GIORNALI DEL 12-17 FEBBRAIO 2013, 17 febbraio 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - IL TRIONFO DI LUCIANA LITTIZZETTO
MARTEDI’ 12 FEBBRAIO, VIGILIA
------Corriere della Sera
• In più c’è Luciana Littizzetto, a sua volta inventrice di un tormentone durato mesi a «Che tempo che fa», ovvero l’esclamazione «Eminence»! indirizzata all’allora presidente della Cei, cardinal Camillo Ruini. Proprio la Littizzetto, ieri in conferenza stampa, è riuscita a saldare in una battuta elezioni e dimissioni del Papa: «Non conosco la motivazione, non so. Forse va in pensione anche lui, la Fornero manda in pensione tutti. Potrebbe andare Berlusconi a fare il Papa. Bisognerebbe vedere se sta bene vestito di bianco...». Se tutto questo non bastasse, sul palco dell’Ariston ci saranno anche Stefano Olivari e Federico Novaro, una coppia gay di Torino in partenza per New York per sposarsi giovedì 14, giorno di san Valentino. Si baceranno? Chissà.
• Il Pdl accusa il Festival
di pendere a sinistra. Berlusconi: «C’è una signora come la Littizzetto, stanno preparando qualcosa solo contro il centrodestra». Timori anche per gli interventi di Maurizio Crozza, Neri Marcorè e Claudio Bisio. Leone conferma «piena libertà agli artisti sul palco». Oggi è il turno di Crozza.
------REPUBBLICA
• di Silvia Fumarola. DAL NOSTRO INVIATO
SANREMO
Sarà la prima donna a pagare l’Imu sulle scarpe? A guardare i tacchi, cilindrici, due silos giganteschi, sembrerebbe di sì. Luciana Littizzetto si guarda i piedi: «Fruscia il vento, urla la bufera, tacco alto ma pur bisogna andar. Il vero problema è resistere ». La primadonna del Festival, Lady Sanremo, come l’ha ribattezzata Fabio Fazio, non ha perso il buonumore. «Dalle mie parti si dice:
esageruma nen, non esageriamo. Mia madre mi ha detto: “Luciana, ascolta bene: basta la
salute”».
Stasera il festival comincia tra le polemiche per la vicinanza alle elezioni e le dimissioni del Papa. Entrerà nella storia.
«Al Papa si possono fare gli auguri? Mah. Meglio andare cauti. Comunque propongo Fabio come camerlengo. Potrebbe andare Berlusconi a fare il Papa. Papa Silvio... Oddio, bisogna vedere se sta bene vestito di bianco».
Sia seria: si aspettava gli attacchi della destra, l’ira di Berlusconi, tutte le critiche preventive?
«Ma figuriamoci. Sanremo può anche essere solo un momento d’evasione, tutta questa attenzione mi sembra immeritata. La reazione della politica è segno della sua fragilità, e in giro ce n’è tanta. Si possono temere le canzoni e i comici?».
Ma a Sanremo, si sa, tutto viene amplificato.
«Facciamo solo il nostro mestiere, non abbiamo l’obiettivo di distruggere il politico di turno. Dobbiamo portare a casa uno spettacolo, se avessimo avuto ambizioni politiche ci saremmo candidati. Il Festival vive nella realtà e noi siamo dentro quello che succede. Berlusconi? Le esternazioni ci sono sempre. Se uno non esterna è come dire che non sta bene... La mattina vai dal medico e lui ti chiede: “Hai esternato? Sì? Allora stai bene”».
La politica fa spettacolo: che pensa dei cuccioli adottati da Monti e Berlusconi?
«Mi metto dalla parte dei cuccioli, poveretti, chissà cosa penseranno. Secondo me tagliano la corda e vanno da soli sull’autostrada per farsi adottare da qualcun altro».
Come definirebbe questa edizione del Festival?
