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 2013  febbraio 02 Sabato calendario

GAEA PALLAVICINI E IL VIOLINO DI EINSTEIN - A

Natale, il tavolino di Einstein si copre di neve: una spolverata impalpabile di farina, che imbianca anche i rami del minuscolo abete sovrastante. Si tratta di un piccolo tavolo tardo Ottocento, grazioso, rotondo, collocato in un angolo del salotto di Gaea Pallavicini, dietro piazza San Silvestro. Finite le feste, il mobile torna a ospitare le foto dei genitori di Gaea, del marito Sandro Pallavicini, di amici come Herbert von Karajan e la principessa Domitilla Ruspoli, Leonard Bernstein e Giancarlo Menotti, Henry Fonda e i sovrani del Nepal, Christina Ford e Marella Caracciolo Agnelli, Ira von Fürstenberg e Roberto Rossellini, Orson Welles e Soraya. Personaggi che Gaea racconta nel libro «Ma il mondo gira da amore mosso», appena pubblicato da Epsylon Editrice. Il volume raccoglie 73 raccontini autobiografici che Gaea, ultranovantenne lucidissima e piena di energia, ha ripescato dalla memoria. Ne emerge un mondo scintillante fatto di balli e avventure, feste e amicizie internazionali, battute di caccia alla volpe e pesca d’altura, matrimoni principeschi e cerimonie pubbliche: lo stesso raccontato da Fellini ne «La dolce vita», ma senza l’amarezza di fondo che attraversa il film. Gaea ha vissuto quegli anni da protagonista. Bellissima, intelligente, generosa, cosciente dei privilegi, oggi li rievoca con emozione, ma anche con ironia.Racconta della madre, Mina Karoly, pianista, che a otto anni scappò dalla Russia della rivoluzione dopo aver visto uccidere i genitori e strappare le orecchie alla sorella. Del padre, Wilhelm Bloszveldt, che dopo aver fondato e diretto fino al 1938 l’istituto di sociologia presso l’università di Lipsia fuggì dalla Germania nazista e si trasferì a Roma. Racconta che lei una notte, quando aveva cinque anni e la famiglia abitava ancora a Lipsia, si svegliò e in camicia da notte scese in salotto dove i genitori erano intenti a far musica con alcuni amici. «Basta, per piacere, non vi posso più sentire, smettetela!», gridò rivolta gli ospiti. Il problema era il violinista. «Ogni volta che lo sentivo provavo una vera sofferenza. Il suo povero violino produceva stridore anziché musica, come se a far vibrare le corde fosse una sega invece di un archetto. Quel maldestro violinista era Albert Einstein. E molti anni dopo, quando ero ormai grande e ripensavo con mia madre ai miei incubi di bambina, lei mi disse che non avrebbe mai potuto privare un genio come Einstein di quei brevi momenti di distrazione e di gioia che solo la musica da lui stesso suonata riusciva a dargli. Sapeva bene che era un tormento ascoltarlo, ma non avrebbe mai avuto il coraggio di dirglielo». Costretto a lasciare la Germania per la questione razziale, Einstein fece trasferire alcuni dei suoi mobili all’indirizzo dei genitori di Gaea, e tra questi il famoso tavolino, che ancora oggi è ospitato nel salotto dell’autrice.Esilarante il racconto «Aragoste a luci rosse», che vede protagonista Roberto Rossellini, all’epoca regista alle prime armi, incaricato dal conte Ciano di girare un documentario in cui due aragoste dovevano esibirsi in roventi scene d’amore. E quello che vede Evita Perón distribuire premi dopo una partita di polo al Circolo di Roma. O, ancora, la cena a New York con Anna Magnani per la presentazione del film «Bellissima» di Luchino Visconti, con la famosa attrice che si mette a urlare contro una signora di Chicago, convinta di essere stata insultata. La signora in questione, in realtà un’ammiratrice, si era semplicemente presentata: si chiamava Prudence Stronza. Per convincere la Magnani, ignara dell’inglese, che l’epiteto non era rivolto a lei bisognò portarle l’elenco telefonico di Chicago.In altre pagine Gaea fa rivivere le serate sulla terrazza della sua casa romana con Truman Capote, che lei chiama Trumanino, «non tanto per via della statura, quanto per quella sua aria da bambino buffo e tenero». Oppure ricorda la lunga amicizia amorosa con von Karajan, le corse con lui sulla Ferrari lanciata a tutta velocità nelle curve di montagna intorno a Salisburgo e le spericolate lezioni di volo sopra un piccolo aereo. I racconti sono illustrati da foto tratte dall’album personale di Gaea. Compresa quella che la vede ritratta accanto a una giovanissima Marella Caracciolo, non ancora Agnelli: due ragazze in tulle rosa e piume di struzzo, pronte a sgambettare sul palco nello spettacolo di varietà «Tevere Blu», organizzato per beneficenza. Didascalia: le Dolly Sisters.
Lauretta Colonnelli