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 2013  febbraio 13 Mercoledì calendario

GIALLO SULL’ENCICLICA INCOMPIUTA

CITTÀ DEL VATICANO
DA BUON tedesco, prima di abbandonare il suo incarico, Benedetto XVI ha cercato di portare a termine tutti i suoi progetti.
CE N’È però uno che ha lasciato inattuato: l’enciclica dedicata al tema della fede, alla quale il Papa si diceva stesse lavorando.
Perché? E come mai proprio questo lavoro, fra i tanti, come ad esempio il trittico dei volumi sull’infanzia di Gesù di Nazareth, è rimasto nel cassetto? Proprio nell’Anno delle fede, poi, dopo le due già pubblicate sulla speranza e sulla carità. Al punto che si pensava che il testo potesse uscire entro pochissimo tempo.
Non sarà così, invece. Ieri infatti padre Federico Lombardi, il direttore della Sala stampa della Santa Sede, ha spiegato che «l’enciclica non sarà pubblicata entro la fine del mese perché non era ad un punto di preparazione tale da essere pubblicata definitivamente, questo rimane un documento che era atteso
ma che non avremo nella forma dell’enciclica».
Una sorta di giallo, visto che si sapeva quanto il Papa tenesse all’argomento, e poiché si è capito, ora, che la sua elaborazione era in una fase del tutto preparatoria. Secondo alcune fonti, anzi, il testo finora svolto sarebbe avvenuto in collaborazione fra Joseph Ratzinger e l’alto prelato a capo del dicastero della Nuova Evangelizzazione, monsignor Rino Fisichella. L’elaborazione stesa da quest’ultimo, soprattutto, potrebbe a questo punto diventare la traccia per un’enciclica sullo stesso tema, che potrà essere considerata dal successore di Benedetto XVI.
Il primo giorno del Papa che fra due settimane non sarà più Papa si è svolto serenamente. Una giornata che il Pontefice tedesco ha trascorso in tranquillità, apparendo sollevato dall’impatto mondiale destato dalla sua decisione. Benedetto ha passato una mattinata normale, come sono quelle del martedì, giorno in cui rispetto ad altri c’è meno da fare in Vaticano. Dopo aver pregato nella sua cappella privata e letto la cartellina con la rassegna stampa — ieri copiosissima — nel pomeriggio ha preparato con molta cura il suo incontro di domani, quando parlerà ai parroci della città di Roma, ed è possibile che non mancheranno riferimenti alla scelta di dimettersi. L’intenzione, comunque, è di affrontare il tema del Concilio Vaticano II, sotto il profilo della sua partecipazione personale a quell’evento. Oggi Ratzinger svolgerà al mattino l’udienza generale, e nel pomeriggio sarà nella Basilica di San Pietro per il mercoledì delle ceneri.
Un dettaglio non secondario, piuttosto, riguarderà il titolo con cui sarà chiamato, dopo la data definitiva del suo Pontificato, il 28 febbraio. Padre Lombardi ha detto che «il Papa non è un cardinale, è il capo del collegio cardinalizio, ma certamente non è previsto che Benedetto XVI partecipi al Conclave, previsto per metà marzo. Sarà interessante vedere come ci rivolgeremo a lui, come verrà chiamato. Difficilmente lo chiameremo cardinale. Magari vescovo emerito di Roma». Da Papa, dunque, a vescovo emerito. Un salto non indifferente. È emerso infine che Ratzinger avrebbe voluto in realtà dimettersi subito, senza aspettare nessun periodo di vacatio. Al Santo Padre è stato fatto tuttavia notare che l’attuale periodo di poco più di due settimane prima della fine del mese è necessario per espletare una serie di appuntamenti che andranno comunque svolti sotto la sua direzione.
L’anello del Pontefice, in ogni caso, rotto tradizionalmente dopo la morte di ogni Papa, sarà «spezzato», come ha detto Lombardi, dopo il 28 febbraio. E gli «oggetti connessi strettamente con il ministero Petrino, dovranno essere terminati ».
Saranno però ancora molti gli appuntamenti che aspettano Papa Benedetto XVI da oggi fino all’ultimo giorno del suo Pontificato. Domenica si terrà un atteso Angelus in piazza San Pietro, quindi la sera prenderanno il via gli esercizi spirituali in occasione della Quaresima della Curia romana cui prenderà parte il Papa e che saranno predicati dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio per la Cultura. In quella settimana saranno sospese tutte le attività e le udienze del Pontefice, come avviene normalmente. Domenica 24 febbraio si svolgerà un nuovo Angelus — l’ultimo del pontificato — e mercoledì 27 l’ultima udienza generale alle quale dovrebbero prendere parte rappresentanze diplomatiche, cardinali, vescovi e diverse personalità.
Ma d’ora in avanti, qualsiasi cosa Benedetto
XVI dirà o farà, verrà considerata, soppesata, analizzata sotto una luce particolare, in vista della riunione dei cardinali nella Cappella Sistina.
Il suo portavoce ha spiegato che Benedetto «non avrà influenza» sul Conclave incaricato di eleggere il suo successore, e che «i cardinali saranno autonomi nelle loro decisioni». Ma tra gli osservatori serpeggia l’ipotesi che il fatto che il Papa sia ancora vivo e influente, avrà comunque la sua rilevanza e il suo peso, anche se «il vescovo emerito» non dirà una sola parola, come farà. Sarà così, si presume, non solo nel momento del Conclave, quando il vecchio Papa si ritirerà nella propria abitazione estiva sui Castelli laziali. Ma soprattutto quando tornerà dentro le Mura vaticane.
Alcuni osservatori prefigurano addirittura che fra i due, il Papa vecchio e quello nuovo, più che contrasti, nonostante le differenze di impostazione dei propri singoli Pontificati, si potrebbe anzi instaurare una collaborazione. Ratzinger, intanto, passerà al successore le consegne, i due si consulteranno, e il Vaticano, con la sua esperienza millenaria, farà sì che questo apparirà non un antagonismo, ma un fruttuoso lavoro comune.