Andrea Selva, la Repubblica 18/2/2013, 18 febbraio 2013
ABETE, ROVERE E CASTAGNO L’ASTA DEI SUPER-ALBERI DOVE IL LEGNO VALE ORO
Sono alberi con la “schiena dritta”, di fibra compatta e privi di nodi, tagliati in autunno durante la luna calante e lasciati a riposare per tutto l’inverno, come comanda l’antico calendario dei boscaioli. Ecco gli alberi migliori delle foreste del Trentino, selezionati uno ad uno prima del taglio, che saranno venduti all’asta a liutai, scultori e mobilieri che per le loro opere vogliono il legno più pregiato. Piccoli numeri, secondo la tradizione tedesca, dove per la vendita dei “superalberi” vengono organizzate aste speciali. Ma soprattutto niente fretta, perché si tratta di piante cresciute quando ancora c’era Napoleone e se non segui le loro regole — raccontano gli uomini che hanno confidenza con i boschi — gli alberi si vendicano: mobili che scricchiolano, porte che non si chiudono, assi che si muovono, travi che si spaccano.
Per i boscaioli d’altri tempi l’appuntamento è venerdì prossimo a Trento dove da alcuni giorni sono esposti 170 alberi di prima classe: tronco lineare, cerchi che documentano una crescita regolare, meglio se lenta come accade alle conifere tagliate alle quote più alte. Ad esaminarli un pubblico di esperti che sa riconoscere la qualità del legno al “tocco” e al “suono”. E se ancora non sono convinti prelevano dei campioni
dal tronco per sentirne la compattezza e il profumo.
In cima al listino ci sono gli abeti di risonanza (da 500 euro al metro cubo) tagliati nelle foreste della valle di Fiemme dove si riforniva Antonio Stradivari: diventeranno violini e casse armoniche per pianoforti. E poi i larici — i preferiti da Mario Rigoni Stern — nervosi e ribelli ma tenaci quando si tratta di resistere ai carichi e alle intemperie. Quando alcuni anni fa smantellarono il tetto dell’antica chiesa di Alba di Canazei (in valle di Fassa) in cima al campanile trovarono una vecchia “scandola” di larice con la data impressa sul retro: 1897, oltre cent’anni a resistere sotto il sole e la neve grazie alle fibre impregnate di resina. E poi il pino cembro (sulle Dolomiti lo chiamano “cirmolo”) che profumerà
le notti di chi si farà confezionare con quel legno la camera da letto, restituendo l’aroma accumulato durante la vita nel bosco. Oppure il rovere (destinato a profumare le botti più pregiate) e i castagni che saranno usati dagli ebanisti più pignoli.
Dice Francesco Dellagiacoma del dipartimento forestale della Provincia autonoma di Trento che in questo caso l’aspetto economico passa in secondo piano: «Con quest’asta vogliamo ritrovare l’amore per il nostro legno, che non deve essere
misurato solo in metri cubi per rifornire segherie e commercianti di legna da ardere, ma deve essere apprezzato per le sue qualità».
È una questione anche di tempi: chi vuole il legno giusto deve pazientare. Calendario alla
mano, i boscaioli sanno che non si tagliano gli alberi durante l’estate, a meno che non serva la legna per accedere il fuoco ai primi freddi. La foresta, se viene rispettata, sa restituire il favore: in valle di Fiemme hanno tagliato nei mesi scorsi 900 metri cubi di legname per realizzare le strutture che tra pochi giorni ospiteranno i mondiali di sci nordico. Sembrano tanti? È la quantità di legno che i boschi di quella stessa valle, quando in primavera ripartirà la crescita, produrranno in soli tre giorni.