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 2013  febbraio 16 Sabato calendario

APERTURA DEL FOGLIO DEI FOGLI DEL 18 FEBBRAIO 2013 SULLE DIMISSIONI DEL PAPA


«Papa lascia pontificato dal 28/2» (il flash d’agenzia dell’Ansa lanciato da Giovanna Ghirri delle 11.46 di lunedì 11 febbraio 2013).

Erano le 11.41 quando papa Benedetto XVI ha annunciato in latino le sue dimissioni durante il concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto. Lascerà il soglio di Pietro alle 20 di giovedì 28 febbraio, dopo 7 anni, 10 mesi 9 giorni di pontificato.

«Carissimi Fratelli, vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. […] Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice» (dal discorso di Benedetto XVI).

Dopo l’annuncio del Papa, tutti alla ricerca dei motivi. Padre Francesco Lombardi ha subito indetto una conferenza stampa: «Non risulta nessuna malattia in corso che abbia influito sulla decisione del Papa. Sappiamo l’età che ha e che è normale per persone in età avanzata vivere un declino delle proprie forze ed il Papa lo ha sentito negli ultimi mesi e lo ha riconosciuto con lucidità». Dopo le indiscrezioni del Sole 24 Ore su un nuovo peacemaker impiantato tre mesi fa, padre Lombardi ha precisato: «La decisione non ha nulla a che fare con il recente intervento cardiaco. È stata un’operazione di routine».

Martedì 12 febbraio, Ratzinger ha trascorso la prima giornata da dimissionario, chiuso nel suo appartamento al terzo piano del Palazzo Apostolico, fra i suoi gatti, a scrivere, a pregare, a suonare l’amato pianoforte a coda, nero lacca. [Virginia Piccolillo, Cds 13/2] Mercoledì 13 ha fatto la sua prima uscita pubblica da dimissionario e nell’aula Paolo VI ha parlato a 3.500 persone. Poi ha celebrato in San Pietro il Mercoledì delle Ceneri davanti a ottomila fedeli. I cardinali già a Roma sono un’ottantina (su 117), gli alberghi di Roma sono già pieni. Il 24 febbraio giorno delle elezioni parlamentari, ci sarà l’ultimo Angelus, il 27 l’udienza generale da San Pietro sarà la sua ultima uscita pubblica da Papa.

Secondo l’Osservatore Romano la rinuncia di Benedetto XVI al Papato è una decisione «presa da molti mesi, dopo il viaggio in Messico e a Cuba [marzo 2012, ndr], in un riserbo che nessuno ha potuto infrangere». Un prelato che era con il Papa in Messico racconta: «La mattina del 25 marzo Benedetto XVI quando si è alzato aveva i capelli sporchi di sangue. I suoi collaboratori gli hanno chiesto che cosa fosse successo. Il Papa ha detto di non essere caduto, ma di essere andato a sbattere contro il lavandino. Tutto venne fatto rapidamente sparire, anche la moquette fu ripulita dal sangue. Poi, mentre medicava il capo del Papa, il dottor Patrizio Polisca aveva commentato: “Lo vede, Santo Padre, perché sono molto critico verso questi viaggi?”. Benedetto XVI, con quel filo di ironia che chi lo frequenta conosce bene, aveva risposto: “Anch’io sono critico...”». [Andrea Tornielli, La Stampa 14/2/2013].

Joseph Ratzinger si era già dimesso: nel 1995, da cardinale. Quand’era prefetto dell’ex Sant’Uffizio, si scontrò duramente con ministri della Santa Sede. Ratzinger voleva subito sanzionare il cardinale Hans Hermann Groer, arcivescovo di Vienna accusato di molestie sessuali. Di fronte alle resistenze della Curia, il futuro Benedetto XVI rinunciò all’incarico e decise di lasciare il Vaticano per tornare agli studi teologici. Fu Giovanni Paolo II a dissuaderlo dall’abbandono. [Giacomo Galeazzi, La Stampa 16/2]

Sono due anni che Benedetto XVI manda segnali di un suo possibile addio: «Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli, allora ha il diritto e in talune circostanze anche il dovere di dimettersi» (dal libro intervista a Benedetto XVI Luce del mondo, pubblicato nel novembre 2010).