«Per me Sanremo è comunione e liberazione, nel senso che unisce le persone e le libera un po’ con la musica e la leggerezza».
Fazio dice che la politica è nell’aria: il bacio sul palco di Stefano e Federico, la coppia gay che andrà a sposarsi a New York, è un tabù che si rompe.
«Dopo il bacio con Pippo Baudo sul palco ho io lo
ius primae noctis,
ma la presenza dei ragazzi è bella».
Stangone, vallette mute, lei non è la classica donna “da arredamento”.
«Mah un po’ di arredamento lo faccio, Fabio mi sposta come un carrello, sono sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato: quando dietro smontano il gruppo musicale non si deve vedere, ma io sto lì. Alle prove sbaglio a dire i numeri degli sms. È il mio incubo notturno. Ora capisco le conduttrici quando danno i numeri».
Sanremo se l’immaginava così?
«È faticoso ma divertente. Da mesi Fazio mi ripete: non sai cos’è Sanremo... E per descriverlo usa le parole incubo tragedia catastrofe ecatombe apocalisse.
Esorcizza. E io cerco di spiazzarlo ».
Non è preoccupata per niente?
«Chiaro che ho fifa, a
Che tempo che fa
ho al massimo 18 minuti, qui conduco. Ma la vera paura è legata ai vestiti e alle scarpe, mai provato tanti abiti in tutta la vita.
La confezione mi spaventa, il ripieno bene o male è quello. Il vero problema con le scarpe, porto il 33 e 1/2, è di restare in piedi. Non ho mai messo tacchi così. Non riesco a pensare quando li porto, come non riesco a telefonare senza gli occhiali. Neuroni mancanti».
I suoi figli che dicono? Saranno fieri.
«Per carità, sono venuti a trovarmi e sono già ripartiti. Sono fieri, compatibilmente».
Fazio minaccia serate lunghissime.
«La durata fa la differenza, spero di poter fare rifornimento di benzina, mi porto noci e mandorle in camerino».
Ha usato sempre l’arma dell’ironia, il festival si può abbattere?
«Il festival non si deve abbattere, se si va a Sanremo si deve stare al gioco. A modo tuo. Voglio dire che puoi essere anche distruttivo, ma volendogli bene».
Primo Sanremo senza vallette, ma arriveranno Bar Refaeli e Bianca Balti. Sta affilando le unghie?
«Le ho viste in foto — mi sono fatta un’idea — ma non le ho incrociate. Mi spiace per loro, si beccano Fazio, un po’ come succede ai cani dei politici».
E Carla Bruni? Diciamo la verità, Fazio è cotto.
«Già. Carlà viene a cantare l’ultimo successo, quel che tocca diventa oro, bisogna starle vicino che porta bene. Non penserà di passarla liscia, qualcosa m’invento».
------LA STAMPA
• Intervista G. Fer. Dimenticate la sua immagine pubblica. Luciana Littizzetto fuori dal palcoscenico è una donna assai seria, a tratti insicura. Professionista scrupolosa fino al maniacale, non ha mai la tronfia certezza di fare la cosa giusta. Le sue “scemenze”, come le chiama lei, sono il frutto di una scrittura sofferta, scrupolosa. E - stupitevi se vi va Luciana è onestamente convinta di essere nient’altro che “una saltimbanca” (così ama definirsi), una che deve far ridere, non lanciare grandi messaggi o arringare le masse. Una normale signora torinese, che per mestiere fa ridere. Non la “pasionaria” descritta dai suoi detrattori. Preparare il debutto di stasera è stata una via crucis: barricata in albergo, ha lavorato sui testi con cura certosina, scrivendo e riscrivendo, discutendo allo sfinimento con i suoi co-autori. Il Festival non è la nicchia sicura di Che tempo che fa , è una partita in trasferta dove ogni errore può costare caro. Le “intemperanze” che su Raitre fanno parte del suo personaggio, qui possono trasformarsi in affari di Stato.
