fd’e, il Fatto Quotidiano 12/2/2013, 12 febbraio 2013
ORA C’È IL PROBLEMA DEL PAPA EMERITO
La “costituzione gerarchica della Chiesa” è nella seconda parte del secondo libro, dedicato al popolo di Dio, del codice di diritto canonico. Le dimissioni del papa sono previste da poche righe nel paragrafo 2 del canone 332 dell’articolo sul “Romano Pontefice”: “Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti”. Il caso di una malattia invalidante invece non è previsto. In pratica, la clamorosa declaratio di Benedetto XVI è un atto unilaterale. Non deve essere ratificata, né accettata. Dalle venti del 28 febbraio prossimo scatterà la vacanza della sede apostolica, riformata dalla Universi Dominici Gregis, la costituzione apostolica promulgata da Giovanni Paolo II il 22 febbraio 1996 e che detta le nuove regole per il Conclave. Primo quesito, risolto ieri da padre Lombardi, portavoce del Vaticano: “Ratzinger non parteciperà all’elezione del prossimo pontefice”.
IN TEORIA, Benedetto XVI potrebbe tornare cardinale e fare il decano del Collegio al posto di Angelo Sodano. Sono entrambi del 1927, ma Ratzinger è di aprile, Sodano di novembre. In ogni caso ci sono le disposizioni di Wojtyla sull’esclusione dei cardinali ottantenni dal Conclave: “La ragione di tale disposizione infatti è da cercare nella volontà di non aggiungere al peso di così veneranda età l’ulteriore gravame costituito dalla responsabilità della scelta di colui che dovrà guidare il gregge di Cristo in modo adeguato alle esigenze dei tempi. Ciò, tuttavia, non impedisce che i Padri Cardinali ultraottantenni abbiano parte alle riunioni preparatorie del Conclave, secondo quanto più sotto disposto”. Ha detto però ieri lo storico Alberto Melloni: “È difficile pensare che il fatto che Ratzinger sia vivo e seguirà il Conclave non influenzi i cardinali nella scelta del suo successore. Certo lascia perplessi la scelta di rimanere a vivere in Vaticano: potrebbe essere un’ipoteca di condizionamento anche inconscia per il successore”. La gestione della sede vacante, in attesa del nuovo pontefice, spetta al Collegio dei cardinali e si limita al “disbrigo degli affari ordinari o indilazionabili”. Ma il vero problema delle dimissioni di Ratzinger riguarda il dopo-Conclave , non la fase precedente. Quando infatti la fumata bianca annuncerà il successore di Benedetto XVI, a quel punto ci saranno due papi. Il primo legittimo, il secondo emerito.
LA QUESTIONE del “papa emerito” spinse Giovanni Paolo II a non dimettersi dopo il 2000, quando le sue condizioni di salute iniziarono a peggiorare vistosamente. Fu lui stesso a dire: “Nella Chiesa non c’è posto per un papa emerito”. In precedenza, nel 1996, fu il cardinale Franz Koenig a fare chiarezza: “Il papa sa, e l’ha detto, che l’elezione di un nuovo pontefice mentre il vecchio è ancora in vita rappresenterebbe un problema. Un papa in pensione, un altro in Vaticano: la gente si domanderebbe chi dei due conta”. Anche Paolo VI si pose il problema e decise di non dimettersi perché, rivelò il suo confessore, “sarebbe un trauma per la Chiesa”.