Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  febbraio 17 Domenica calendario

E LE BATTUTE DEI LEADER FINISCONO SOTTO ESAME

Qualcosa è (già) cambiato nella comunicazione politica italiana. Non tanto per i mezzi su cui si esercitano i leader (moltissimo la tv, in forte crescita Internet e i social network ) quanto perché ogni dichiarazione oggi può essere vivisezionata da potenziali elettori, che la discutono, la ritwittano, la contestano. Il fatto è che, al di là del popolo della Rete e dei telespettatori, c’è davvero chi da tempo, per la prima volta in Italia, sta provando ad attuare una piccola rivoluzione: la verifica dei fatti.
All’Università di Tor Vergata è stato creato un team di giuristi, economisti d’impresa, esperti di Fisco e macroeconomia per decodificare e controllare le affermazioni dei nostri politici. L’operazione in questione è il cosiddetto fact checking, la verifica dei fatti appunto. Ventuno persone della Facoltà di Economia dell’ateneo romano, per lo più dottorandi, con età media intorno ai 30 anni, passano ai ’raggi x’ il pensiero dei leader politici che vogliono guidare il Paese.
«Il modello è di tipo anglosassone e abbiamo pensato di riproporlo anche in Italia – spiega Simonetta Pattuglia, la coordinatrice del progetto –. Nei duelli tv, soprattutto sui temi economici, spesso si tende a dare numeri e informazioni tutt’altro che verificabili, oppure si collegano fatti diversi tra loro che inducono in confusione l’elettore.
Noi cerchiamo di dare scientificità all’informazione, basandoci sugli studi a disposizione, sulle norme di legge e sui nessi causali dei fenomeni».
«Con i proventi dell’Imu sono stati finanziati i Monti bond per salvare Montepaschi». Falso (non c’è alcun nesso causale tra le due affermazioni).
«La corruzione in Italia vale 60 miliardi». Falso (secondo le stime dell’Onu il valore non è corretto). Sono solo due esempi di dichiarazioni non corroborate da fatti e statistiche, che sono state smentite pressoché in tempo reale durante la trasmissione ’Lo spoglio’, condotta da Ilaria D’Amico su SkyTg24 il lunedì e il mercoledì sera.
È tutto verificabile? Ovviamente no, anche se il fact checking è forse l’unica novità presente nel dibattito elettorale televisivo, visto che finora l’analisi e l’approfondimento sulle proposte e sui programmi è stata una prerogativa pressoché esclusiva dei giornali. Accade perciò che, pochi minuti dopo aver rilasciato le dichiarazioni in tv, l’elettore può sapere se l’affermazione è vera, parzialmente vera o falsa. Un effetto c’è già stato ed è quello che a Tor Vergata definiscono come una sorta di «bonifica del linguaggio politico. La retorica dei nostri politici è fatta di grandi circonlocuzioni filosofiche – sottolinea Pattuglia – che non basta per nascondere il tallone d’Achille di una scarsa conoscenza dei fatti». Il risultato in queste settimane è stato in alcuni casi la scelta di un profilo più sobrio da parte dei vari leader, che hanno rinunciato a proclami avveniristici e hanno fatto i conti prima con le conseguenze di possibili dichiarazioni non fondate.
Il controllo delle dichiarazioni dei candidati non ha ovviamente impedito il consueto spettacolo a base di demagogia, promesse e show mediatici. Si gira sì l’Italia per comizi, incontri e conferenze, ma la sensazione è che tutto questo avvenga soprattutto ad uso di telecamera. Se si guarda alla scelta dei mezzi di comunicazione, i partiti scommettono sempre di meno (salvo eccezioni locali e partiti minori) sui famosi 6x3 che dominarono la sfida del 2001 e cercano soluzioni a costo zero e a impatto garantito. È cambiato il modo in cui ci si informa: i più giovani, in particolare, si costruiscono un proprio palinsesto su Internet. Scelgono i temi a cui sono interessati e ne parlano in Rete. Non sono discussioni da bar? Al contrario, al bar ormai si discute delle notizie più cliccate sui social network , sostengono gli esperti. Se volete, è questa la versione più pop delle Politiche del 2013: l’importante per il momento è che se ne parli, chi sarà più efficace poi si vedrà.