Marco Tosatti, La Stampa 13/2/2013, 13 febbraio 2013
UDIENZE, VIAGGI E PREGHIERE LE FATICHE QUOTIDIANE DEL SUCCESSORE DI PIETRO
[Professione Papa: sveglia alle 6, al lavoro fino a mezzanotte] –
E’ un mestiere pesante, quello del Papa. E lo è divenuto sempre di più con il passare del tempo. Se i pontefici dopo l’arrivo dei piemontesi a Roma si sentivano degli illustri reclusi dentro le mura leonine, e rimpiangevano la libertà di una volta, i pontefici del ‘900, e del 2000 hanno avvertito insieme con la crescita esponenziale della Chiesa nel mondo un fardello sempre più pesante sulle spalle. Leone XIII montava dei roccoli nei giardini vaticani, per cacciare gli storni, e distrarsi un poco; Wojtyla, a chi gli fece presente che la costruzione di una piscina a Castelgandolfo era costosa, rispose: «Sempre meno di un Conclave».
Non a caso la sacrestia della cappella Sistina si chiama «stanza delle lacrime»; il luogo in cui il pontefice appena eletto indossa una delle tre talari bianche e riflette sull’onere che i colleghi cardinali gli hanno posto sulle spalle.
Ed è sul logorio della quotidianità che si calcola il peso delle chiavi di Pietro. Joseph Ratzinger, eletto a 79 anni, cominciava la sua giornata da Papa poco dopo le 6. Alle 7 entrava nella cappella privata, per celebrare messa insieme ai due segretari, Gaenswein e Xuereb, e di fronte alla “Famiglia”: le “memores Domini” e l’aiutante di camera.
Alle 8 la colazione: caffelatte, pane, burro e marmellata; una volta c’erano dei dolci, ma nei mesi scorsi il Papa è stato messo a regime. Verso le 9 entra nello studio privato, e comincia a lavorare. Con don Georg discute dell’agenda della giornata. Intanto sulla scrivania passano pratiche e soprattutto le «ponenze», le cartelle dei candidati all’episcopato in tutto il mondo che Benedetto XVI esaminava con cura.
Alle 11 cominciano le udienze. Ci sono quelle con i nuovi ambasciatori, con i Nunzi, con personalità della Chiesa e con politici e capi di governo; e soprattutto i vescovi di tutto il mondo (sono oltre quattromila) in visita “ad limina”. Ogni cinque anni ogni vescovo deve venire a Roma, per parlare con il Papa, e con i responsabili della Curia, dei problemi della sua diocesi. Dividendo quattromila per cinque anni, si evince che il Papa deve incontrare ottocento vescovi ogni anno. Dalle 13 alle 14 circa c’è un’ora per il pranzo. Benedetto XVI dopo pranzo si riposa un poco, e poi dedica qualche minuto alla sua passione: il pianoforte. Subito dopo scende nei giardini vaticani per recitare il Rosario, e più avanti nel pomeriggio ci sono altre udienze, quelle cosiddette “di tabella”. Cioè il colloquio con il Segretario di Stato, con il Sostituto alla Segreteria di Stato e con i prefetti delle Congregazioni. Una pausa di preghiera prima di cena; verso le 20 la “Famiglia” guarda le notizie in televisione, e poi il Papa si ritira. Ma questo non vuole dire che la giornata sia finita. E’ capitato di passare per piazza San Pietro vicino a mezzanotte e vedere la finestra dello studio ancora illuminata.
Sono giornate piene, un carico pesante per un uomo di quasi 86 anni. A questo si aggiungono le udienze generali del mercoledì, e le celebrazioni presiedute dal Papa in San Pietro e nelle altre basiliche. E i viaggi. Stanco, traballante, di salute un po’ in bilico, Benedetto XVI ha cercato di non tradire l’eredità del Papa viaggiatore, e ogni anno ha varcato mari e oceani. Fino a quando la volontà è bastata a sopperire alle forze sempre più in declino.