Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  febbraio 18 Lunedì calendario

LA NONNA, LO STRATEGA, I FIDANZATI. UN GIORNO TRA I PARTITI DELLE «SLOT» - C’è

l’umanità che non ti aspetti. Cioè quasi tutta. La slot machine è democratica, non conosce privilegi di casta, di genere o di anagrafe. Cambiano gli stili di approccio, non cambia l’obiettivo: incassare il più possibile con un solo colpetto dell’indice. I luoghi (o i non-luoghi, come direbbe Marc Augé) sono tantissimi, insegne d’ogni tipo, Video Lottery, Lucky, Slottery, PlayCity, WinCity, Time Machine, luccicanti a tappeto in tutta Milano, centro e periferia. Sia che si tratti di ampi e modernissimi ambienti colorati, con spot rossi, verdi, azzurri, vetri, moquette futuriste a disegni geometrici e macchine fluorescenti ben allineate lungo le pareti, aree fumatori comprese. Sia che si tratti di angoli dedicati, in piccoli bar ai margini della città, accanto al bancone, alla tabaccheria o alla ricevitoria. «Il terremoto dell’Aquila ha moltiplicato le sale giochi in tutta Italia — sorride un sedicente giocatore «moderato» — parte degli incassi erano destinati alla ricostruzione. Figurarsi...». La sola condizione è non disturbare il manovratore (della slot): il primo paradosso del ludomane (spesso, ma non sempre, ludopatico) è che pur trovandosi nelle mani del Caso, la sua concentrazione è massima, come se con la sola forza del pensiero potesse influenzare i capricci della Fortuna: «Si sa che il 90 per cento ritorna al cliente», assicura il Moderato. Si dice «pay out», ma intanto, il 99 per cento delle monete che hai visto cadere nelle fessure in un paio di giornate sembra inghiottito per sempre dalle pance capienti delle Dolphin’s Pearl, delle Braw Poker e simili. Solo un effetto ottico?
L’indecifrabile
Probabilmente in incognito, è sulla quarantina, porta cappellino con visiera e occhiali scuri. Non avvicinatevi, potrebbe reagire male. Ogni tanto lascia cadere dal distributore delle monete una cascata di euro, se li mette in saccoccia e ritorna alla sua postazione. Se nel frattempo, per disgrazia, è stata occupata, abbandona semplicemente il locale. Non ha certo voglia di fare la coda né di passare dalla Sphinx alla Magic Pharaon. Deve essere un habitué. Probabilmente farà il giro dell’isolato e tornerà entro poco.
I fidanzatini
A differenza dell’Indecifrabile, non amano i caffè, preferiscono le sale da gioco. In zona Stazione Centrale c’è una Slot House ben annunciata da insegne lampeggianti, devi scendere le scale e nei sotterranei troverai un bancone enorme e ludico, sotto gli schermi in serie che ti informano sul jackpot: 237 mila euro. I Fidanzatini, sulla ventina, sono lì che si alternano davanti a una Slot Beer Fest dentro cui un oste corpulento e baffuto riempie boccali da un litro, mentre tre ragazze agitano le gambe nude e fanno giravolte. I rulli girano, ma evidentemente senza grandi risultati se i due Fidanzatini sbuffano stancamente, sullo sgabello.
Mamma e figlia
Una sulla settantina, l’altra sulla cinquantina: pellicce e cappellini, a braccetto, sanno dove dirigersi. Si siedono in un angolo della sala fumatori e non si alzeranno per una buona mezz’ora. Due signore lì accanto confabulano nervosamente: «Che angoscia, questo gioco, non ce la faccio più». Si dividono: la prima si dedica a Maciste, l’altra preferisce Big Cash Bonanza. Puoi vincere fino a 5 mila euro selezionando il colore o il seme.
La nonna alla roulette
Non sopporta curiosi l’anziana signora (potrebbe essere nonna di molti nipoti) seduta in solitudine alla roulette, che segna su un foglio tutti i numeri che escono, pronunciati da una voce metallica: «19 rosso», «Non va più...». Si trova in una bolla d’aria tutta sua.
L’esordiente in età
Per trovarne uno di mezza età bisogna andare in un caffè di via Pacini, dove già al mattino si trovano sedute davanti allo schermo un paio di pensionate con i capelli cotonati antracite e le borse della spesa depositate per terra. «Cosa devo fare?». Si rivolge alla persona sbagliata, un ragazzo cinese che in piedi digita come un forsennato, e risponde con un grugnito. L’Esordiente è disperato: «Non ci capisco niente, devo schiacciare START?». Nessuno risponde, i rulli rullano, le musiche vanno e il gioco è già finito.
Il ragazzo in nero
Playboy Platinum promette molto bene (non solo per la schermata allegra) e forse per questo interessa parecchio al Ragazzo in nero, che agita distrattamente l’indice, sperando in un allineamento fortunato. La concentrazione non è il suo forte, mentre muove le dita potrebbe anche leggere il giornale, stravaccato com’è sul suo sgabello. Se non fosse per le musichette e per i rulli, ci sarebbe un silenzio che nemmeno in chiesa...
Il grasso compulsivo
Chiedere al Grasso, intabarrato in una giacca a vento, non serve, è lì che non smette di mangiare brioche, una, due, tre, mentre agita l’indice sul tasto luminoso giallo del suo Gold Caveman, animazioni tridimensionali con cavernicoli minacciosi e volatili primitivi. Non è prevista interazione, la slot machine richiede per lo più una solitudine quasi ascetica ma non mancano le eccezioni.
Pilota e copilota
Come quei due, sulla cinquantina, che si consultano manco stessero giocando a scacchi. Il Pilota e il Copilota ci pensano su, prima di dare il colpetto che potrebbe valere un milione o giù di lì: «Eh no, aspetta un momento, quella maschera non è un indicatore...». Il 90 per cento di «pay out» neanche.
Paolo Di Stefano