Il 25 settembre 2011 Antonio Socci scriveva su Libero: «Per ora è una voce (un’ipotesi personale di Joseph Ratzinger) e spero che non diventi mai una notizia. Ma poiché circola nelle più importanti stanze del Vaticano merita molta attenzione. In breve: il Papa non scarta la possibilità di dimettersi allo scoccare dei suoi 85 anni, ovvero nell’aprile del prossimo anno. Che Ratzinger ritenga possibile questa scelta è noto almeno dal 2002, quando si dovette studiare l’eventualità con l’aggravarsi della malattia di Giovanni Paolo II». [Antonio Socci, Libero 25/11/2011]

La decisione di Benedetto XVI è stata presa dopo un pontificato particolarmente difficile. Il caso Vatileaks su tutti, scoppiato nel maggio 2012. Dall’appartamento del Papa spariscono documenti privati. Carte che finiscono nel libro Sua Santità di Gianluigi Nuzzi, poi su tutti i giornali. Condannato il maggiordomo Paolo Gabriele, che riceve la grazia dal Papa. Il 17 dicembre 2012 a Ratzinger è consegnata la seconda parte del rapporto su Vatileaks. Ignazio Ingrao su Panorama: «Stavolta il fascicolo è assai più voluminoso, contiene decine di interviste a prelati, laici, religiosi compiute dopo la condanna di Gabriele. Da questo rapporto emerge una fotografia impietosa dell’attuale situazione della curia romana: le divisioni tra i cardinali, le resistenze al cambiamento e all’operazione di trasparenza e pulizia voluta da Ratzinger. (...) Benedetto XVI esce duramente provato dal colloquio con la commissione d’inchiesta». [Ignazio Ingrao, Panorama 14/2]

Lo scandalo della pedofilia del clero aveva già rumoreggiato lungo gli ultimi anni del pontificato wojtyliano, ma ha raggiunto una violenza straordinaria nel triennio 2008-2010. «E qui il colpo di barra di Benedetto XVI è stato deciso ed efficace: ha riformato le procedure processuali rendendole più severe, ha chiamato a penitenza l’intera Chiesa e le singole comunità nazionali (esemplare la lettera ai cattolici irlandesi del marzo del 2010), ha incontrato personalmente una decina di volte gruppi di vittime: come un lascito evangelico valido per il domani». [Luigi Accattoli, Corriere della Sera 12/2]

A minare il pontificato di Papa Benedetto XVI anche gli scandali dello Ior, la banca del Vaticano. Nel 2010 arrivano le accuse di violazione delle norme antiriciclaggio: a guidare l’Istituto per le Opere di Religione è Ettore Gotti Tedeschi, persona di fiducia del Papa. L’inchiesta è ancora in corso quando la Commissione cardinalizia di vigilanza, presieduta dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, sfiducia il presidente (che in cassaforte ha lasciato un memoriale destinato a un amico, un professore e un giornalista del Corriere della Sera, dicendo alla segretaria: «Ho paura di morire; se mi uccidono, mandi questi tre plichi»). [Gianluigi Nuzzi, Vanity Fair 13/2] La nuova nomina, l’ultima ufficiale di Benedetto XVI, venerdì 15: Ernst von Freyberg, preferito al candidato di Bertone, il belga Bernard De Corte. [Marco Ansaldo, la Repubblica 16/2].

Benedetto XVI dal I marzo tornerà a chiamarsi soltanto Joseph Ratzinger. Anche se dopo la sua morte, sull’annuario pontificio come sulla sua lapide, sarà inciso il nome papale, con le date del pontificato, il cui termine non coinciderà con la fine della sua vita terrena. Andrea Tornielli: «Ratzinger tornerà a essere cardinale? Gli esperti canonisti della Santa Sede studiano anche questo. Al momento dell’elezione, il Papa esce dal collegio cardinalizio, e dunque l’emerito non sarebbe più, almeno in teoria, membro di diritto del collegio dei porporati. Potrebbe ovviamente rientrarci, se il suo successore lo nominasse nuovamente cardinale. Dunque, quale sarà il titolo di Ratzinger? Non “Papa emerito”, ma più probabilmente “vescovo emerito di Roma”». [Andrea Tornielli, La Stampa 13/2]

«Si alza l’ennesima mano nella platea dei giornalisti, domandone: scusi, padre, ma che cosa farà esattamente Joseph Ratzinger nel momento in cui non sarà più Papa, appena arrivato a Castel Gandolfo, allo scoccare delle 20 del 28 febbraio? E padre Federico Lombardi, che al solito ha ascoltato senza battere ciglio, imperturbabile come neanche Buster Keaton, allarga appena le braccia e accenna a un sorriso, “cosa volete che vi dica, ritengo che andrà a cena”». [Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera 14/02]