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 2013  febbraio 18 Lunedì calendario

LA MISTERIOSA NATALIE DAI TORMENTI DELL’URSS AL VERTICE DI LE MONDE PER RILANCIARE IL GIORNALE


Un enigma: così riassumono nella redazione di Le Monde la personalità di Natalie Nougayrède, la riservatissima direttrice in pectore del quotidiano parigino. La prima donna a sedersi sulla poltrona di numero uno, se l’assemblea dei redattori le darà il suo gradimento il 1º marzo. E se è un enigma per i colleghi che dovranno darle il bastone da maresciallo, figuriamoci per chi non bazzica in boulevard Auguste Blanqui, sede del giornale. La si incrocia nelle conferenze stampa, la si sente porre domande, la si vede scambiare qualche opinione con i colleghi. Ma nessuno la conosce sul serio. E soprattutto nessuno sa con esattezza quali siano le sue idee per guidare una testata storica come Le Monde, alle prese come tutta la stampa occidentale con una crisi strutturale, con la fuga dei lettori, la caduta delle vendite in edicola, lo strapotere di Internet e delle reti sociali.
La misteriosa Natalie è stimata nel mondo giornalistico. «Le sue analisi diplomatiche sono puntuali. Scrive bene ed è sempre molto documentata», dice lo specialista di politica estera di una grande testata. Ma le sue posizioni non sempre piacciono: «La trovo molto neocon», dice uno dei migliori specialisti francesi di politica estera. «Una neoconservatrice venuta da sinistra, molto filo-atlantica».
Tutti le riconoscono una grande professionalità. La sua carriera testimonia in suo favore: 46 anni, ha cominciato nel 1990 a Libération, lavorando anche per la Bbc. Si è rapidamente specializzata nei conflitti che hanno scosso l’ex Urss e nel 1996 è entrata a Le Monde, per il quale è stata corrispondente da Mosca tra il 2001 e il 2005. La sua copertura della guerra in Cecenia e in particolare della tragica presa di ostaggi in una scuola di Beslan le è valsa il premio Albert-Londres, probabilmente il più importante Oltralpe. Del resto, la filosofia di Albert Londres, grande inviato del primo Novecento, sembra calzarle a pennello: «Resto convinto che un giornalista non è un chierichetto e che il suo ruolo non consiste nel precedere le processioni con la mano in un cestino di petali di rose. Far piacere non è il nostro mestiere, fare torto nemmeno: è mettere la penna nella piaga».
E’ quel che ha sempre fatto Natalie Nougayrède, ambiziosa, intransigente, scomoda. Diventata corrispondente diplomatica di Le Monde, ha saputo mantenersi indipendente e tener testa al quai d’Orsay. E’ rimasto famoso il suo scontro con Bernard Kouchner, corifeo degli interventi umanitari, socialista che si lasciò sedurre da Nicolas Sarkozy, che gli affidò il ministero degli Esteri. Pur condividendo la politica di Kochner, la Nougayrède ne fece un lungo ritratto per sottolineare le sue contraddizioni, il suo idealismo ambizioso costretto a sottomettersi alla realpolitik e all’Eliseo. Un’analisi ogni tanto acida, ma puntuale, argomentata. Kouchner, cedendo alla sua vanità che non ammette critiche, le dichiarò la guerra: chiese la sua testa al giornale, ovviamente senza ottenerla, e i poliziotti la cacciarono via da una riunione con gli ambasciatori. Più recentemente, la corrispondente diplomatica si è indignata quando ha visto il suo giornale accettare un inserto pubblicitario sull’Algeria.
Un carattere tutto d’un pezzo, insomma, una donna capace di resistere alle pressioni. Una cosa importante per chi deve dirigere Le Monde, che malgrado il declino è considerato un punto di riferimento essenziale nel mondo politico, economico e culturale. Il suo rigore, la sua intransigenza, la sua serietà piacciono in redazione. Ma molti si preoccupano per la sua assoluta mancanza di esperienza in materia di direzione: non ha mai occupato posti di comando all’interno della gerarchia: «Ha meno esperienza, meno visibilità in redazione rispetto agli altri candidati cui è stata preferita. Ma ha anche meno scheletri nell’armadio». Gli altri candidati, per l’appunto, vediamoli un po’ e soprattutto vediamo come la misteriosa Natalie è arrivata a un passo dalla direzione di Le Monde.
