Giorgio Meletti, il Fatto Quotidiano 17/2/2013, 17 febbraio 2013
TUTTI I MISTERI DI RECOLETOS, L’ANTONVENETA DELLA RCS
È proprio vero: Rcs fa rima con Mps. La banca senese si è fatta del male con un’acquisizione un po’ sventata? Anche la società editrice del Corriere della Sera. Ha fatto l’acquisto suicida nel 2007, un attimo prima della crisi finanziaria epocale? Anche la Rcs. Ha regalato un sacco di soldi al banchiere spagnolo Emilio Botìn? Anche i lungimiranti strateghi di via Solferino.
Ci doveva essere nell’aria, in quell’indimenticabile 2007, una voglia di Spagna, una fragranza di affari sconsiderati che inebriò il presidente di Montepaschi, Giuseppe Mussari, pronto a buttare miliardi di euro sul tavolo, come fossero noccioline e soprattutto come fossero suoi. Ma Mussari ha solo seguito il solco tracciato dal pioniere dello shopping spagnolo: Antonello Perricone da Palermo, amico di sempre di Luca Cordero di Montezemolo, che, da presidente della Fiat, lo impose alla guida della Rcs, storico protettorato di casa Agnelli.
GUARDATE I TEMPI. Mps si svena a novembre del 2007 comprando per 10 miliardi Antonveneta dal Banco Santander di Botìn, che l’aveva appena pagata 6 miliardi. Ma solo sei mesi prima Rcs si era rovinata comprando a Madrid il gruppo editoriale Recoletos a un prezzo inverosimile: tanto che adesso, dopo sei anni, proprio di quella operazione sono chiamati a pagare il conto i lavoratori italiani e spagnoli di Rcs. Ottocento esuberi, chiusura di dieci periodici, ridimensionamento severo del Corriere della Sera (un terzo dei giornalisti a casa). Tutto questo disastro perché sei anni fa l’uomo di Montezemolo, in pieno accordo con il primo azionista di Rcs, Mediobanca, ha indebitato la società di un miliardo di euro per lo shopping spagnolo. Adesso i lungimiranti azionisti non hanno i soldi per ricapitalizzare, cioè per tappare il buco che hanno fatto. E naturalmente, siccome c’è in ballo il controllo del Corriere, piuttosto che dare l’azienda a chi ha i capitali per rimetterla a posto preferiscono smembrarla, ridimensionarla, impoverirla. Basta che i soliti noti continuino a comandare. Mediobanca, grazie alla sua pesante influenza sui più diffusi media nazionali, è sempre riuscita a tenere in stato di semi-segretezza la vicenda Recoletos. Che invece è molto divertente da raccontare.
E cominciamo da un signore spagnolo, Jaime Castellanos, capo della filiale spagnola della Lazard, una delle più importanti banche d’affari del mondo. È cognato di Botin, perché hanno sposato le due sorelle Patricia e Paloma O’Shea. Ma Castellanos era da sempre anche presidente del gruppo Recoletos, che pubblicava tra l’altro il quotidiano sportivo Marca e il quotidiano economico-finanziario Expansion. Recoletos apparteneva agli inglesi di Pearson, editrice del Financial Times, e possedeva anche una quota di El Mundo, quotidiano controllato dalla Rcs. Nel 2003 l’azienda milanese decide che non gli basta il 52 per cento di El Mundo, e compra da Castellanos un altro 30 per cento, pagandoglielo 80 milioni di euro, 2,5 volte quello che lui l’aveva appena pagato. Advisor del venditore è la Lazard Italia, guidata da Gerardo Braggiotti.
NEL 2005 ACQISTA la Recoletos da Pearson con un’operazione di management buyout: i manager e i giornalisti si comprano la loro azienda, con una banca che dà loro fiducia e li finanzia. La banca è il Banesto, presieduta da Ana Botin, nipote acquisita di Castellanos. Pearson incassa 941 milioni di euro. Appena comprata, la Recoletos viene rimessa in vendita. All’inizio del 2006 il dossier finisce sul tavolo dell’ad Rcs Vittorio Colao. che lo respinge al mittente dicendo che sono soldi buttati. Pochi mesi dopo Colao è licenziato, arriva Perricone e ai primi del 2007 chiude rapidamente l’affare. Riecco Braggiotti: se nel 2003 era advisor dell’amico e collega Castellanos, stavolta è advisor, con la sua nuova Banca Leonardo, di Rcs.
In realtà, spiegherà Perricone durante un’assemblea degli azionisti, il vero advisor è stato Medio-banca , che ha preso 4 milioni per il disturbo (come nella vendita di La7 di questi giorni, Mediobanca ha l’abitudine di farsi pagare parcelle di consulenza dalle società quotate di cui è azionista dominante). Braggiotti si è preso sì 4 milioni anche lui, ma solo perché “si propose in qualità di advisor ... essendo a conoscenza diretta dell’intenzione degli azionisti di Recoletos di cedere la società”. Il capitalismo italiano funziona così: Rcs è da anni in rapporti di affari con Recoletos, ma per sapere che è in vendita deve dare 4 milioni a Braggiotti, ex ragazzo prodigio di Mediobanca.
Risultati dell’affare Recoletos: Rcs paga 1,1 miliardi per una società con patrimonio netto di 35 milioni, e passa di colpo dall’avere una cassa positiva a debiti per un miliardo. Per giustificare i debiti deve attribuire a Recoletos un fantasioso valore di avviamento di un miliardo. L’avviamento è il valore intangibile delle prospettive di guadagno futuro: in questo caso talmente intangibile che per due volte negli ultimi mesi è stato svalutato: prima per 319 milioni nel 2011, poi per 261 nel 2012. Sono 580 milioni buttati al vento, ed è ancora una stima ottimistica. In ogni caso Perricone è stato alla fine cacciato con 3 milioni di buonuscita dopo cinque anni di lavoro. È diventato presidente di Ntv, la società di Italo, il treno di Montezemolo. In realtà chi ci mette i capitali veri è Intesa Sanpaolo, uno dei maggiori azionisti di Rcs. Vuol dire che sono rimasti contenti.