Giuditta Marvelli, CorrierEconomia 18/02/2013, 18 febbraio 2013
PORTAFOGLIO ELETTORALE. LE RICETTE ITALIANE DEI GESTORI INTERNAZIONALI
Qualche tensione sullo spread, ma nulla che si possa definire una vera e propria marcia indietro rispetto alla rimonta realizzata in un anno dai nostri Btp rispetto ai Bund tedeschi. Qualche scivolone in Piazza Affari, dovuto soprattutto agli scandali giudiziari in cui sono coinvolte Eni-Saipem, Finmeccanica e Banca Montepaschi.
Ragioni
Il bilancio della campagna elettorale italiana sui mercati finanziari domestici si riassume in questi due «qualche» che certificano la scommessa su un’ipotesi ben precisa: il fatto che dalle urne esca un governo in grado di durare e di proseguire sulla via delle riforme in chiave europea. Gli operatori nazionali ne sono convinti: «Se così non fosse — dice Giuliano Cesareo, presidente di Augustum Opus Sim — nell’ultimo mese avremmo avuto ricadute molto più pesanti sia sul fronte dei titoli di Stato che su quello delle azioni».
Certo le incognite sul risultato finale non mancano e il fuggi fuggi degli investitori potrebbe verificarsi tra un paio di settimane, se il verdetto fosse troppo incerto. O troppo diverso dalle aspettative.
Neil Dwane, chief investment officier per l’Europa di Allianz Global investor, guarda avanti. Immagina un secondo trimestre 2013 con un governo insediato che fa delle cose e lo mette già in guardia da pericolosi (almeno per chi guarda dall’estero) allentamenti del rigore. Perché, spiega, «In Italia sarebbero sufficienti limitati tagli di bilancio per raggiungere un punto di equilibrio e bloccare l’aumento del debito pubblico, diversamente dalla situazione in cui versano Spagna, Francia e Regno Unito, il cui disavanzo di bilancio sfiora il 10% lordo». Insomma Italia osservata speciale, come sempre negli ultimi anni. Con qualcuno disposto a riconoscere che qualche numero giusto si vede anche sotto l’enorme fardello del debito e la scarsissima capacità di crescita.
Se nel brevissimo si aspetta e basta, a medio e lungo termine, gli investitori azzardano previsioni cautamente ottimiste. «Oserei con un po’ più di azioni, soprattutto europee», dice Cesareo. E Dwane mette l’accento sul profilo multinazionale di molte aziende italiane: «E’ possibile individuare un buon numero di società che hanno una vera impronta globale e una limitata dipendenza dalla crescita del Pil italiano».
Versanti
Quanto al reddito fisso, anche se la relativa calma degli ultimi tempi potrebbe aver disabituato qualcuno alle insidie della volatilità, c’è chi è convinto che il 2013 post elettorale non sarà poi così noioso. «Continuo a vedere opportunità nella periferia dell’Unione monetaria, in particolare sui titoli italiani e spagnoli, e nel settore delle imprese», dice Tanguy Le Saout, responsabile dei portafogli obbligazionari europei di Pioneer im. Secondo il gestore la caccia globale a rendimenti di un qualche interesse può continuare ancora per un po’, «aumentando l’offerta sul mercato corporate e portando ulteriori riduzioni dello spread».
Intanto (vedi articolo a fianco) gli italiani che hanno investito con soddisfazione nei titoli di Stato nazionali negli ultimi 12 mesi si trovano con cedole da impiegare a tassi sempre più bassi. Le offerte del Tesoro sono numerose e articolate, ma per superare il 4% ora bisogna allungare molto la scadenza oppure alzare la posta del rischio con le obbligazioni societarie. Dove non mancano le occasioni. «Perché le aziende — spiega Le Saout — sono desiderose di finanziarsi a buon mercato visto che l’avversione al rischio sta diminuendo».
Giuditta Marvelli