È lei, più di Fazio, nel mirino. Lei, che non ha mai amato la satira politica, oggi è la bestia nera del centrodestra per via della celebre battuta sulla rottura dei maroni. Non è facile, insomma. Tutti si aspettano che faccia ridere, ma la sfida è piena di insidie: niente “parolacce” perché siamo su Raiuno, niente politica perché siamo sotto elezioni, e questo non si può dire, e questo non si può fare… Lei ne uscirà con qualche piroetta imprevedibile. Da “saltimbanca”, appunto. L’idea clamorosa è il suo arrivo all’Ariston su una carrozza trainata da 4 cavalli, come le principesse delle fiabe. Per non sentirsi troppo sola, Luciana ha pure chiesto a tre amiche del cuore - Evelina Christillin, la scrittrice Paola Mastrocola e Enrica Baricco - di scendere in Riviera per almeno un giorno, a farle compagnia. Arriveranno, ovviamente. Ma intanto, oggi comincia il rodeo. E un po’ di tremarella è d’obbligo.
Luciana, in questi giorni come hai vissuto la tensione da Festival? Tutte le polemiche, gli attacchi politici manco fossi un’agente della sovversione internazionale… Non hai mai avuto voglia di scappare?
«No. Ce l’ho avuta prima di partire per Sanremo. Una fifa nera. Mi ripetevo “ma chi me l’ha fatto fare, sono proprio una badola, adesso chiamo Fabio e gli dico che non se ne fa niente». Poi, una volta arrivata qua, mi sono accorta che tutto sommato era una cosa normale, non è che si apriva il tetto dell’Ariston e mi piombava un fulmine sulla testa. Le cose vanno come devono andare, proviamo, tutto funziona, bene o male, e mi sono resa conto che alla fin fine potevo fare qualcosa di bello. In fondo è solo un varietà televisivo, mica un’operazione a cuore aperto. E poi, come dice mia mamma, basta la salute».
A proposito della mamma: a casa tua che dicono? Ti guarderanno?
«Mia mamma ogni volta che la sento mi dice sempre “non vedo l’ora che sia tutto finito”. Mio figlio mi ha detto che guarderà la partita. Mia figlia invece mi ha assicurato che guarderà me. Insomma, il bilancio non è male, non posso lamentarmi».
Hai deciso se canterai?
«Beh, canticchio e ballicchio. Sto provando e riprovando, sono diligente, a volte mi sembra che funzioni, ma tanto so che al momento buono sbaglierà tutto da capo a fondo. È come a scuola, sai? Quando il professore dice di te: si impegna, ma proprio non ce la fa…». Così Luciana Littizzetto aspetta il debutto. Pronta alla battaglia, la paura non la piega. «Io sono orgogliosa di essere qui, perché è la prova che puoi farcela anche se non hai l’aspetto da bellona del Festival», dice. Ecco. Se non altro per questo, ogni donna dovrebbe amarla. E ogni uomo rispettarla. Dopo decenni di pupattole, anche la Signora del Festival è una persona normale. Come normale speriamo sia questo Festival di Sanremo. Promessa, magari, di un Paese normale dove prima o poi sarebbe bello vivere.
