gloria Mattioni, Gioia 31/1/2013, 31 gennaio 2013
AVEVO DIMENTICATO DI DIRVI QUALCOSA
[Monica Lewinsky] –
VI RICORDATE Monica Lewinsky? Proprio lei, la venticinquenne (allora) stagista alla Casa Bianca con cui Bill Clinton ebbe una serie di incontri sessuali. Se .sentite il bisogno di rinfrescare la memoria su una delle pagine meno gloriose della presidenza americana, vi aiuterà il nuovo memoriale dell’ex ragazza, oggi quasi quarantenne, annunciato per quest’armo, ma con editore tuttora segreto. Avrà ancora qualcosa da raccontare? All’epoca (1995), i giochi proibiti dello Studio ovale (l’ufficio privato del presidente, immediatamente ribattezzato "Studio orale") furono cacio sui maccheroni per gli oppositori di Bill Clinton, prontissimi a utilizzare la relazione pericolosa per arrivare all’impeachment. Non si era spinto così lontano nemmeno Kenneth Starr, l’ex giudice federale incaricato di indagare sui possibili illeciti dell’amministrazione Clinton, dal misterioso suicidio di Vince Poster (consulente legale della Casa Bianca, nonché amico e partner professionale di Hillary), ne con i sospetti sul comportamento della coppia presidenziale nell’intricata vicenda degli investimenti immobiliari Whitewater. Ma a Monica e alla sua ingenuità (o idiozia?) l’impresa riuscì, grazie all’idea di confidare i dettagli intimi della sua relazione a Linda Tripp (una collega di lavoro al Pentagono, dove la Lewinsky era approdata al termine del suo periodo alla Casa Bianca), repubblicana scafata in cerca di fama e di soldi. Ed ecco apparire il famigerato Starr Report (il rapporto di Kenneth Starr sull’affare Lewinsky), a dimostrare che Bill Clinton aveva mentito durante una deposizione giurata, negando la natura sessuale della sua relazione con Monica, con la scusa che si trattava solo di sesso orale e non di penetrazione. L’equivalente del famoso «Ho fumato (marijuana, ndr), ma non ho mai aspirato», altra perla di un presidente che era un buon politico ma, umanamente, soffriva di qualche annebbiamento.
Nel 1999, all’indomani dell’impeachment presidenziale (avvenuto il 19 dicembre 1998), Monica Lewinsky era sulla bocca di tutti. Inseguita dai paparazzi dovunque andasse, i dettagli più torbidi di quegli incontri proibiti oggetto di scherzi e battute, i suoi chili di troppo materia di commenti salaci e sarcastici. Ma se pensate che la ragazza sia una vittima innocente di cui il presidente Casanova approfittò, riflettete. Vero che Monica, ormai alla boa dei 40 anni, non si è mai sposata e sembra non avere trovato uno sbocco di carriera soddisfacente, dopo avere disegnato una sua linea di borse, fatto la portavoce per la dieta Jenny Craig, la conduttrice televisiva di un dating-show, passando da un posto all’altro esattamente come da una relazione ali altra, sempre con uomini sposati. Come però ha dimostrato il primo memoriale sulle sue vicende, Monicas story, uscito nel marzo del 1999 e scritto da Andrew Morton (un giornalista inglese avvezzo agli scandali, famoso soprattutto per la sua biografia non autorizzata della principessa Diana), una vita squilibrata e tumultuosa Lewinsky l’ha avuta assai prima dell’incontro galeotto con Clinton. E il milione e mezzo di dollari che si è beccata per la sua partecipazione al libro e la conseguente intervista televisiva con Barbara Walters, non aiutano la causa di chi la vuole dipingere come agnello sacrificale.
Aiuta ancora meno sapere che il nuovo memoriale Lewinsky in arrivo le ha già fruttato un anticipo di 12 milioni di dollari. Ora, se si pensa che Bill Clinton è stato compensato con 15 milioni di dollari per il suo libro del 2004, My life (in cui, con orrore di Monica, lei è nominata solo di striscio), la sproporzione salta all’occhio. E ci si chiede anche, per quanto possiamo essere ossessionati dai pettegolezzi, quanti ancora saranno interessati all’acquisto di un libro i cui punti di forza sembrano essere le lettere scritte da Monica a Bill («alcune delle quali così erotiche che non ebbi mai il coraggio di mandarle»), conservate accuratamente, come il famoso vestito blu di Gap macchiato di sperma presidenziale. O la storia del suo aborto, avvenuto durante la relazione con Clinton, quando Lewinsky rimase incinta di un altro uomo sposato. Resta da vedere se il libro risponderà invece alle domande che negli anni postscandalo tutti ci siamo fatti quando il nome Lewinsky tornava alla ribalta (spesso grazie a scherzi volgari come i famosi cartelloni apparsi a Washington, Manhattan e Los Angeles nel 2006, in cui lei sembrava annunciare «Voterò repubblicano perché i democratici mi hanno lasciato l’amaro in bocca»). Pensa ancora, la ragazza di nome Monica, al suo handsome Bill? A quanto pare sì, ma con poche illusioni: «Non capisco come possa ancora avere questa allure da rockstar, dopo tutte le menzogne di cui è stato capace. Avrebbe potuto raccontare la verità almeno nel suo libro».
Sarà stata questa ennesima delusione a spingere Monica a infliggerci ulteriori dettagli morbosi sulle preferenze di Bill, o sarà stato il dover giustificare un contratto così lucrativo? E che cosa è successo alla sua volontà di evitare ogni pubblicità , annunciata nel 2005 prima di trasferirsi a Londra? «Ho cercato di dimenticare», si giustifica. «Ma nessun altro l’ha fatto. Dovunque vada, ho questa etichetta appiccicata addosso. Ho un master in Psicologia sociale conseguito alla London School of economics, ma nessuno mi assume». Povera Monica! Non le resta che lavare in pubblico gli ultimi panni sporchi (nessuna allusione a fatti realmente avvenuti) dell’episodio Punico della sua vita che l’ha resa una sorta d’icona pop suo malgrado. E per tenere a bada lo stress, c’è sempre il suo hobby preferito, lavorare a maglia: «Adoro fare sciarpe e maglioni da regalare agli amici. E la mia forma di meditazione, il mio toccasana contro l’angoscia». Un hobby che rimarrà tale. Difficilmente, infatti, potrebbe fruttarle 12 milioni di dollari in un sol colpo.