Daniela Roveda, Il Sole 24 Ore 12/2/2013, 12 febbraio 2013
OBAMA, AVANTI TUTTA SULLE RIFORME [
Attesa anche una nuova proposta per Putin: ridurre di un terzo le testate nucleari] –
LOS ANGELES
Imbaldanzito dalla vittoria elettorale del novembre scorso e da una popolarità in ascesa, il presidente Barack Obama si ripresenta oggi di fronte al Parlamento americano a Camere riunite con una serie di nuove proposte d’ampio respiro per rilanciare con rinnovata aggressività le sue riforme economiche e sociali, e con il progetto di ridurre l’arsenale nucleare in America e nel mondo.
Secondo le attese il discorso sullo Stato dell’Unione contiene infatti la proposta di negoziare un trattato informale con la Russia per ridurre di un terzo le testate nucleari accumulate negli anni della guerra fredda, un’iniziativa intesa tra l’altro a contenere i costi del Pentagono. Le risorse liberate dal programma nucleare potrebbero invece essere dirottate a combattere il cyberterrorismo, la nuova minaccia per la sicurezza nazionale americana. Obama dovrebbe annunciare una direttiva presidenziale per indurre il mondo imprenditoriale e finanziario americano ad adottare le misure necessarie per proteggere l’infrastruttura del Paese.
Nessuno si aspetta questa volta che Barack Obama offra un ramo d’ulivo al partito repubblicano, come aveva fatto nel corso del suo primo discorso sullo Stato dell’Unione quattro anni fa. Anzi, scottato dall’intransigenza dell’opposizione e dal rifiuto repubblicano di trovare un compromesso sulle riforme da lui avanzate, Obama questa volta potrebbe usare l’occasione per forzare la mano e costringere alla resa un’opposizione ormai spaccata e indebolita. Secondo quanto è trapelato, il presidente intende fare sue alcune proposte formulate in passato dai repubblicani stessi, per esempio nuovi investimenti nelle infrastrutture e tagli alla spesa per compensare i nuovi stanziamenti e non far salire ulteriormente il deficit.
Obama ritornerà inevitabilmente sul tema dell’equità fiscale, con l’ennesimo invito ad aumentare le tasse per i redditi alti e risollevare le sorti economiche della classe media, il suo cavallo di battaglia durante l’ultima campagna presidenziale. Il suo messaggio è stato ovviamente recepito e approvato da una nazione che ha deciso di rieleggerlo nonostante un’economia debole e un tasso di disoccupazione ancora all’8%. «Possiamo accontentarci di vivere in una società dove un numero sempre più piccolo di cittadini vive bene mentre un numero sempre più grande fa fatica ad arrivare alla fine del mese, o decidere di restaurare un’economia dove tutti hanno le stesse opportunità e dove ricevono la giusta ricompensa per il loro lavoro», aveva detto nel 2009. Quell’ideale, l’ideale che quattro anni fa lo aveva spinto a rischiare il suo capitale politico nella riforma sanitaria ribattezzata Obamacare, non è cambiato. È cambiato invece il modo in cui si confronta con l’opposizione, e molti credono che questa notte il presidente sfiderà apertamente i repubblicani a piegarsi a un compromesso per evitare una serie di drastici tagli automatici alla spesa pubblica destinati a entrare in vigore il primo marzo.
Il discorso sullo Stato del l’Unione non è inteso a formulare dettagliate e precise proposte di riforma, ma a dipingere a grandi linee in che direzione il presidente intende guidare la nazione. Non mancherà quindi un riferimento alla riforma dell’immigrazione, con l’idea di offrire agli 11 milioni di clandestini residenti negli Usa un modo di ottenere la cittadinanza. Non mancherà un riferimento all’istruzione pubblica, con l’attesa proposta di abbassare da 6 a 5 anni l’inizio della scuola. Non mancherà un nuovo accenno alle proposte di limitare il porto d’armi, rafforzare i controlli e proibire la vendita delle armi da combattimento. Non mancherà inoltre un ritorno sul problema dell’ambiente, un problema che pur stando a cuore al presidente verde è stato relegato in coda alle priorità della Casa Bianca dalle pressanti necessità di riforma economica e fiscale.
Saranno soprattutto i riferimenti al disarmo ad attrarre tuttavia l’attenzione del resto del mondo. L’obiettivo di abbassare da 1.700 a poco più di 1.000 le armi nucleari potrebbe essere raggiunto grazie a un accordo con la Russia (microfoni rimasti accesi avevano catturato Obama che prometteva al presidente Dmitrij Medvedev «maggiore flessibilità» dopo la sua rielezione) senza dover rinegoziare l’intero trattato nucleare Start.
L’attesa per il discorso è grande, ma altrettanto grande è quest’anno quella per la risposta repubbicana, che sarà pronunciata dal senatore Marco Rubio, astro nascente del partito e grande promessa repubblicana per le presidenziali del 2016.