MERCOLEDI’ 13 FEBBRAIO, PRIMA SERATA
------CORRIERE DELLA SERA
• Ci voleva il Festival e la contestazione a Crozza
per dare un tocco di surreale al frullatore Italia, come se non bastassero già le dimissioni del Papa, la campagna elettorale, l’arresto di Orsi, le prossime elezioni del Capo dello Stato. Ma il Festival c’è, non si discute. Quando, a metà serata, arriva Maurizio Crozza travestito da Berlusconi viene subito contestato dal pubblico, c’è quasi un accenno di rissa. Crozza non sa più cosa fare, non sa come andare avanti, fatica non poco a riprendersi ma poi lo fa con mestiere. Questo sarà il momento indimenticabile del Festival! Non un grande momento comico, ma il primo momento sincero della manifestazione, regalo prezioso ai titolisti dei giornali. Ma facciamo un passo indietro. Per sottolinearne il carattere istituzionale, Fabio Fazio parte subito con Verdi, l’elogio del popolare (così la Lega impara ad appropriarsi del «Va’, pensiero») e la Luciana Cenerentola della Disney. È un festival dimesso (da subito gli organizzatori hanno messo le mani avanti, spiegando la filosofia «al risparmio» di questa edizione), una sorta di mash-up di molte matrici della tv fazista. C’è il racconto di parola impegnato sui livelli di cultura alla «Apocalittici e Integrati». Ci sono le canzoni come strumento di emancipazione. La formula dei due brani (prendi uno, paghi due oppure, per buttarla sul politico, modello primarie) appesantisce non poco il ritmo della competizione; non ci sono più i 45 giri e così si sono inventati il lato A e il lato B del cantante. Intanto ci si chiede se l’idea della scala mobile sia degli autori o della Camusso. Proprio perché noiosetto e cupo, c’è un po’ di Sanremo in tutti noi. C’è un po’ di Fazio in tutti noi. Fabio è qualcosa di più di un presentatore, è «un piantone della coscienza» televisiva. Appena può, anche da seduto e trovando persino il tempo di twittare foto, ti piazza l’«effetto Fruttero» e ti frega. In cosa consiste? Fazio invita sempre qualcuno che non puoi non amare, tipo Verdi o i due gay. Anzi, ti obbliga ad amarlo ancora di più perché raramente frequenta la tv (è la legge che governa le promozioni di «Che tempo che fa»). Edoardo Camurri sostiene che questa sia «la tirannia peggiore, il piantone della coscienza». Sanremo concede molto (al pop, al corrivo, alla civetteria), ma poi è pieno di piantoni della coscienza: Michele Serra e Francesco Piccolo fra gli autori; Daniel Barenboim e Daniel Harding fra gli ospiti, il grande Angelo Ogbonna fra i «nuovi» italiani e via così, in stile Raitre. Tutte persone nei confronti dei quali si prova soggezione perché esercitano la tirannia di ciò che è buono, pulito e giusto (principi di una nuova gastro-televisione). Intanto, Fazio ha quasi completato la transizione verso il «maestro» Mike: quando impugna la cartelletta e la legge con studiata difficoltà, quando apostrofa Baumgartner con un «pensate, si è buttato da metri e metri di altezza», quando rimprovera la Littizzetto per le parolacce, nemmeno fosse Antonella Elia malvestita. È il piantone della coscienza che ci frega.
• Da Verdi il testimone passa a Lady Sanremo, la valletta intelligente e spiritosa (un ossimoro) a cui — parole sue — non si perdona niente «perché se sbaglia la Canalis, pazienza perché è gnocca, ma se sbaglio io...». Principessa dal piede mignon (ha il 33 e mezzo di scarpe), Luciana Littizzetto «un misto tra Cenerentola e Crudelia Demon» (parola di Fazio) si presenta su un cocchio bianco trainato da quattro cavalli. Non fa come fece Benigni — entrò a cavallo, più dura farne passare quattro con tanto di traino — e si ferma fuori dall’Ariston. Ha anche preparato una letterina per San Remo, che non c’è in nessun calendario, né in quello Maya, né in quello Pirelli e colpisce San Silvio: «È vero che i ristoranti sono pieni, ma di gente che cerca un posto da cameriere. Io mi fido di chi dice che restituisce l’Imu ma mi piacerebbe avere i soldi prima di andare a votare».
• Dopo pranzo, il direttore generale è andato in teatro ad assistere alle prove. Ha conosciuto pure Luciana Littizzetto. Un breve scambio di battute. «Come sta?». «Un po’ tesa. E lei?». «Bene, grazie. Io sono tranquillo, son qui da spettatore». Un po’ di riposo, poi la serata in platea. Ma in quinta fila e non in prima come sempre accaduto negli anni passati.
