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 2013  febbraio 14 Giovedì calendario

I RISCHI DI UN CONCLAVE LUNGO

Man mano che si avvicina il giorno X e si fa strada l’orientamento di avviare le procedure di voto entro il 20 marzo, nei Sacri Palazzi si cominciano a prendere in esame tutti gli scenari possibili. Per la sua segretezza il conclave resta uno dei momenti più delicati della Chiesa. Chi saranno i possibili papabili, chi svolgerà il (fondamentale) ruolo di grande elettore e come sarà articolata l’agenda che dovrà gestire il prossimo pontefice e che, di fatto, costituisce la base per coagulare i 78 voti necessari per arrivare alla fumata bianca?
Stavolta i porporati che hanno diritto ad entrare nella Cappella Sistina sono 117, due in più rispetto ai 115 che nel 2005 portarono all’elezione di Benedetto XVI già al quarto scrutinio. Una scelta che prese corpo in un lasso di tempo relativamente breve. Una scelta sicuramente facilitata dall’autorevolezza indiscussa dell’ex prefetto del Sant’Uffizio e, non ultimo, dall’onda emotiva seguita alla morte di Karol Wojtyla. In quei giorni, durante i novendiali, il mondo intero aveva gli occhi puntati su San Pietro; milioni di persone affluivano da ogni dove e gli stessi cardinali elettori interpellati prima di entrare in clausura ammettevano di sentire addosso tutto il peso della Storia. Qualcuno ipotizza che fu una scelta dettata dal timore, chissà, di fatto ciò che accadeva attorno ai votanti ebbe un grande peso. Morale: l’elezione di Ratzinger fu brevissima. Alle 17,45 del secondo giorno il comignolo sui tetti del Palazzo Apostolico sbuffò un nastro bianco salutato con esultanza dalla folla. «Lo schieramento del blocco dei wojtyliani trovò una composizione quasi naturale e riuscì a far convogliare i voti necessari sul candidato Ratzinger. E questo anche per la presenza di grandi elettori di particolare caratura come il cardinale Martini o Ruini» analizza un navigato prelato di curia.
LUNGAGGINI

Stavolta le cose potrebbero andare diversamente e un pò più per le lunghe. Innanzitutto scarseggiano grandi elettori capaci di raccogliere almeno una ventina di voti ciascuno. L’unico che potrebbe averli da solo è Scola, lui stesso Papabile. Poi il collegio cardinalizio appare più parcellizzato. Gli scandali che hanno arrecato enorme dolore a Benedetto XVI hanno avuto l’effetto di scavare solchi tra la curia e gli episcopati stranieri. I cardinali tedeschi e francesi si sono rivolti reiteratamente al Papa lamentandosi per come stavano andando le cose. Le divisioni anche tra gli italiani non sono più un mistero per nessuno, e solo ultimamente si è ricomposta la divergenza di vedute tra Bertone e Bagnasco. Benedetto XVI ieri pomeriggio nella basilica di San Pietro si è lamentato delle «divisioni nel corpo ecclesiale» che arrecano danni all’immagine complessiva della Chiesa. Insomma, stavolta, la strada è in salita. Tanto per cominciare sui votanti la pressione esercitata a suo tempo dall’onda emotiva (chiamata «effetto Wojtyla») non esiste più, anche se potrebbero avvertire la tensione morale di dare all’esterno un segno di grande unità, ma dovrebbero superare le divisioni esistenti all’interno del Collegio Cardinalizio. I cardinali ancora frastornati per l’annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI hanno però iniziato ad interrogarsi di quale Papa ha bisogno la Chiesa nell’era post Ratzinger? Nessuno osa tracciare apertamente un identikit. Lo ha fatto con coraggio Papa Ratzinger elencando (indirettamente) una serie di fattori necessari per procedere alla sua sostituzione. Il nuovo Papa deve essere più giovane e in forze. Poi, parlando nell’Aula Paolo VI ieri mattina, durante l’udienza del mercoledì, ha rammentato anche i requisiti minimi per un comportamento coerente. Difendere la fedeltà del matrimonio cristiano, essere misericordiosi, spazio alla preghiera, opporsi pubblicamente all’aborto, all’eutanasia, alla selezione di embrioni anche per prevenire le malattie ereditarie. «La tentazione di mettere da parte la propria fede è sempre presente e la conversione diventa uan risposta a Dio». Infine, proprio per facilitare le operazioni tecniche, Benedetto XVI ha nominato Uditore Generale della Camera Apostolica, Giuseppe Sciacca, attuale segretario generale del Governatorato, un esperto canonista di sua stretta fiducia che affiancherà il Camerlengo di Santa Romana Chiesa, il cardinale Tarcisio Bertone, la figura che, nel periodo di Sede vacante amministrerà la Sede Apostolica.
Franca Giansoldati