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 2013  febbraio 18 Lunedì calendario

NEL BUEN RETIRO IN VATICANO CON UNA PENSIONE DA 2500 EURO


«Non può toccare neppure una forchetta», sintetizzano in Curia. A meno che non promulghi subito lui stesso un «motu proprio» per cambiare le norme in vigore, il trasloco di Benedetto XVI sarà ridotto all’osso. Costituisce già un’eccezione il ritiro di due mesi alla residenza pontificia di Castel Gandolfo che per legge andrebbe sigillata al pari dell’appartamento in Vaticano, ma c’è da ristrutturare il monastero Mater Ecclesiae e da evitare occasioni di incontro con i conclavisti alloggiati nella vicinissima casa Santa Marta. Joseph Ratzinger potrà portare con sé soltanto il pianoforte, i doni (per esempio, i gatti di ceramica), le lettere private, gli effetti personali. Tutto il resto rimarrà nel Palazzo Apostolico: suppellettili, carte d’ufficio, oggetti in dotazione all’appartamento (quadri,sculture sacre,arredi). Stavolta, dunque, Ratzinger dovrà «viaggiare leggero».

Andata pesante, ritorno «light». Nell’aprile 2005, infatti, da Papa neoeletto organizzò il suo trasloco dall’abitazione di piazza della Città Leonina alla Terza Loggia, portando con sé le sue carte private, una serie di raccoglitori d’ufficio e di scatoloni, frutto degli studi e del lavoro di una vita. Al contrario stavolta avrà mille vincoli. Il 1° marzo, nel suo primo giorno dopo la rinuncia da Papa, non potrà fare la stessa cosa. La prassi vuole che gli appartamenti papali siano sigillati (ma questo non varrà per quello di Castel Gandolfo) alla morte del Pontefice per poter portare tutte le carte, i libri e quant’altro negli nell’Archivio Segreto, dove è regola che tutto rimanga conservato e non divulgato per un numero determinato di anni e, se così viene deciso, «sepolto» per sempre.

Nel suo testamento, Karol Wojtyla aveva chiesto di bruciare dopo la sua morte tutte le carte. Il segretario don Stanislao Dziwisz non lo fece e quando Ratzinger trovò la corrispondenza tra il predecessore e l’amica di gioventù Wanda Poltawska la chiamò e le consegnò tutte le lettere. «Queste appartengono a lei», le disse con delicatezza d’animo. Anche se non è ancora stato fissato il suo titolo post-dimissioni, con ogni probabilità Ratzinger diventerà vescovo emerito di Roma e come tale percepirà una pensione di circa duemila e cinquecento euro. Non avrà, invece, il «piatto cardinalizio» da cinquemila euro, cioè l’indennità mensile dei porporati a meno che il suo successore non gli conferirà «ex novo» la berretta rossa. Nei magazzini d’Oltretevere sono conservati ancora alcuni suoi mobili. Sono in deposito da otto anni: non furono mai portati nell’appartamento pontificio e probabilmente ora Ratzinger se li farà consegnare al monastero.

Mai i giuristi vaticani si erano confrontati con una rinuncia di Papa, che per giunta continuerà a vivere in Vaticano, anche se «nascosto al mondo» in un piccolo convento di clausura nei giardini vaticani. A poche centinaia di metri, però dal Palazzo Apostolico e dalle sue «carte», anche quelle private di teologo e di studioso. Sulla questione «sigilli» e archivi papali devono essere ancora fatte scelte definitive. «Chiederò al cardinale camerlengo Bertone, dopo che si sarà riunito con la Camera Apostolica e si sarà fatto un’idea precisa su questa questione- spiega padre Federico Lombardi-.Sarà fatta una distinzione tra la documentazione d’ufficio che riguarda il governo della Chiesa, e quella personale, per esempio, gli appunti della trilogia su Gesù». Insomma la linea di distinzione è chiara. «Ciò che è più personale lo segue e ciò che è d’ufficio non lo segue», precisa padre Lombardi.

Più complesso il discorso per le migliaia di libri di Ratzinger. Non possono entrare tutti nel piccolo monastero di clausura, ma l’ex Papa vivrà in Vaticano e se avrà bisogno di un libro non dovrà fare altro che chiederlo alla Biblioteca apostolica. L’arcivescovo Georg Gaenswein, suo fedele segretario e prefetto della Casa Pontificia, lo aiuterà nel trasloco insieme con il secondo segretario, il maltese Alfred Xuereb e le quattro «memores domini» che si occupano di tutte le incombenze quotidiane: pulizia dell’abitazione, cucina, mansioni domestiche. Il «buen retiro» è un edificio su quattro livelli con ambienti comunitari e dodici celle monastiche, un’ala nuova di 450 metri quadri, una cappella, il coro per le claustrali, la biblioteca, il ballatoio, una siepe sempreverde e una robusta cancellata per delimitare la zona di clausura, e poi un grande orto dove si coltivano peperoni, pomodori, zucchine, cavoli, e svettano limoni e aranci.

È un «normale», piccolo monastero se non fosse che è l’unico convento nel cuore della cittadella papale, a un passo da San Pietro e dal Palazzo Apostolico che ospiterà il successore di Benedetto XVI . La sua nuova residenza i già adesso è per Joseph Ratzinger la meta di preghiera, recita del rosario e passeggiate con don Georg.