------LA REPUBBLICA
• Luciana Littizzetto, temibile Cenerentola, arriva in carrozza «guidata da un cocchiere esodato dalla Fornero. Stasera sul palco invece di due gnocche ce n’è solo mezza». Incontenibile. Nella letterina indirizzata a San Remo: «Dì a tutti quelli che dicono che restituiranno l’Imu se possono anticipare. Io mi fido un casino, ma mi piacerebbe avere i soldi
primadi
andare a votare. Fa che non arrivino altre notizie pazzesche perché dopo la neve, le polemiche politiche e le dimissioni del papa manca solo la pioggia di rane e lo sbarco degli alieni a Arma di Taggia ». La sintonia col presentatore è collaudata: «Faccio subito vedere la farfallina o tu fai vedere il lombrico?». Meglio le allusioni fulminanti della Littizzetto o la discesa di valkirie bionde e brune in perenne lotta con i congiuntivi? È lei l’asso nella manica di questa edizione.
------LA STAMPA
• Le arie di Verdi erano popolari come le canzonette di adesso, oh, già. E poi, tanto per restare sul modesto, Littizzetto è arrivata su un cocchio trainato da quattro splendidi cavalli bianchi, un misto tra Cenerentola e Crudelia Demon, che non perde la scarpina. E dice: «Salgo all’Ariston e non scendo, come Monti». Che non potendo dire niente, né due maroni, né che casini, né due meloni, scrive al suo Sanremo, carissimo Sanremo. Laddove San Remo, sostiene, non esiste in nessun calendario. Cui chiedere comunque che l’aiuti a non fare mai la rima con Gualazzi, e la protegga nella sua «insopprimibile esigenza di dire: culo». Battute: «I ristoranti sono pieni, come diceva uno che non posso dire, ma sono pieni di gente che cerca un posto da cameriere». Oppure: «Vorrei avere i soldi prima di andare a votare, da quelli che dicono che restituiranno l’Imu». Lui la rintuzza, i due si fanno da spalla a vicenda. Insomma, sono ripetuti e riproposti i meccanismi narrativi e comici della collaudata coppia.
GIOVEDI’ 14 FEBBRAIO
------Corriere della Sera
• Si torna alla serata del Festival: Fabio Fazio annuncia Luciana e invece scende dalla scalinata la splendida Bar Refaeli, modella israeliana, 27 anni, in abito lungo color petrolio. Praticamente una sirena, da mozzare il fiato. Poi arriva la vera Littizzetto. Ed è subito gag: «Ciao Bar, posso chiamarti Chiosco?». Fazio: «Bar che idea ti sei fatta in questi primi istanti di Festival?». E Luciana: «Che sei un pirla!».
• Arriva Littizzetto, bella carica da settimane. Sa che l’incontro con Carlà può diventare uno sketch piuttosto divertente. «Io e Carlà siamo gemelle diverse, separate dalla nascita. Carlà è una che ha avuto una vita difficile: è nata ricca e gnocca. Ha voluto sfilare ed è diventata una top model famosa nel mondo. Ha pensato: quasi quasi sposo un francese e si è presa il Presidente. Con lui ha pensato: faccio un bambino, nonostante l’età. Buona la prima. È una che ha più culo che anima».
