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 2013  febbraio 14 Giovedì calendario

IN MESSICO SI FERÌ E DECISE:LASCIO

La decisione della rinuncia al pontificato è stata presa da Benedetto XVI dopo il viaggio in Messico e a Cuba. Quando il Papa si procurò una ferita alla testa e i suoi collaboratori lo medicarono senza rivelare nulla.
La notizia è stata confermata lunedì scorso dal direttore de «L’Osservatore Romano», Gian Maria Vian uno di coloro che allora accompagnarono il Pontefice in Centroamerica - nel suo editoriale. Quel viaggio fu l’ultima trasferta papale al di là dell’oceano. Proprio durante quel pellegrinaggio, rivela ora alla «Stampa» uno dei prelati del seguito, accadde un incidente, fortunatamente senza conseguenze. Il Papa si procurò la ferita alla testa e nulla fu rivelato ai giornalisti.

«All’inizio di quel viaggio internazionale così importante, il Papa ci confidò che lo stava affrontando con “spirito penitenziale”. La mattina del 25 marzo, nell’ultima giornata trascorsa a León - racconta il prelato mentre ci trovavamo nella casa delle religiose cappuccine, Benedetto XVI quando si è alzato aveva i capelli sporchi di sangue. I suoi collaboratori gli hanno chiesto che cosa fosse successo. Il Papa ha detto di non essere caduto, ma di essere andato a sbattere contro il lavandino, qualche ora prima. Si era alzato per andare in bagno, e come capita talvolta quando ci si risveglia nel cuore della notte in un ambiente che non è il nostro abituale, non aveva trovato immediatamente l’interruttore della luce e così si era mosso al buio».

Qualcosa di simile, anche se con conseguenze più gravi e visibili, era accaduto a Introd, in Val d’Aosta nella notte tra il 16 e il 17 luglio 2009, quando Benedetto XVI cadde nella sua camera da letto fratturandosi il polso.

«Anche il cuscino era sporco di sangue - continua il nostro interlocutore - e qualche goccia aveva macchiato pure la moquette. Tutto venne fatto rapidamente sparire, anche la moquette fu ripulita dal sangue. Ma non si trattava di una ferita profonda né preoccupante. La zona interessata rimaneva sotto lo zucchetto bianco ed era comunque ben mascherata dai folti capelli del Pontefice». «Non c’erano cerotti visibili - aggiunge il prelato - come invece accadde a Giovanni Paolo II, lo ricordo ancora molto bene, durante il viaggio in Polonia nel giugno 1999».

Nelle ore successive, tra un bagno di folla e l’altro, Benedetto XVI non si è mai lamentato di nulla. «Non ha avuto problemi a indossare la mitria che gli abbiamo posto sul capo durante la messa celebrata nel Campo Guanajato Bicentenario - spiega il prelato -. Tutto è andato bene e soltanto la sera, tornati alla residenza delle religiose, è stata fatta una medicazione più accurata».

Quell’episodio, considerato allora poco rilevante, viene oggi riletto dal prelato dell’entourage papale in modo diverso, alla luce della rivelazione pubblicata dal direttore dell’«Osservatore Romano». «Quel giorno - racconta dopo cena, mi riferirono lo scambio di battute avvenuto tra il Pontefice e il suo medico personale. Mentre medicava il capo del Papa, il dottor Patrizio Polisca aveva commentato: “Lo vede, Santo Padre, perché sono molto critico verso questi viaggi?”. Benedetto XVI, con quel filo di ironia che chi lo frequenta conosce bene, aveva risposto: “Anch’io sono critico...”».

«Il Papa - tiene subito a precisare il prelato - ci teneva all’abbraccio con il popolo messicano, con le folle di fedeli di quel grande Paese che per primo aveva accolto il suo predecessore all’inizio del pontificato. Ma sapeva anche di non avere più la forza fisica per sopportare queste lunghe trasferte, il cambio di fuso orario, il carico di impegni pubblici».

Quanto avrà pesato questo incidente nella decisione della rinuncia, alla quale il Papa aveva mostrato di pensare già da tempo? È difficile dirlo. Il fratello di Benedetto XVI, Georg Ratzinger ha dichiarato lunedì scorso: «Il medico personale aveva espressamente detto al Papa che ormai avrebbe dovuto evitare voli transatlantici o simili spostamenti a lungo raggio. Non ne era più in grado».

Sta di fatto che proprio quel viaggio, l’ultimo Oltreoceano, ha segnato nella mente di Ratzinger come un punto di non ritorno. «Il Papa in quella occasione ha portato a termine con successo tutti i suoi impegni - ha ricordato padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, confermando la notizia messa in pagina da “L’Osservatore Romano” - Però si è reso conto, a causa del venir meno delle forze fisiche, che in futuro non avrebbe potuto sopportare il peso di altre trasferte così lunghe». Forse quell’incidente notturno nella casa delle religiose capuccine, con la possibilità di conseguenze più gravi, di un ricovero lontano da Roma, ha contribuito a far maturare una decisione che nove mesi dopo avrebbe portato allo storico annuncio di lunedì scorso.