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 2013  febbraio 18 Lunedì calendario

L’ORO VITTIMA DELLA MANCATA BATTAGLIA DELLE VALUTE


L’oro ha imboccato la corsa al ribasso, il più brusco del mercato delle commodities. Venerdì valeva 1620 dollari contro i 1790 di un anno fa, una perdita del 6,5% contro una svalutazione del 5,63% del petrolio e dell’1,76 del rame nonché un aumento del 5,3% del platino e addirittura del 16,7 del grano. Ci si aspetta che il trend non cambi, stando alle recenti dichiarazioni di Draghi, di Bernanke e della Bank of Japan, ribadite dal G-20: tutte confermano un’intesa pur implicita perché sia evitata la guerra delle valute. Bisogna vedere se agli intenti seguiranno i fatti, ma sarebbe così disinnescato il pericolo che un conflitto del genere, puntato al ribasso generalizzato, provochi un’inflazione rampante. E’ stata questa preoccupazione a spingere le banche centrali, Bundesbank in testa, a intensificare gli acquisti di oro (il bene-rifugio dei tempi d’inflazione) nel 2012, fino a portare il totale a 534,6 tonnellate, record da 50 anni. Ma nelle ultime settimane la tendenza si è invertita appunto perché si profilava la dichiarazione di pace delle valute. Si aggiunga la sospirata consapevolezza che l’euro non si dissolverà, e che si può tranquillamente investire in questa come nelle altre monete, per cui non c’è più bisogno di “rifugi” ed è finita la corsa all’oro. Il mercato, come sempre overshooting, esaspera la tendenza, e poi c’è la perdurante recessione in Europa a completare il quadro e deprimere ulteriormente la domanda di oro.