La Bruni sorride divertita e dice: «Luciana ti accompagno. So che hai ri-scritto le parole di una mia canzone. Tu canti, io suono». E via con «La chanson de Carla Brun», tutte e due sedute sugli scalini, come due compagne di università. Le parole e le rime sono molto divertenti. Per esempio: «Lei beve l’armagnac / leggendosi Balzac / Io bevo grignolin / leggendo Topolin».
la Repubblica
• Luciana Littizzetto versus Carla Bruni. «Una gnocca e mezzo. Siamo state separate alla nascita, gemelle diverse. Qualche difetto ce l’avrai anche tu, ti puzza l’alito?». Scontro? Macché. Carlà, disponibilissima, sta al gioco e accompagna alla chitarra la piccola torinese nella parodia di una sua vecchia canzone («Lei ha una coscia che è alta quanto me / Io dico le boiate sempre su RaiTre / Lei s’è portata a casa fior di Sarkozy / Io spero d’uscir viva sabato da qui»). L’ex first lady di Francia, ridiventata ragazza con la chitarra, filiforme in un severo tailleur pantalone antracite, è venuta a presentare la sua quarta raccolta di canzoni,
Little French songs.
Littizzetto infierisce, Carlà sta al gioco: «È nata gnocca, ricca, diventata
top model. Ha detto: “Mi fidanzo con un francese” e ha sposato Sarkozy. Ha preso la chitarra e ha venduto milioni di dischi. Ha più culo che anima. Se pesta una merda di cane sotto ci trova un tartufo di quattro chili».
VENERDI 15 FEBBRAIO
------CORRIERE DELLA SERA
• SANREMO — «Che Sanremo che fa», ovvero il Festival di Rai3, fatto su Rai1, ma con più soldi. Perché al netto di un altissimo numero di ospiti-comparse (che lasciano poco il segno) e al netto di ascolti superiori all’attesa, è la coppia di fatto («coppia di sfatti», corregge subito lei), Fazio-Littizzetto a tenere in piedi il Festival della Canzone, finalmente libero dalla Politica. Il gioco a due cominciato su Rai3, prosegue arricchito anche su Rai1. Gioco a due delle Pari opportunità, perché la Donna non è subalterna al Conduttore, quest’anno non si parla di farfalle se non in chiave ironica («Faccio subito vedere la farfallina o fai vedere tu il lombrico?»). Finalmente una donna che mostra l’arte e non il corpo («Ma non per scelta», è fulminante lei). Di Lucianina — il vezzeggiativo di Fazio — si sapeva. Cervello pronto, lingua affilata, meno battutacce del solito («a Sanremo non si fa, non siamo su Rai3»). Meno ingessato il «Signorino Tu Mi Stufi» (il vezzeggiativo di Lucianina), libero da quel sussiego curiale che a volte emerge a «Che tempo che fa», è un Fazio Unchained, libero dalle catene. Si mette a imitare Vespa, Piero Angela, Mike Bongiorno (un ritorno alle origini, era nato imitatore), ma non si limita a fare il finto scandalizzato per l’impertinenza di Luciana. Mostra riflessi pronti. Lei: «Sono a pezzi. Ho passato la notte con Toto Cutugno e il coro dell’Armata rossa che ci guardava». Lui: «Beh ti andava peggio se facevi il contrario». Lei: «La coperta è sempre corta, come diceva mia nonna». Lui: «Nel tuo caso è veramente corta, è quella della Barbie». Lui: «Non sono i fiori che sono grandi, sei tu che sei piccola». Lei: «Sei nato vecchio, hanno messo il fiocco grigio quando sei nato». Lui: «Non ci lasceremo mai». Lei: «Questo no, per favore». E in questo nuovo modo, anche gli ospiti vengono piegati a uso e consumo dei loro duetti.
