un altro cardinale è quello messicano Rivera Carrera, tirato in ballo dalla Corte Suprema di Los Angeles per avere coperto violenze su minori di un sacerdote che aveva prestato servizio nella sua diocesi. Lui si è difeso sostenendo che erano tutte calunnie per infangare la Chiesa messicana.
MACIEL
Su di lui così come su altri cardinali (elettori) da Dziwisz (segretario di Wojtyla), a Sandri, a Rodè l’ombra inquietante di padre Maciel si allunga con la sua scia di crimini orrendi, stupri, bugie, droghe. Persino figli naturali (anche questi abusati). Eppure erano in tanti a conoscere la doppia vita del fondatore dei Legionari di Cristo, morto nel 2008 e punito da Benedetto XVI. Ma preferirono far finta di non vedere. Come Pilato. Un brutto esempio per iniziare un conclave.