Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  febbraio 19 Martedì calendario

QUELLA BATTAGLIA SUL CONCLAVE ANTICIPATO COSÌ LA DATA CAMBIA I DESTINI DELLA CHIESA


REGNA l’incertezza sull’inizio del conclave, un conclave che potrebbe essere anticipato. A creare una certa tensione concorrono gli stessi cardinali con alcune dichiarazioni preoccupate. Per chi deve entrare in conclave il tempo è poco, per riflettere, discutere e anche per conoscersi meglio. «Le dimissioni di papa Benedetto XVI, piovute come un fulmine a ciel sereno su tutta la Curia, direbbero che c’è qualcosa di cui discutere, e nove giorni non sarebbero forse bastevoli, altro che troppi», ha dichiarato il cardinale Timothy M. Dolan. Ma si può anticipare l’inizio del conclave? E di quanti giorni? Cosa dice in proposito il regolamento?
Secondo le attuali regole del conclave i cardinali devono attendere i cardinali assenti per quindici giorni, salva la possibilità che il collegio cardinalizio ne consenta la proroga per qualche giorno. Trascorsi i venti giorni dall’inizio della Sede vacante, «tutti i cardinali elettori presenti procedano all’elezione».
Ma come è nato questo spazio di tempo di quindici-venti giorni? Per saperlo occorre risalire al Medioevo. Ossia al decreto di elezione con cui, nel 1274, il secondo concilio di Lione, su proposta di Gregorio X (1271-1276), prescrisse che i cardinali dovevano attendere soltanto dieci giorni per rinchiudersi «in conclave». Lo spazio di tempo di dieci giorni coincide dunque con la nascita del conclave.
Ma perché dieci giorni? In fondo allora erano pochi. Molti cardinali erano in legazione in paesi lontani. Gregorio X era però stato eletto dopo la più lunga Sede vacante della storia del papato romano. Per quasi tre anni (1268-1271) i cardinali non erano riusciti a mettersi d’accordo. Imponendo ai cardinali di riunirsi in conclave entro dieci giorni, Gregorio X volle impedire il prolungarsi, oltre il ragionevole, delle Sedi Vacanti. Alla sua morte (10 gennaio 1276), avvenuta ad Arezzo, i cardinali rispettarono il decreto, riunendosi in conclave dieci giorni dopo: era la prima volta. E anche vent’anni dopo, dieci giorni dopo la rinuncia al pontificato di Celestino V (13 dicembre 1294), i cardinali entrarono in conclave ed elessero Bonifacio VIII il giorno dopo, vigilia di Natale.
Il termine di dieci giorni rimase ufficialmente immutato fino al 1922: nella storia del papato si conta sempre in secoli...
Pio XI prorogò allora di cinque giorni l’entrata in conclave per permettere a tutti i cardinali di arrivare in tempo utile. E concesse altri tre giorni ai ritardatari che si fossero presentati a conclave già iniziato.
E prima di Pio XI? Il termine di dieci giorni fu sempre rispettato? In molti casi sì, in altri casi, forse più numerosi, no. Un conclave non fu però mai aperto
prima che fossero trascorsi dieci giorni dalla morte del papa. Per eleggere il papa, i cardinali dovevano infatti attendere la fine dei funerali del papa defunto, che dalla fine del Duecento in poi durano proprio nove giorni.
Facciamo un esempio. Sisto IV morì a Roma il 12 agosto 1484. Il conclave avrebbe dovuto aprirsi il 22 agosto, ma i funerali
non erano ancora terminati. Il 24, ultimo giorno dei novendiali, il conclave non era pronto. I cardinali decisero allora di celebrare un’altra messa funebre per l’anima del defunto pontefice e diedero inizio al conclave il giorno successivo, 25 agosto.
Il rispetto dei dieci giorni poteva scontrarsi con contingenze di natura politica. Gregorio
XVI, morto il 1 giugno 1846 dopo un pontificato non dei più tranquilli, aveva emanato più volte nuove disposizioni per il conclave, permettendo ai cardinali di procedere anche «subito » all’elezione del nuovo pontefice. La mattina dopo la sua morte, i cardinali, non temendo pericoli imminenti, rispettarono la procedura consueta. La sera del 14 giugno, nel pieno rispetto dei dieci giorni, i cardinali entrarono in conclave, l’ultimo che si tenne al Quirinale, ed elessero papa Pio IX.
Qualche decennio prima, Pio VI (1775-1799) si chiese con una certa emozione: «Forse che si può imporre una ben definita norma alla indefinita difficoltà di tempi assai agitati?». Ovviamente no. Ed è per questa ragione che concesse ai cardinali la possibilità di «mitigare quella consuetudine e norma dei dieci giorni», ossia «di non attendere il termine di dieci giorni dalla vacanza della Sede Apostolica».
La situazione odierna non può certo essere paragonata a quella di Pio VI, il papa che fu testimone della Rivoluzione francese (1789) e della fine della Repubblica di Venezia (1797)! Erano tempi effettivamente agitati. Ora i tempi sono però incerti, per la situazione creatasi nella Chiesa con la rinuncia di Benedetto XVI al papato. E quindi anche la data di inizio del conclave suscita un dibattito e un inedito interesse mediatico. Sebbene il problema in sé non sia importante, vista la grande flessibilità cui la storia delle elezioni papali ci ha abituato.