A celebrare l’unione di fatto — a inizio serata — il canto sulle note di «Trottolino amoroso, Dudu dadadà», con tanto di bacio finale. «Non potevo lasciare che rimanesse solo il ricordo del bacio con Pippo Baudo». Un modo per celebrare il loro San Valentino. Quindi ecco il monologo di Luciana sul perché le donne amano gli uomini «anche quando date il peggio». Battute e ironia. Poi inizia a diventare un po’ più seria: «Non voglio più sentir dire che una donna ha le palle. Non vogliamo avere le palle, abbiamo già le tette». Il monologo, da scherzoso, si fa profondo. E arriva a parlare della violenza sulle donne che spesso avviene in famiglia. «Un uomo che ci mena non ci ama, mettiamocelo in testa, salviamolo nell’hard disk. Non è questo l’amore. Un uomo che ci picchia è uno stronzo. Dobbiamo capirlo subito al primo schiaffo. Non abbiamo sette vite come i gatti, ne abbiamo una sola, non buttiamola via». Si toglie le scarpe e comincia a ballare con altre 50 donne: ieri in tutto il mondo si celebrava l’iniziativa One Billion Rising contro il femminicidio. Il ballo finisce. E Fazio la incorona: «Sono anni che la tv italiana non ha un talento e una donna così bella come Luciana».
------LA STAMPA
• Parte comica, Luciana Littizzetto, nel suo monologo di ieri al Festival di Sanremo. Dicasi Festival di Sanremo, non Che tempo che fa oQuello che (non) ho . Comincia con l’importanza dell’amore, anche dichiarato. «Dire ti amo - suggerisce ai ragazzi - non crea né impotenza né assuefazione». Poi cambia passo, e parla dei diritti civili sui quali un paese civile dovrebbe contare: un luogo «dove posso vegliare la persona che amo senza che nessuno mi possa dire niente anche se non siamo parenti». Poi il tono, e il tema, si ispessiscono. 127 donne uccise in un anno, in Italia, da mariti, fidanzati, ex, padri. Ovviamente è una vergogna, come dice Fazio, ma Littizzetto fa commuovere, e voglio vedere se qualcuno si adombra perché «dice le parolacce». Ha detto «merda» e «stronzo», sì, e con ragione: «Vogliamo rispetto. L’amore con la violenza e le botte non c’entrano niente. Un uomo che ci mena, non ci ama, mettiamocelo in testa. Un uomo che ci picchia è uno stronzo, sempre, dopo il primo schiaffo ne arriverà un secondo, un terzo, abbiamo una vita sola, non buttiamolo via». Ed ecco il lampo di folla (flash mob) contro la violenza sulle donne, condivisa da un milione di persone nel mondo e da 250 sul palcoscenico dell’Ariston. Lei ride, e balla, male, e lo sa, («mi ha chiamato il Bolshoi», ironizza), ma non importa, non è quello il punto, il punto è che trascina il pubblico e fa spuntare le lacrime. Ci sono i concetti. È come se lei la mangiasse, l’idea. Diceva Gaber. Se potessi mangiare un’idea avrei fatto la mia rivoluzione. Ecco perché questo Festival, fa, nel proprio piccolo, la sua rivoluzione. Perché mangia le idee.
Ma prima, in apertura di serata, Litti e Fazio, essendo San Valentino, avevano canticchiato, altrettanto male, in verità, «Trottolino amoroso du-dudu da-da-da», oh che sensazione di leggera follia. Come Sandra e Raimondo, come Delia Scala e Lando Buzzanca, come Gloria De Antoni e Oreste De Fornari.
SABATO 16 FEBBRAIO
------CORRIERE DELLA SERA
• Luciana Littizzetto «obbligata» al revival scende le scale con il vestito che Nilla Pizzi indossava nel ’52 quando cantava «Papaveri e papere»: «Non sai come pesa, sembra di avere addosso Platinette bagnata». Tornerà più tardi in versione Caterina Caselli, vestitino carta da zucchero e caschetto d’oro in testa. «Sembro Enzo Paolo Turchi appena uscito dall’Isola dei Famosi». Sandra e Raimondo si punzecchiano, sono loro i primi a ridere. Lei lo fulmina: «Il riso abbonda sulla bocca degli stolti. Vestiti tu da Renato Zero, pirla».
DOMENICA 17 FEBBRAIO
------CORRIERE DELLA SERA
• Incorona Luciana Littizzetto: «È stata un gigante: non è facile, giorno per giorno, produrre tanti spunti di racconto».
DOMENICA