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 2013  gennaio 25 Venerdì calendario

«NOI E GLI ARTISTI, DAL PASSATEMPO AL POST-CONCETTUALE»

Quella che viene indicata dagli addetti ai lavori come la galleria più trendy della capitale si trova in un garage nascosto in via dei Querceti 4/5, un vicoletto in salita tra via dei Santi Quattro e l’ospedale del Celio, a due passi dal Colosseo. Si chiama galleria S.A.L.E.S. ed ha appena compiuto ventotto anni. Nacque nel settembre del 1994, quasi per gioco, dall’idea di Norberto Ruggeri e Massimo Mininni, due ragazzi appassionati di arte contemporanea. «Avevamo un piccolo appartamento in via San Francesco di Sales in Trastevere, da cui prendemmo anche il nome. Dipingemmo le pareti di bianco e cominciammo a esporre opere di artisti all’epoca quasi sconosciuti. Ci pagavamo le bollette grazie ad amici che ci compravano qualcosa a prezzi di costo». Scrivevano a mano gli inviti per le inaugurazioni delle mostre perché non sapevano battere sui tasti della macchina da scrivere. Il computer non sapevano neppure che cos’era. E a Roma l’arte contemporanea era praticamente ignorata. «Conoscevamo però tanti artisti, come Stefano Arienti, Grazia Toderi, Mario Airò, che abbiamo portato qui per la prima volta. Li conoscevamo perché in precedenza Massimo aveva lavorato alla Galleria nazionale d’arte moderna ed era stato assistente di Alighiero Boetti, mentre io avevo collaborato con la Galleria Bonomo, una delle più importanti della città. Conoscere Boetti mi aveva aiutato a capire che potevo trasformare un passatempo in un lavoro serio». Il primo incontro di Ruggeri con l’arte contemporanea avvenne in terza media. «Ci portarono a vedere la mostra della Pop Art a Palazzo Grassi e rimasi stordito. Fino ad allora per me l’arte era quella che avevo visto con i miei genitori nei musei e nelle chiese, la domenica mattina, prima dell’immancabile pranzo al ristorante. Passare da Tiziano e Michelangelo a Andy Warhol, forse neppure mi piacque, certamente mi incuriosì. Volevo capire come fosse avvenuta la trasformazione».Tra le prime mostre organizzate dalla galleria S.A.L.E.S. ci fu quella con i disegni di Cy Twombly. «Cy fu molto generoso. Lo frequentavo fin da piccolo perché i miei genitori avevano una casa di vacanze vicina alla sua, a Gaeta. All’inaugurazione vennero Larry Gagosian e il direttore del MoMa di New York, ma come pubblico ebbe meno successo delle altre. Forse a causa dei prezzi un po’ troppo alti per i nostri collezionisti, abituati ad artisti meno celebri». Poi aprirono musei come il Maxxi e il Macro e il contemporaneo improvvisamente diventò di moda. «Sembrava che la piccola borghesia romana non potesse più vivere senza l’opera di un artista vivente accanto alla console Impero. Con la crisi siamo tornati a una nicchia di acquirenti formata soprattutto da professionisti. Con qualche eccezione: lo studente che compra un disegno da duemila euro, pagandolo a rate e consegnando ogni mese, puntualissimo, la busta con dentro cento euro. O il ferroviere Igino Materazzi, collezionista mitico, che vedeva una foto o un quadro, se ne innamorava, ci diceva di metterlo da parte, e dopo qualche tempo ci portava tutti i suoi risparmi e usciva contento con l’opera sotto il braccio».Negli ultimi anni, tra i clienti, sono arrivati anche musei, fondazioni, banche. «La Tate Modern di Londra l’anno scorso ci ha comprato un grande disegno di Charles Avery, artista scozzese celebre per le sue immagini visionarie. Io l’avevo scovato anni fa, quando era ancora sconosciuto, nello stand di una galleria inglese, a una fiera». Girando per mostre e fiere, attenti al passaparola sugli artisti, Ruggeri e Mininni si muovono oggi sulla linea del post concettuale, con una particolare attenzione agli autori che privilegiano il disegno. Organizzano cinque mostre all’anno. «Per ognuna occorrono circa ventiquattro mesi di lavoro». Collaborano Elena Tardivo, Andrea Vancheri e il cane Pepe. In questo momento espongono una serie di disegni a china di Donald Urquhart, scozzese trasferito nel 1984 a Londra, dove si unì alla cerchia di Leigh Bowery, protagonista di performance e creatore di mode ispirate al punk e attraversate da riferimenti sessuali grotteschi. La mostra di Urquhart si intitola «Balls» e l’artista ha realizzato i disegni ? come spiega, imbarazzato, Ruggeri ? imprimendo sul foglio i propri testicoli intrisi di inchiostro.
Lauretta Colonnelli