Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  febbraio 14 Giovedì calendario

CONSULENZE E FAVORI COSÌ IL GIRO DELLE TANGENTI HA TOCCATO ANCHE LA LEGA


«Affronto questa prova sofferta, ma con il conforto che i giudici capiranno che ho portato avanti una attività esclusivamente per il bene della mia azienda». Sono le parole che Giuseppe Orsi, ex amministratore delegato di Finmeccanica finito agli arresti per una presunta mazzetta versata per ottenere un appalto di 12 elicotteri dal governo indiano, ha affidato ieri al proprio avvocato.
Il pm Eugenio Fusco tuttavia e
il giudice Luca Labianca che ha spedito Orsi in carcere a Busto Arsizio, ritengono che un po’ di “quel bene” sia ricaduto anche nelle tasche di Orsi e dei partiti che lo hanno sostenuto, «in particolare la Lega e Comunione e Liberazione ». Ma Cl smentisce: «Comunione e Liberazione non ha mai preso tangenti da Finmeccanica», precisa l’organizzazione cattolica. A inchiodare il numero uno del colosso statale sarebbero state le parole di Guido Haschke, l’intermediario che insieme col socio Carlo Gerosa, avrebbe versato materialmente le tangenti alla famiglia Tyagi un cui membro era nel 2005 il Capo di Stato maggiore dell’aeronautica indiana. La controllata di Finmeccanica, Agusta Westland spa, di cui Orsi ai tempi era l’amministratore delegato, avrebbe pagato una consulenza da 20 milioni allo stesso Hasckhe e di altri 30 milioni a una società riconducibile a un uomo di fiducia di Orsi, Christian Michel non solo per oliare i meccanismi statali indiani, ma anche per avere un tornaconto personale. «Durante un incontro — mette a verbale Haschke — con Michel in Cascina Costa, si negoziava una percentuale
complessiva tra me Orsi e Michell pari al 7% complessivo».
Che il bene di Finmeccanica fosse poi un’esigenza comune con altri manager del gruppo, lo rivelano le carte dell’inchiesta. Hasckhe ha confessato ai magistrati di aver retrocesso altri soldi per ottenere consulenze da Finmeccanica, come se fosse una prassi comune. «A Pozzessere (Paolo ex direttore commerciale di Finmeccanica) ho corrisposto la somma di denaro tra i 50mila e i 100mila in più occasioni sia in Italia che all’estero. Ricordo in particolare che a Londra gli diedi
10mila euro, li mise in una tasca e poi mi disse di averli smarriti. Ho pagato Pozzessere perché mi introducesse in altri settori». E aggiunge: «Preciso che ho avuto una consulenza da Alenia per il tramite di Fava al quale ho retrocesso 30mila euro in contanti. Preciso che Fava ha preso il posto di Pozzessere in Alenia il quale me l’ha anche presentato facendomi capire che anche il suo successore gradiva gratifiche economiche». Il contratto di consulenza era di 360mila euro l’anno. E ancora: «Ho corrisposto a Girasole la somma complessiva di 200 o 220mila
euro. Girasole è dal 2009 il rappresentante di Finmeccanica in India. Mi è stato presentato da Pozzessere che è il suo capo». Grazie a Girasole, Haschke ottiene una consulenza della Otomelara.
Insomma i soldi erano “un bene” comune, anche perché i controlli interni non si sono dimostrati essere il fiore all’occhiello del gruppo. Giorgio Casana è il vice presidente dell’Internal Audit di Agusta Westland e aveva ricevuto il compito di scrivere una relazione per le somme versate a Christian Mitchell. Prima cerca di
evitare di andare in Dubai a effettuare un controllo sulle società di Mitchell, «perché — avrebbe confidato — se lui dovesse andare a scoprire qualcosa poi lo deve dire al magistrato italiano». Una volta andato, racconta così il suo viaggio. «Non parliamo del modo in cui sono tenuti i conti, proprio non c’è un rescoconto». E conclude: «Devo dire che oggi stamattina avevamo un po’ di preoccupazioni per delle cose e poi le abbiamo risolte e quindi devo dire non c’è un cazzo. Non c’è una minchia di niente, cioè uno molto sveglio».