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 2013  febbraio 18 Lunedì calendario

IL PIRATA CACCIATORE DI TESI COPIATE “SVELO I SEGRETI DEI MINISTRI BUGIARDI”

[Martin Heidingsfelder]

È un giovane simpatico e sportivo, ha cominciato per caso la sua nuova attività. Se lo incontri non t’immagini che sia uno dei personaggi più temuti dai potenti nella democrazia tedesca. È stato lui ad aiutare a cogliere in flagrante il barone Karl Theodor zu Guttenberg allora ministro dell’Economia, e ora l’ex titolare dell’Istruzione Annette Schavan. Si chiama Martin Heidingsfelder, laureato, ex giocatore di football americano, vive nella bella Norimberga, è l’Indiana Jones della caccia ai ministri copioni. Spesso la sua compagna lo aiuta scannerizzando documenti fino a notte fonda.
Come le è venuta l’idea di diventare cacciatore di plagi?
«Ho cominciato per caso, adesso ormai lo faccio per lavoro: bisogna anche guadagnare qualcosa per lavorare bene e vivere. Con me lavora un piccolo team, in parte dipendenti, in parte volontari. Compresi professori d’università che in alcuni casi collaborano gratis, stanchi degli inganni ».
Qual è stato il suo primo successo?
«Ricordo ancora, fu il 20 febbraio del 2011. Cominciai ad aiutare la piattaforma Guttenplag Wiki (ndr: era sorta per il sospetto che Guttenberg avesse copiato): ho offerto il mio aiuto, e mi sono bastati 45 secondi: ho scoperto un plagio nella tesi di dottorato di Guttenberg, a pagina 38. Le università stesse erano sorprese, non se lo immaginavano. Ecco, così sono diventato cacciatore di copioni».
E com’è andata avanti?
«Ho cominciato con il sito VroniPlag. Solo tra i politici all’inizio scoprivamo un caso di sospetto plagio ogni settimana. Quando abbiamo cominciato a denunciare i casi agli atenei di Tubinga, Heidelberg, Bonn, VroniPlag è diventato un sito quasi istituzionale. A Heidelberg ho scoperto il caso dell’eurodeputata liberale Silvana Koch-Mehrin».
E con il caso Schavan, l’ultimo, com’è andata?
«Da quando se ne è cominciato a parlare, ai primi sospetti, Bild mi ha chiamato subito. Ho ricercato su Schavan, sono arrivato rapidamente alla conclusione che il suo plagio era chiaro, e sistematico. Ho scoperto che non solo nella tesi di dottorato ma anche in libri venduti sul mercato editoriale fino al 2002 aveva copiato. Era chiara la sua violazione delle regole per la promozione al dottorato. Sono stato il primo a chiedere la revoca del suo dottorato e le sue dimissioni».
Come lavora, con quali metodi e strumenti di ricerca scova i copioni?
«È un lavoro difficile, devi saperlo dare. Esistono speciali software che sono preziosi per aiutarci, ma col software si svolge il 10% circa del lavoro. Il resto devi svolgerlo quasi come un amanuense, confrontando le tesi di dottorato “sospette” con testi sul tema usciti prima».
Che cosa rischiano i politici colti in flagrante?
«Non rischiano cause penali, solo la perdita del dottorato universitario. Che però colpisce la loro immagine, almeno in questo paese un dottorato è preso sul serio e si esige un lavoro serio, non scopiazzato. Se hai il titolo di dottore devi averlo conseguito onestamente. Poi ci sono, certo, le conseguenze politiche, le dimissioni, che un’idea di etica formalmente rigorosa impone. Non rischiano molto di più, le multe non sono così salate».
E i suoi prossimi obiettivi?
«Adesso, con l’aiuto di un esperto, sto cercando di studiare il lavoro di dottorato della cancelliera Angela Merkel, ma ci vorrà un lavoro lungo prima di dire se troveremo qualcosa o no».
Ma se lavora a pagamento, su commissione, da chi riceve commissioni, chi paga per le sue indagini?
«Dipende. Professori universitari che sospettano plagi di studenti, oppure, non posso escluderlo, prestanome che agiscono chiedendo per conto d’altri un’indagine su un politico. Certe volte dietro di loro ci sono rivali politici, altre volte magari rivali interni nello stesso partito del presunto plagiatore».
Il suo lavoro è imparziale o di parte?
«Non lavoro mai a senso unico. In politica, personalmente, sono nella lista dei Pirati alle politiche di settembre, ma è una scelta separata dalla mia caccia ai plagi. Riportare una morale severa nella vita politica è difficile ovunque. Eppure con la nostra iniziativa e l’appoggio di Twitter e Facebook abbiamo raggiunto un grande consenso. Mi sento solo un attivista in campo per difendere la democrazia e darle nuovi strumenti, nuova forza, nuovi contenuti».