Marc Ansaldo, la Repubblica 18/2/2013, 18 febbraio 2013
MARCO ANSALDO
CITTÀ DEL VATICANO
— Quante divisioni ha il Papa? E quante lobby ecclesiastiche lo scelgono dentro il Conclave? A grandi passi ormai, i giorni delle segretissime sedute dentro la Cappella Sistina si stanno avvicinando. E cominciano settimane di incontri informali tra prelati e cardinali, che determineranno logiche e criteri, i quali porteranno infine a nomi di porporati alla testa di interessi e posizioni definite. Se di norma i calcoli si fanno ancor prima della morte del Pontefice, oggi, di fronte a un Benedetto XVI vivo e presente a sé stesso, i giochi sono ben avviati. Potranno ancora affinarsi, nelle prossime settimane. Ma linee guida e gli schieramenti sono già davanti a tutti.
I RATZINGERIANI
Il cosiddetto “partito dell’Appartamento papale” è consistente e si delinea attorno a un Grande centro basato sulle nomine cardinalizie fatte da Joseph Ratzinger nei suoi 8 anni di Pontificato. Si tratta di ben 67 elettori su 117 totali. Il quorum per diventare Papa è ai due terzi, quota 78. Dunque i cardinali vicini al Pontefice dimissionario costituiscono il pacchetto più forte al momento. Stringendo la visuale, il nucleo portante gira sull’asse Milano-Genova. Com’è noto, l’arcivescovo ambrosiano Angelo Scola è il candidato su cui coloro che vogliono il ritorno a un Papa italiano puntano. A sostenere Scola non è solo il suo predecessore Dionigi Tettamanzi, già arcivescovo a Genova, ma Angelo Bagnasco, titolare della diocesi sulla Lanterna e capo dei vescovi italiani. Bagnasco, anzi, ricopre il ruolo di “saggio”, cioè di colui che è chiamato ad ascoltare la voce dei diversi episcopati per valutare possibili convergenze. Ed è significativo che l’altro giorno sia Scola che Bagnasco abbiano incontrato di persona Benedetto.
I BERTONIANI
Il potente Segretario di Stato sa che, all’età di 78 anni (la stessa di Ratzinger al momento della nomina), difficilmente verrà scelto.
Le critiche sul suo operato, a torto o ragione, incidono. Ma la situazione del gruppo che guida è in movimento: Bertone è attivo a tutto campo, e sorprese potrebbero nascere da quel fronte, dotato di un pacchetto di voti di peso. Con lui ci sono i fedelissimi Versaldi e Calcagno, secondo un asse Basso Piemonte-Genova che lega tutti e tre i cardinali.
Uno sviluppo delle ultime ore vede al centro il cardinale Gianfranco Ravasi, ministro vaticano della Cultura. Tutt’altro che un uomo di correnti, quanto piuttosto di pensiero e di azione. Ma se Ravasi assicurasse a Bertone di restare alla guida della Segreteria di Stato per qualche anno, il grande biblista potrebbe far confluire su
di sé i consensi
degli
uni e degli altri, con un’operazione capolavoro
a cui potrebbero partecipare porporati centrali come Bertello (Governatorato)
e Farina (Biblioteca, archivio e musei).
GLI AMERICANI
Sono i più numerosi dopo gli italiani. E possono proporre candidati di grande spessore, come l’arcivescovo di New York, Dolan, o quello di Boston, O’Malley. La loro carta alternativa è però quella di poter giostrare a nord e a sud dell’intero Continente. Il Canada
esprime un candidato che in Curia piace molto, il prefetto della Congregazione dei vescovi, Marc Ouellet. Ma pure in America Latina ci sono nomi di forte impatto, come il brasiliano Odilo Pedro Scherer, che ha origini tedesche. O il suo connazionale Joao Braz de Aviz. A proposito di interessi, le logiche geopolitiche
da sempre giocano un ruolo formidabile dentro il Conclave. E allora è da ricordare che nessun Paese al mondo ha tanti cattolici quanto il Brasile (134 milioni). In Argentina c’è poi un nome di peso come Leonardo Sandri. Dall’Honduras, Oscar Rodriguez Maradiaga, presidente della Caritas, si è già chiamato fuori. Ma proprio questa scelta personale rischia di assicurargli consensi.
EUROPEI E OUTSIDER
Un altro Papa tedesco? Difficile. La Germania ha molti cardinali giovani, tra cui Reinhard Marx. La Svizzera, Kurt Koch. Ma è l’Austria a presentare un calibro da novanta come l’arcivescovo di Vienna, Christoph Schoenborn. Allievo di Ratzinger, come Scola, conservatore illuminato, diplomatico aperto al dialogo con le altre fedi, sarebbe in grado di assicurare un Pontificato lungo e dinamico. La scelta alternativa è quella dell’ungherese Erdo, attuale capo dei vescovi di tutta Europa (Bagnasco è il vice). Fra gli italiani c’è il prefetto della Congregazione per il clero, Mauro Piacenza, conservatore, genovese, visto come possibile Segretario di Stato in chiave anti-Bertone. In Asia il nome emergente è quello del giovane (55 anni) filippino Tagle. Dall’Africa circola sempre più il ghanese Turkson, che non nasconde affatto la propria candidatura.
I KINGMAKER
Giocano un ruolo primario. Nomi come Sodano e Ruini, benché ultraottantenni e quindi fuori dal Conclave, risultano determinanti per esperienza, storia e prestigio. Ma subito sotto, monsignori potenti godono di un’influenza capace di aggregare consensi. Alcuni nomi? Il Sostituto alla Segreteria di Stato, Becciu, l’assistente del Papa, Gaenswein, il sottosegretario agli Esteri, Balestrero, il pastriarca di Venezia, Moraglia, assieme ai monsignori Paglia, Fisichella e Sciacca. Tutti
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abilissimi, di una grande partita che calamiterà presto su Roma l’attenzione del mondo.