Mattia Feltri, La Stampa 13/2/2013, 13 febbraio 2013
AUTISTA E GUARDAROBIERE COSSIGA INVENTÒ IL RUOLO DEL PRESIDENTE EMERITO
Le incertezze a proposito dello status cui accederà Benedetto XVI non sono più tali da tempo per gli ex presidenti della Repubblica italiana. E non soltanto perché dal Quirinale - al contrario che da San Pietro - si è sempre usciti più o meno in salute e quindi ci si è dovuti porre il problema (soltanto Antonio Segni mollò nel 1964 per una trombosi cerebrale, ma campò altri otto anni), ma soprattutto perché se lo pose Francesco Cossiga col puntiglio protocollare per il quale era celebre. Fu lui a volere una regolamentazione di legge e la ottenne nel 1998 dal premier Romano Prodi. Fin lì, l’ex capo dello Stato guadagnava il titolo di senatore a vita e il trattamento conseguente, cioè né più né meno che quello riservato ai senatori. Cossiga non riteneva le disponibilità sufficienti per il rango: diceva che un Paese deve riconoscere al suo Presidente, per quanto ex, una cura di particolare prestigio, per il prestigio del paese stesso. Soprattutto voleva che le utilità fossero codificate e indiscutibili e, perché no, il giusto ampollose. E infatti Cossiga si occupò personalmente di individuare i principi della nuova disposizione fino a ispirare - come raccontava - lo stemma dei presidenti emeriti, leggermente diverso da quello del Quirinale, ma evidentemente imparentato.
Dal 1998 in poi il Presidente emerito della Repubblica ha a disposizione un ufficio al Senato compreso fra i 150 e i 200 metri quadrati, una segreteria particolare, tre funzionari, due addetti alle mansioni esecutive, due addetti alle mansioni ausiliari (quale sia le differenza fra mansioni esecutive e ausiliari è abbastanza ignoto) più, secondo i gusti dell’ex presidente, un consigliere diplomatico oppure uno militare. Non è finita: il presidente emerito ha con sé pure un guardarobiere e un addetto alla persona, che stanno a casa sua, e poi telefoni cellulari, fax (forse adesso il wi-fi), linee dirette con Quirinale e Viminale, il posto principale nei cortei in caso di assenza del presidente in carica. Tutto molto «cossighiano». Naturalmente ha l’auto con autista, il diritto ai voli di Stato e pure l’accesso gratis e treni, navi eccetera. In caso di visita all’estero, l’ospitalità in ambasciata e, alla fine dell’avventura, i funerali di Stato. Insomma, un bel pacchetto. Però, subito dopo, il governo Prodi cadde e Cossiga aiutò Massimo D’Alema a trovare la maggioranza alternativa. Forse fu per questo che nel 2007, tornato a Palazzo Chigi, Prodi provò a cancellare la legge. Poi rinunciò: all’epoca, oltre al presidente Giorgio Napolitano, gli emeriti erano ben tre: Cossiga, Carlo Azeglio Ciampi e Oscar Luigi Scalfaro.