Il quotidiano parigino è stato controllato dai suoi giornalisti fino al giugno 2010. Una struttura che aveva il pregio di garantire l’indipendenza, ma che aveva anche due grossi difetti: le lotte intestine violente, soprattutto quando si sceglievano i direttori e le casse erano vuote; l’impossibilità di sviluppare il giornale per mancanza di fondi. Tre anni fa, la redazione ha dovuto arrendersi all’evidenza: il giornale poteva solo morire o accettare di essere controllato da azionisti esterni. Venne scelto un trio eteroclita, tre uomini con sensibilità di sinistra: Pierre Bergé, compagno e manager di Yves Saint Laurent, vicino a François Mitterrand, che gli offrì la presidenza dell’Opéra, oggi un grande mecenate; Xavier Niel, innovatore di talento nell’high tech, l’uomo che ha rivoluzionato le telecomunicazioni francesi; Matthieu Pigasse, banchiere della Lazard, erede di una famiglia in cui si trovano editori e giornalisti. I tre (ribattezzati Bnp con una strizzatina d’occhio all’omonima banca) hanno deciso di condividere con la redazione il potere di nomina del direttore: gli azionisti scelgono un candidato, i giornalisti devono approvarlo con una maggioranza del 60 per cento e il loro voto è vincolante.
Dopo l’improvvisa scomparsa di Erik Izraelewicz, stroncato da un infarto a fine novembre, si è messa in moto la procedura per la scelta di un nuovo direttore. Dopo aver scartato l’idea di un reclutamento esterno, i tre soci hanno lanciato una richiesta di candidature interne. Sul loro tavolo sono arrivate quelle di Alain Faujas, 67 anni, veterano della redazione; Frank Nouchi, 56 anni, vicedirettore all’epoca della gestione di Jean-Marie Colombani e Edwy Plenel; Arnaud Leparmentier, 45 anni, ambizioso battitore libero. All’ultimo momento ne è arrivata una quarta, del tutto inattesa, quella di Natalie Nougayrède. «Abbiamo pensato tutti a una candidatura di bandiera», dicono in boulevard Auguste Blanqui. Gli azionisti ascoltano i quattro candidati, che presentano i loro progetti. E si dividono: Bergé vuole Nouchi, più tradizionalmente su una linea politica socialdemocratica, con una solida esperienza nella struttura direttiva del giornale. Gli altri due proprietari, invece, preferirebbero Leparmentier, più liberale in economia. E la situazione si blocca, visto che nessuno vuole cedere.
E’ così che scocca l’ora di Natalie Nougayrède: viene convocata altre due volte e finisce per mettere d’accordo il trio Bnp. Che in un comunicato afferma di voler «contare su di lei, il suo rigore, il suo entusiasmo e la sua professionalità per lavorare con l’insieme delle redazioni», cioè quelle del giornale e del sito. Resta l’ostacolo della redazione. Certo, molti all’interno pensano che «non sia il momento di creare ostacoli, di alimentare guerre intestine ». Ma raccogliere il 60% dei consensi non è scontato. La direttrice in pectore ha incontrato la presidenza della Società dei redattori e giovedì presenterà in assemblea il suo progetto, cui ha associato l’attuale condirettore di Libération, Vincent Giret, un uomo che conosce bene le macchine dei giornali. «Proponendo la prima donna ai vertici, gli azionisti hanno realizzato un formidabile colpo d’immagine», dice una giornalista del quotidiano. «Ha il profilo della giornalista cresciuta in casa ed è una indipendente». Qualche resistenza c’è, soprattutto nella redazione del sito: «Non la conosciamo, non si è mai fatta vedere qui». La considerano una della carta stampata che guarda con un po’ di altezzosità il giornalismo del web. Eppure, la nuova direttrice dovrà lavorare molto sullo sviluppo digitale per contrastare l’inesorabile declino delle vendite: nel 2012 sono scese del 5,77%. La diffusione globale è di 273.699 copie, di cui 27.710 in versione digitale, ma quelle vendute in edicola sono poche: appena 78.673. I conti vanno meglio, ma la disaffezione per la carta stampata e la crisi della pubblicità chiedono nuove idee e nuovi investimenti per trovare nuovi lettori: sarà questa la sfida della prima direttrice di Le Monde’se la redazione le darà il via libera.